La città immaginaria

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Il metodo utilizzato dall’associazione “Laboratorio 20”, e dalle associazioni salernitane che hanno redatto il dossier sulle promesse non mantenute dall’amministrazione dei “Progressisti per Salerno”, è corretto. In vista delle prossime comunali i cittadini salernitani non possono continuare a fingere di ignorare che la maggioranza (il sindaco, la giunta e i consiglieri) non sono stati in grado di realizzare l’80% del programma per il quale hanno chiesto i voti. Ciò significa che in buona parte si è trattato di una narrazione pubblica fondata sulla costruzione di una città immaginaria. Un sogno bello da raccontare ma inesistente. Dalla disamina effettuata, infatti, emerge con chiarezza che molti dei primati sbandierati sono frutto di un’accorta propaganda con la quale si è distorta la realtà dando per acquisito ciò che non si vede. Una costruzione fantasiosa della “Salerno europea” la cui supposta grandezza risiede su opere irrealizzate (e irrealizzabili), servizi inattuati (e inattuabili), opportunità mancate (e manchevoli). Mi sembra di essere nel bel mezzo di un set cinematografico in cui i protagonisti sono talmente bravi a recitare che gli spettatori/elettori hanno completamente dimenticano di essere essi stessi parte della fiction.

In un capoluogo la cui amministrazione di si presenta come fiera nemica delle inefficienze burocratiche non dovrebbe accadere un simile episodio: a via Nizza non più di due mesi fa il manto stradale della carreggiata è stato riasfaltato; questa settimana, sulla stessa strada - nel tratto che va da via F. Paolo Volpe a piazza Casalbore (tanto per fare il verso a Crozza) – si sono realizzati gli scavi per il potenziamento della rete Vodafone. Ora l’ampliamento della rete telematica, qualsiasi sia il gestore, è sempre un bene perché aumenta le possibilità di comunicazione e di scambio di dati, in tempi sempre più ridotti, agevolando il lavoro di centinaia di studi professionali ed esercizi commerciali. Dunque si tratta, a mio avviso, di un’infrastruttura necessaria per la crescita della città, con una strategia di sviluppo sostenibile meno invasiva e più “smart” del mattone e del cemento. Ma l’assenza di coordinamento tra chi programma i lavori di manutenzione e chi concede i permessi di scavo ha prodotto l’incredibile risultato di consentire la posa in opera dei cavi telefonici in una strada che è stata appena asfaltata. Quando ho visto i “Bobcat” in azione, mentre stracciavano il catrame ancora lucente, non vi nascondo di aver pensato una sola parola: “Vergogna”. La città mirabolante della straooordinariaaa trasformazione urbanistica che fa invidia alla Valencia di Calatrava e alla Barcellona di Bohigas non riesce a mettere d’accordo due “ufficetti” in modo da evitare questo scempio? Voi mi direte ma la manutenzione della carreggiata è stata effettuata prima che si desse il permesso alla società telefonica di sotterrare i suoi cavi. Se state pensando questo, allora devo far rilevare che la “Vodafone” ha cominciato i suoi lavori di potenziamento più di un mese fa con l’istallazione di una cabina. Ciò significa che la richiesta dei permessi sarà stata inoltrata al comune, per evitare possibili ritardi amministrativi, diversi mesi prima dell’inizio dei lavori. Dal che bisogna dedurre che nessuno si è preso la briga di armonizzare i due interventi in modo che gli scavi avvenissero prima della posa in opera del nuovo manto stradale. Sapete come si chiama questa svista? Spreco di denaro pubblico. Agli amici delle associazioni suggerisco di continuare da un lato verificando quanto di ciò che è stato promesso nei programmi elettorali, dal 1993 al 2011, è stato veramente realizzato; dall’altro di redigere un libro bianco sulla reale efficienza della macchina comunale. Forse, oltre ad aver sbagliato previsioni sulla crescita dei posti di lavoro, sull’ampiamento dei servizi sociali, sulla costruzione delle case popolari, sulla mobilità sostenibile, sul turismo culturale e sulla difesa dell’ambiente, scopriremo che gli unici uffici efficienti sono quelli di staff, ovvero quelli che armeggiano intorno alla sempiterna e, ormai, noiosissima trasformazione urbanistica. Insomma, per farla breve: se è stato realizzato solo il 20% del programma e se si spreca visibilmente denaro pubblico le tasse dei contribuenti che fine fanno? Che sbadato! Dimenticavo che c’è la bolletta della luce da pagare.