La coalizione dello stato di necessità

Salerno

Il dibattito interno alla maggioranza consiliare è ormai condizionato dalla successione al trono che, come una spada di Damocle, minaccia di svilire desideri e speranze di tanti fedeli servitori, alcuni dei quali speravano di poter aver un ruolo da protagonisti. In verità, il ragionamento monotematico sul chi sarà il nuovo leader dei Progressisti è falso e tendenzioso perché impone un pensiero unico secondo il quale non è possibile costruire un’alternativa e, dunque, non rimane altro che parlare sempre delle stesse persone e dei loro rampolli. E gli altri che fanno dormono? Esistono nel capoluogo altre forze che ambiscono ad avere un ruolo nel governo locale? Ci sono donne e uomini coraggiosi in grado di spezzare la catena di comando che dura da un ventennnio? Il centrodestra in questi anni, salvo qualche rara eccezione, è stato sempre la ruota di scorta della maggioranza, incapace di costruire una coalizione compatta e di scegliere un candidato sindaco credibile. Ma non basta. L’atteggiamento remissivo ha fatto trasmigrare buona parte dell’elettorato verso i lidi più sicuri dell’emerito e dei suoi uomini. Del resto, come più volte è stato ribadito, il decisionismo, i temi securitari e la tutela di interessi conservatori (per esempio la proprietà fondiaria) hanno destrutturato antiche appartenenze, determinando un consenso trasversale incentrato sull’esasperazione dei contenuti civici. A mio avviso, l’unica strada percorribile è la formazione di una coalizione civica uguale e contraria in cui si riconoscano tutti i soggetti portatori di una differente idea di città. Visto il fallimento del centrodestra come soggetto attendibile in ambito locale, è necessario trovare il playmaker intorno al quale aggregare i nuovi portatori d’interesse.

Mi pare, considerando gli eventi dell’ultimo lustro, che il soggetto più adeguato sia il Movimento 5 stelle. È l’unica forza politica che può vantare in città la rappresentanza di tre deputati, un senatore e un europarlamentare (il consigliere regionale eletto non gravita sul capoluogo). Qui, però, va fatta una considerazione. Il consenso dei pentastellati, nonostante le tante battaglie intraprese, si basa in gran parte sul voto d’opinione che, in una città come Salerno, può garantire soltanto il sostegno coeso di una minoranza già schierata in opposizione. Per superare questo limite il Movimento dovrebbe proporsi come il perno di un’alleanza capace di mettere insieme i residui del centrodestra, la galassia della sinistra radicale e i delusi o gli esclusi dalla casta locale. Naturalmente, il patto elettorale dovrebbe prevedere la sottoscrizione di un programma comune e la mobilitazione dal basso di aspettative legittime prive di rappresentanza. Allo stesso tempo, per semplice buon senso, bisognerebbe lasciare piena autonomia agli alleati, sapendo che su alcuni temi di carattere nazionale non si può andare d’accordo. Sono cosciente del fatto che i 5 stelle non vogliano mischiarsi ai partiti e che il centrodestra e la sinistra radicale non accetterebbero mai né di stare insieme, né di stringere un patto con il Movimento, ma si tratterebbe di un gentlemen agreement motivato dallo stato di necessità. Mi spiego: esiste un’altra città in Italia, oltre Salerno, che ha avuto lo stesso sindaco per più di vent’anni? Esiste un’altra città in Italia, oltre Salerno, in cui il sindaco proponga per la successione uno dei suoi figli? Se la risposta a queste due domande è “No, non esiste”, allora converrete con me che siamo in una condizione di eccezionalità a cui va data una risposta straordinaria, ovvero derogando all’ordinarietà in virtù di particolari e gravi circostanze. Ciò significa mettere al primo posto la città e soprattutto i cittadini pensando al comune come un erogatore di servizi e non come un luogo in cui si fa politica o come il palazzo del potere che distribuisce incarichi e orchestra affari. Ognuno potrà continuare le sue battaglie in Parlamento o nelle piazze avendo consapevolezza, però, che il governo della città è altra cosa, come aveva già intuito lo stesso emerito coniando nel 1997 la formula “al di là dei partiti”. In sostanza sto ipotizzando una coalizione di cittadini con la “schiena dritta”, coscienti del fatto che si può tenere anche la “testa alta” ma se la spina dorsale è curva non si riesce a guardare l’orizzonte. Molto probabilmente la proposta è una pura utopia, tuttavia rimane, a mio parere, l’unica soluzione per restituire, in quadro politico post ideologico, una condizione di alternanza democratica e di rigore amministrativo alla città di Salerno, europea ma, nonostante tutto, meridionale.