La maglia granata e il pastificio Amato

Il 7 settembre scorso si è spento per sempre il Cavaliere Giuseppe Amato, nipote del fondatore dello storico pastificio Antonio Amato. Con il Cavaliere il pastificio diventò sponsor e simbolo della Salernitana, l'altra faccia della stessa medaglia. In quei giorni gli amici de La Città avevano intrapreso uno sciopero per salvaguardare il proprio posto di lavoro. Per questo l'articolo viene pubblicato oggi.

Sarà che la maglia granata con lo sponsor del pastificio “Antonio Amato” è stata quella della mia gioventù, e come tutte le prime volte non la puoi certo dimenticare. Sarà che si tratta della maglia granata della “mia” prima promozione, quella della cavalcata dell’89/90 con Agostino Di Bartolomei e lo stadio Vestuti che lascia il passo al nuovo impianto Arechi. Sarà tutto questo mix di emozioni e ricordi, ma quella maglia racchiude i valori su cui si è fortificato il mio amore per la “Sposa bambina”. Quella è la Maglia. Poi c’è tutto il resto. Cioè quella maglia rappresenta l’identificazione con la città, con la gente, con il popolo granata. Come non soffermarsi su quella scritta: “Pastificio Antonio Amato”. Dal balcone di casa guardando a destra miro la collina di San Liberatore, volgendo poi lo sguardo a sinistra la torre e la tabella del pastificio. Una preghiera cattolica e una laica. Durante le sere d’estate l’accensione di quella tabella sembra infondere un segnale rassicurante, una luce artificiale che si aggiunge al candore lunare. Quella tabella accesa significa raccontare Salerno a qualche forestiero. La città con il sogno industriale, la città che vorrebbe spiccare il volo anche con il pallone. La pasta Antonio Amato passa dalla salumeria sotto casa alle maglie della Nazionale di calcio, quando nel 2006 il cielo di Berlino si tinge di azzurro. Salerno città mondiale, un sogno che diventa realtà. Dopo il fondatore Antonio, il mecenate che prosegue l’epopea del pastificio è il cavaliere Giuseppe. Un colpo al cuore inevitabile, quando il nome del pastificio dagli scaffali dei supermercati, da marchio di qualità passa alle aule dei tribunali. Da tempo la maglia granata si è affidata ad altri, si è conclusa un’epoca e se n’è avviata una nuova. Si raggiungono altre mete, finanche lo storico traguardo della serie A. Ma quella maglia con su impresso quel nome ti fa mancare il respiro, ti fa vibrare le corde del cuore come quando un violinista pizzica dolcemente quelle del suo strumento. Adesso che il Cavaliere Giuseppe Amato se n’è andato non ci resta altro che il momento del ricordo e dei groppi alla gola da mandare giù in fretta. La Salernitana resta e quella maglia, che iscriviamo nel limbo dell’immortalità, ci racconta anni importanti di economia, cultura, storia e politica. E intanto fuori piove.