La paura fondamentalista

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Il fondamentalismo non è una caratteristica peculiare dell’Islam. Conosco molti cattolici con i quali non è possibile parlare e qualsiasi argomento vagamente laico li manda in bestie: ti guardano come una potenziale Giovanna D’Arco, carne da rogo. Provano a tapparti la bocca con quel fare mellifluo dietro il quale si cela: “Tu, maledetto miscredente, cosa ne sai della grandezza di Nostro Signore!?”. Certe volte ancora rimango incredulo di fronte a questi ottusi che sono in mezzo a noi e partecipano attivamente alla vita della nazione passando per buoni credenti, pur essendo poco credibili. Sono furbi, non si espongono mai pubblicamente; sfuggono alle discussioni tra la gente per vomitare veleno nell’intimità della casa, gettando nello sconforto più totale amici e parenti che li assecondano, annuendo, perché, in fondo, la pensano alla stessa maniera. Se ne conoscete qualcuno sapete di cosa sto parlando. Provate a discutere con questi signori di unioni civili, di omosessualità, di procreazione assistita, di dialogo fra religioni, di aborti legali o di qualsiasi cosa che abbia lontanamente il sapore di diritti civili negati; ascoltateli bene mentre rigurgitano il loro fascismo sociale e culturale, mentre cantano litanie fingendo di pregare, mentre si battono il petto come vecchie bizzoche, mentre cercano di convincervi che Gesù Cristo è dalla loro parte (come se fosse il generale supremo di un esercito pronto alla battaglia sanguinaria), quello è il momento giusto per assestargli un bel ceffone in faccia e vedere se reagiscono. La domenica vanno a messa, si confessano, prendono la comunione ma dentro sono più sporchi del più impenitente peccatore. Fanno la carità, partecipano ai raduni delle comunità cristiane, condividono opere di beneficenza, accarezzano bambini di colore scappati da terre lontane e poi, quando rientrano tra le quattro mura, si lavano le mani schifati, si arrabbiano con mogli, mariti e figli trattandoli come animali. Costoro sarebbero il nostro esempio di civiltà cristiana?

No, non lo sono così come non lo sono i fondamentalisti islamici. Ieri ascoltando la radio ho sentito un giornalista intervistare il presidente di un’associazione di volontariato. Il tema era la paura dei migranti, ovvero se il caso di Bellizzi può mettere in discussione l’integrazione avvenuta tra cittadini della provincia di Salerno ed extracomunitari di religione musulmana. L’integrazione? Ma di cosa stiamo parlando? Se a Bellizzi c’è una moschea a Eboli c’era San Nicola a Varco: la vergogna delle vergogne, il ghetto lager per eccellenza. Per tutti gli anni Novanta intere famiglie hanno vissuto come bestie e nessuno se n’è interessato finché non sono diventati un problema di ordine pubblico perché bisognava destinare quel terreno alla costruzione di un centro commerciale. Con quale faccia ci permettiamo di intervenire su temi così delicati senza un minimo di preparazione e di conoscenza storica del nostro recente passato. Basta lo scorcio di pochi anni, l’onda anomala dell’informazione incontrollata per modificare il presente come se non fosse frutto del passato, o meglio come se questo passato fosse una terra straniera di cui non sappiamo, o non vogliamo sapere nulla. Adesso è arrivato il momento di giocare a fare i commentatori sul terrorismo chiamando in causa, a nostra discolpa, il credo religioso. Ma quanti sono i cittadini africani e mediorientali che stanno qui per fare lavori sottopagati e che vorrebbero andare via da questa plaga senza opportunità? Quanti sono quelli a cui della loro religione non frega un cavolo perché devono quotidianamente lottare con la fame? O pensate che tutti quelli che incontriamo con la pelle olivastra sono pronti a farsi saltare in aria? E se scoprissimo che il fondamentalismo islamico dei giovani nati nella civile Europa del nord fosse frutto del razzismo occidentale cosa dovremmo fare? Cantava De Gregori: “E poi ti dicono ‘Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera’./Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera”. La paura è il più grande strumento di governo delle masse e lo sarà ancora a lungo grazie ai fondamentalismi equamente distribuiti.