La città turistica, la grande occasione perduta di Salerno

Arena-Badenschiff-950x514La triste estate salernitana si avvia a conclusione con un bilancio non proprio felice: pochi eventi significativi concentrati soprattutto in luglio, chiusura generale degli esercizi, scarse le offerte interessanti per rimanere in città. Eppure le potenzialità che questa città conserva restano notevoli se solo non venissero puntualmente disattese e si scegliessero politiche ispirate all’ interesse generale. Politiche già indicate da tempo  e confermate da più recenti indicatori economici. Risale infatti a venti anni or sono il primo serio tentativo di ripensare la città su nuove linee di sviluppo turistico-culturale con la redazione dell’ormai ben noto Piano regolatore di Bohigas. Ci vollero allora dieci anni per completarne l’iter ed altri dieci per vanificarne i suoi contenuti più innovativi, venti anni esatti nei quali si sono scelte altre  strade in gran parte opposte. Se il primo principio lanciato da quel piano fu che le città non si devono espandere per evitare l’ erosione del territorio all’esterno dell’area urbana e considerare il territorio sede di investimenti produttivi e non speculativi; queste scelte  proseguono con il malinconico refrain delle nuove opere, ormai a tutti gli effetti antieconomico e dannoso. Nel “Rapporto sullo stato dell’Economia provinciale” presentato dalla Camera di Commercio di Salerno nello scorso giugno emerge, ancora una volta,  che turismo, industria culturale e creativa, economia del mare, green economy, sono i settori chiave del futuro dell’economia salernitana, riconfermando quanto già era stato indicato venti anni fa dall’architetto catalano. In questi anni qualcosa in questa direzione si è fatto, come il potenziamento dei porti turistici e la vitalità imprenditoriale dimostrata nella ricettività con un incremento notevole dei posti letto, dei B&B  e nel turismo “low cost”. Ma  tra il 2009 e 2012 i flussi turistici salernitani hanno subito un forte calo ( al contrario dei roboanti proclami) contraendosi del 14% in termini di arrivi e del 12,7% in termini di presenze. Sono molte le ragioni di questa contrazione, prima tra tutte la crisi generale, ma resta il fatto che Salerno, alle porte o meglio al centro, di due coste rilevantissime come quella amalfitana e cilentana, a pochi chilometri da siti archeologici come Paestum e Pompei; con un entroterra ricco di fiumi e ecosistemi, possa aspirare a servizi più evoluti e avanzati ispirati all’innovazione, alla creatività, alla valorizzazione dei beni culturali e storici. Quelle che il rapporto camerale chiama “forme evolute di fruizione turistica” con “modalità di integrazione fra pacchetti ed offerte diverse, itinerari integrati, servizi avanzati alle imprese, ai professionisti ed ai cittadini”.  Accanto  a questo una filiera culturale   che, oltre allo sviluppo delle attività tradizionali (arte, patrimonio storico-artistico, performing arts), tenga al suo centro il mare e l’economia da esso generata.  Il valore aggiunto prodotto dall’industria culturale (Unioncamere e Symbola) nella provincia, ammonta a quasi 775 milioni di euro, per quasi la metà generato dalle produzioni agroalimentari ed artigianali tipiche mentre un altro 41% circa dalle industrie culturali, ma il settore che soffre di più è proprio quello dell’economia del mare nonostante una provincia costiera, il porto commerciale in ascesa e i grandi attrattori che conosciamo. Manca una politica delle spiagge più creativa e non affidata unicamente ai privati con stabilimenti costosi e piscine invase da musica a tutto volume con una offerta di trasporti con navette  via mare o via terra che dal lungomare portino alle piccole spiagge contigue di Vietri, Albori, Cetara, Erchie anche per disincentivare il caotico traffico costiero; non continuare a mortificare il lungomare che andrebbe attrezzato anche per la  balneabilità.  Si pensi alle grandi capitali europee dove le spiagge se le sono inventante lungo i  fiumi e sono diventate delle grandi attrazioni per i cittadini e i turisti. Sullo Sprea a Berlino la stagione dei bar di spiaggia comincia in primavera con nel bel mezzo della città palme, piscine,  bar aperti fino a sera inoltrata. O le Paris Plages, dove i quais della Senna si trasformano in spiagge artificiali a ingresso gratuito dalle 8 a mezzanotte con concerti e serate danzanti  e kayak, pedalò, barche a vela e canoe affittati gratuitamente, spazi e facilitazioni per disabili. A Londra per il Festival of Britain al Southbank Centre, è stata allestita una spiaggia con cabine progettate da 14 artisti sulle sponde del Tamigi; o ancora a Praga dove lungo la Moldava è stata costruita una piscina galleggiante. E anche in Italia a Firenze è stato allestito sulle sponde dell’Arno uno spazio verde attrezzato dove si può giocare a beach volley o a calcetto e partecipare a corsi di yoga con buffet e musica dal vivo. Basterebbe smetterla di buttare soldi dalla finestra con eventi costosi e pacchiani mirando a pochi significativi interventi che valorizzino sul serio la città. Venti anni fa Bohigas insisteva sulla specificità del centro storico e sulla riqualificazione delle spiagge con il disinquinamento del golfo, addirittura con l’obiettivo di una bandiera blu e  “la costante promozione di attività sociali e culturali che proiettino la città di Salerno ad alti livelli di considerazione internazionale”.  Nulla di tutto questo è stato fatto e le scelte sono andate a privilegiare pochi privati piuttosto che la collettività. Questa la grande occasione perduta, quella di  una vera grande Salerno città turistica, porta delle due coste,  ricca di offerte per i propri cittadini e aperta al mondo.

Nella foto la piscina dell'Arena Badeschiff di Berlino