La Peyrère. Se le idee si pesano con la convenienza

Una convinzione la si può sostenere e difendere - magari fino alla morte, come Giordano Bruno – o abiurarla ai primi segni di difficoltà, aspettando tempi migliori – come Galileo. Oppure si può saltare dall’una all’altra seguendo la stella della convenienza, e così facendo abbandonando la prima convinzione che poi magari risulterà quella giusta.Ci sono quasi tutti gli italiani in quest’ultima categoria, uno dei motivi per l’arretratezza etica e culturale del paese. Ma gli esempi in ogni tempo e in ogni nazione non mancano certo e uno dei più fulgidi conduce a Isaac La Peyrère, filosofo francese del 1600, che fu libertino, millenarista, cattolico per salvarsi la pelle, infine ritiratosi in un convento dell’ordine religioso dell’oratorio, dove però non rinunciò a divulgare oralmente la teoria che lo ha poi reso celebre: il preadamitismo. Esaminando alcuni versetti dell’epistola ai Romani di Paolo,  nei quali si introducono i primi uomini creati prima di Adamo, La Peyrère aveva risolto il problema dell'origine della specie umana sostenendo che non discendeva direttamente da Adamo, che non vi era, in pratica, un unico centro d'origine di tutta l’umanità, così come faceva anche supporre l’esistenza dei nuovi popoli americani che non risultavano citati nella Bibbia. Una conquista intellettuale di non poco conto, che soprattutto metteva in discussione, anzi spegneva, il monogenismo di natura giudaico-cristiana secondo il quale tutta l'umanità ha un'unica discendenza identificata in una coppia originaria. La Peyrère dunque dimostrava che l’umanità non era contaminata dal peccato originale.

Troppo per quell’epoca, e infatti nel 1656 fu arrestato con l’accusa di eresia e detenuto a Bruxelles, ma l’arresto fu annullato dal Principe di Condé, alla cui cerchia apparteneva, che gli consigliò anche di convertirsi presentandosi penitente dinanzi al papa: cosa che La Peyrère fece l’anno dopo, prima di scegliere la vita conventuale.

La sua intuizione influenzò molti pensatori successivi e fu molto diffusa ed apprezzata durante l’illuminismo; generò anche il poligenismo che però nel tempo usò quella intuizione – povero La Peyrère – per giustificare il razzismo e l’inferiorità dei negri. Ma al vecchio libertino francese è rimasta appiccicata l’etichetta di voltagabbana e gli fu anche dedicato un epitaffio di incerta attribuzione che ironizzava sulle sue conversioni: «Qui giace La Peyrère, un buon israelita/cattolico, ugonotto e infine preadamita/Quattro religioni gli alimentarono la fede/E la sua indifferenza era così eccezionale/che dopo ottant'anni quando decise di scegliere/il buonuomo morì e non ne scelse neppure una».

Per zittirlo e zittire una tesi scomoda lo arrestarono. Per salvarsi la pelle rinunciò alla bontà della sua intuizione. Chissà per convenienza quante buone idee sono rimaste per strada.