La fine di un Tribunale e il bilancio di ferragosto

di Carmine Pinto
La decisione di cancellare il Tribunale di Sala Consilina è un evento che va oltre la semplice riorganizzazione economica dell’amministrazione giudiziaria. Chiudere una sede utile ed efficiente, collocata a cento chilometri da Salerno, rappresenta la fine di una politica di riequilibrio dell’azione delle istituzioni tra l’area metropolitana e le aree interne, oltre che il radicale declassamento di un territorio civile e progredito. E’ inutile ripetere la polemica nei confronti del governo. La distanza tra un gruppo di tecnici dell’alta borghesia settentrionale e la realtà del Mezzogiorno è scontata. La tecnocrazia lavora sui dati del mercato e sulle sue relazioni internazionali, non può comprendere storie antiche, ragioni territoriali, dinamiche sociali, tradizioni istituzionali. Questo episodio è invece l’ultimo di una lunga serie di disfatte della politica, della classe dirigente e della società civile salernitana e meridionale.

La crisi economica iniziata tre anni fa che è giunta come una valanga nel sud, in Campania e a Salerno nell’estate scorsa. Agosto diventa l’occasione di un bilancio perché questi eventi fanno emergere i dati reali della politica, mostrano i limiti o i punti di forza della realtà. Nel nostro territorio la crisi ha svelato problemi e limiti degli ultimi vent’anni. Anche in Campania e nel salernitano per anni si è discettato di globalizzazione senza mai affrontarla. La realtà globale significa comunicazioni aeree, sviluppo del digitale, internazionalizzazione delle imprese e della formazione, ristrutturazione del welfare e delle aree urbane. A Salerno non mancano alcune eccellenze, ma i dati più visibili sono disastrosi.

Nel campo delle comunicazioni registriamo il fallimento strategico dell’aeroporto e la chiusura del CSTP. L’unica città capoluogo senza il servizio pubblico è Salerno. Nel settore imprenditoriale siamo di fronte ad una crisi drammatica, i giornali ci riportano un bollettino fatto di fallimenti a catena, inchieste, opere pubbliche incomplete, crediti insolvibili, migliaia di licenziamenti. La bolla edile emersa in questi mesi ha mostrato il fallimento di una espansione basata solo sul mattone. L’unico elemento di internazionalizzazione della provincia è la ripresa massiccia dell’emigrazione giovanile, di grandi proporzioni sotto ai 37 anni e praticamente totale sotto i 29 anni. La vicenda del Tribunale di Sala è solo l’ultimo episodio di una grave crisi delle istituzioni locali che coinvolge ospedali, scuole ed enti pubblici di ogni tipo.

Il problema della classe dirigente è inseparabile dai dati socio economici, anzi diventa clamoroso in presenza di una situazione di questo tipo. In questi anni si è registrato un preoccupante vuoto di progetti politici e un insufficiente rinnovamento delle élite. Il territorio è ripiegato in se stesso mentre i partiti spesso sono involucri vuoti utili solo a garantire le carriere dei dirigenti. Anche di fronte ai gravi problemi di questi mesi, il cuore del dibattito politico salernitano è stato rappresentato dal tema delle prossime candidature. Non si è visto un forum programmatico, un documento generale sulla crisi, un disegno di un diverso sviluppo. Questo anno terribile ha mostrato i limiti dell’economia e della società salernitana ma ha anche fotografato con chiarezza il profondo insuccesso di buona parte della classe politica. I prossimi sei mesi saranno pertanto utili a verificare se la provincia sarà capace di discutere davvero le sue prospettive e se deciderà di rinnovare concretamente la sua rappresentanza.

pubblicato su "la Città" del 18 agosto 2012