La congiunzione astrale irripetibile per Salerno

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Ho capito che Vincenzo Boccia era a un passo dalla designazione a 30° Presidente di Confindustria mentre mi trovavo a Padova, e leggevo sul Corriere del Veneto del 10 marzo che su quel nome la regione si era spaccata. E che le associazioni territoriali di Venezia, Verona e Vicenza (le tre “V” del Veneto) avevano scelto di puntare sull’industriale salernitano. Del resto non poteva che andare così, visto che proprio il Veneto è per antonomasia la regione della piccola e media industria italiana, il settore che copre la stragrande maggioranza degli associati. Le cui problematiche Vincenzo Boccia ha dimostrato di conoscere molto bene fin dagli anni in cui da Presidente ha guidato la Piccola Industria nazionale. Certo, la vittoria è arrivata sul filo di lana con soli 9 voti di distacco sull'antagonista bolognese Vacchi. Per cui può apparire persino strano che gli industriali italiani affidino nelle mani di un giovane, dinamico e valente ma pur sempre a capo di una piccola impresa di provincia con 160 occupati e poco più di 40 milioni di fatturato, le sorti del sistema industriale nazionale proprio quando più soffre a causa di una delle più lunghe e dure crisi economiche che si ricordino dalla Grande Depressione. Può apparire, ma non è. E proverò a spiegarne le ragioni. Gli industriali sono persone pratiche. Abituate a valutare le convenienze, a fiutare gli affari, ad essere cauti nell’assunzione dei rischi d’impresa. Se oggi anche al Nord, mettendo da parte antichi pregiudizi e luoghi comuni, si sono decisi ad appoggiare un uomo del Sud per tentare l’impresa disperata di far ripartire (o partire, che sembrerebbe più appropriato) il Mezzogiorno e, attraverso questo, l’intero Paese, qualche ragionamento l'avranno fatto. E la riflessione maturata (guarda caso più al Nord che al Sud, tant’è che proprio la Campania ha votato contro un suo uomo d’impresa ritenendolo evidentemente "unfit", inadeguato nella fase storica presente) è che il Paese non ripartirà mai in modo deciso e duraturo, se non ripartirà quella parte di esso che per ragioni arcinote ha continuato a segnare il passo. Non solo nello sviluppo economico, ma anche in quello sociale e civile. L’Italia ripartirà col passo giusto, se finalmente si riuscirà a far partire in modo definitivo e permanente l’economia del Mezzogiorno. Non esistono altre strade, nè scorciatoie, nè altri sistemi. E l’impresa può forse riuscire meglio a un uomo del Mezzogiorno che conosca bene pregi e difetti della sua gente, e che sia egli stesso al contempo un “esempio” di come costruire il successo personale e di una comunità, facendo affidamento sui propri mezzi individuali (volontà, intelligenza, intuito, correttezza, passione), piuttosto che sulla furbizia, sulla disonestà, sulla prevaricazione, sull’illegalità elevata a sistema. Vincenzo Boccia possiede sulla carta un profilo – e una genealogia - di questo tipo. In un certo senso – ma non vorrei essere frainteso – la sua designazione si allinea agli obiettivi dichiarati della politica nazionale e regionale. L’Italia, il Sud, e in esso la Campania hanno bisogno di innovazione e di un nuovo patto sociale orientato a creare “valore”. Bisogna tassativamente mettere fine alla distruzione - attraverso ritardi, sprechi e “vanità” varie – di risorse pubbliche sempre meno disponibili, e innescare meccanismi virtuosi per spendere il giusto, spenderlo bene e nel più breve tempo possibile, ma senza fare guai. La Campania è un teatro operativo notoriamente pericoloso. Bisogna essere consapevoli ai vari livelli – istituzionali, politici e giudiziari, provvedendo a tempestivi aggiornamenti delle normative – che se il Sud e la Campania (ma ormai non più solo loro) diventeranno oggetto di massicci trasferimenti finanziari pubblici (nazionali ed europei), cui si sommeranno in aggiunta quelli privati, sarà un’occasione ghiotta per la “finanza di complemento” delle organizzazioni criminali per scendere in campo e mescolarsi con propri uomini, mezzi e imprese con un effetto "legge di Gresham" (dove la moneta cattiva scaccia quella buona) sull’intero debole sistema economico meridionale. Bisogna saperlo, e agire con determinazione per evitarlo. La designazione di Boccia alla presidenza di Confindustria per 4 anni  - che va a sommarsi ai restanti 4 anni di Governo regionale di De Luca - può determinare l’avvio di un ciclo virtuoso in Campania (e anche a Salerno che necessita di una riconversione industriale, dopo anni di smobilitazioni) e nel Paese. Per la prima volta nella storia postunitaria della città, un concittadino siede alla Presidenza della Regione, un altro a quella di Confindustria, un terzo a primo Presidente della Cassazione. Una congiunzione astrale irripetibile. Ma anche una tremenda responsabilità di fronte alla storia e alla next generation.