La Nazionale per i Marò

Questo Paese non ha più simboli nei quali potersi riconoscere. La nostra Festa della Repubblica ha meno pathos rispetto a quella della Gran Bretagna che si festeggia il 4 giugno. Il discorso della Regina è atteso molto di più rispetto a tutte le parate italiane. Bene ha fatto Aldo Di Lello a scriverlo sul Secolo D’Italia e il mio amico Pasquale Riccio, ragazzo giovanissimo molto attivo nel sociale, a segnalarmelo. Mi hanno offerto l’assist per riflettere sui prossimi mondiali di calcio che si disputeranno in Brasile, oramai giunti al fischio d’inizio. Non tutto quello che sta accadendo in Brasile in queste ore ci è permesso conoscere. I problemi di ordine pubblico vengono risolti in maniera sommaria, “i ragazzi di strada” allontanati con la forza per impedire che il mondo possa guardare e capire che lo sviluppo economico brasiliano non è cosa per tutti. Il calcio, mezzo di coesione, altoparlante per amplificare la voce, in questo caso dei senza voce. Anche il nostro Paese, unito geograficamente ma senza aver fatto veramente gli italiani potrebbe utilizzare lo sport più amato e seguito per ritrovarsi. I calciatori potrebbero finalmente diventare il riferimento di una Nazione e la voce del proprio popolo. Essere italiani non solo quando segneranno Immobile, Balotelli e Insigne. Ma esserlo per affrontare questioni importanti da sottoporre, anche in un modo diverso, all’attenzione della comunità internazionale. Paolo Maldini, già capitano azzurro, ha suggerito ai calciatori della nazionale che adesso sono in Brasile di ricordare i Marò, ancora rinchiusi dopo oltre due anni, nell’ambasciata italiana in India dove attendono di sapere il capo di imputazione per il quale dovrebbero essere processati. Riprendo la palla lanciata dal bel Paolo. Credo giusto in un’azione, anche simbolica, del tim azzurro che potrebbe fare riscaldamento prima di ogni gara indossando un fiocco giallo. Anche i due marò sono italiani e durante l’avventura azzurra in Brasile si sarebbero, piacevolmente, emozionati guardando le scorribande, che si spera siano vincenti, degli uomini di Prandelli. Il calcio, lo sport può fare tutto questo anche meglio di tanti ambasciatori o ministri.