La chiesa e il futuro della città

Papa Francesco

Questa settimana vorrei chiedere al Vescovo di Salerno, monsignor Moretti, di valutare la possibilità di organizzare una giornata di riflessione a partire dall’Enciclica di Papa Francesco, “Laudato Sì”, con l’obiettivo non solo di divulgarla alla comunità dei cattolici praticanti ma di renderla un tema di dibattito pubblico che possa stimolare all’impegno civico tutti gli “uomini di buona volontà”. Penso ad un momento in cui la Chiesa chiami a raccolta i salernitani, di qualsiasi credo ma anche senza fede, che si riconoscano nell’appello del Pontefice. Insomma, un momento in cui la società civile prenda coscienza della “sfida urgente di proteggere la nostra casa comune” con l’intento di “unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare”. Il testo, attraverso il richiamo ai cambiamenti climatici, alla salvaguardia dell’acqua potabile come bene comune gratuito, alla difesa della biodiversità, alla connessione tra deterioramento della qualità della vita umana e degradazione sociale, alla lotta contro l’iniquità planetaria, passando attraverso la formulazione di un’ecologia integrale (culturale e quotidiana), apre una nuova prospettiva al cattolicesimo come portatore di uno stile di vita che può essere accettato anche se non si appartiene alla sfera dei valori cristiani. Papa Francesco ricorda che l’uomo deve affidarsi al buon senso, cioè alla sua umanità, legata, senza dubbio, all’istinto di sopravvivenza. Sulla base di questo assunto la religione cattolica, ponendosi l’obiettivo di proteggere la “casa comune”, abbassa gli steccati della morale dogmatica e prova a confrontarsi con i valori presenti in altre culture per andare oltre la “globalizzazione negativa”.

Ciò di cui ci dobbiamo rendere conto è che esiste una comunanza di ideali planetari alla quale è possibile fare appello andando oltre le confessioni religiose di appartenenza e le differenze culturali imposte dalla civiltà dei consumi. Inoltre, tra i tanti argomenti trattati, uno, più degli altri, può stimolare la ripresa di un senso di comunità civica da tempo ormai sopito. Mi riferisco a quella parte dell’Enciclica in cui si affronta il tema della pianificazione urbanistica: “Data l’interrelazione tra gli spazi urbani e il comportamento umano, coloro che progettano edifici, quartieri, spazi pubblici e città, hanno bisogno del contributo di diverse discipline che permettano di comprendere i processi, il simbolismo e i comportamenti delle persone. Non basta la ricerca della bellezza nel progetto, perché ha ancora più valore servire un altro tipo di bellezza: la qualità della vita delle persone, la loro armonia con l’ambiente, l’incontro e l’aiuto reciproco… È importante che le diverse parti di una città siano ben integrate e che gli abitanti possano avere una visione d’insieme invece di rinchiudersi in un quartiere, rinunciando a vivere la città intera come uno spazio proprio condiviso con gli altri. Ogni intervento nel paesaggio urbano o rurale dovrebbe considerare come i diversi elementi del luogo formino un tutto che è percepito dagli abitanti come un quadro coerente con la sua ricchezza di significati. In tal modo gli altri cessano di essere estranei e li si può percepire come parte di un ‘noi’ che costruiamo insieme. Per questa stessa ragione, sia nell’ambiente urbano sia in quello rurale, è opportuno preservare alcuni spazi nei quali si evitino interventi umani che li modifichino continuamente”. Non sfugge, infine, agli estensori del testo che “la qualità della vita nelle città è legata in larga parte ai trasporti, che sono spesso causa di grandi sofferenze per gli abitanti. Nelle città circolano molte automobili utilizzate da una o due persone, per cui il traffico diventa intenso, si alza il livello d’inquinamento, si consumano enormi quantità di energia non rinnovabile e diventa necessaria la costruzione di più strade e parcheggi, che danneggiano il tessuto urbano. Molti specialisti concordano sulla necessità di dare priorità al trasporto pubblico. Tuttavia alcune misure necessarie difficilmente saranno accettate in modo pacifico dalla società senza un miglioramento sostanziale di tale trasporto, che in molte città comporta un trattamento indegno delle persone a causa dell’affollamento, della scomodità o della scarsa frequenza dei servizi e dell’insicurezza”. Nelle parole appena lette c’è una concretezza che può sospingere chiunque voglia impegnarsi per il miglioramento della vita urbana, qui ed ora. Il forte richiamo alla partecipazione civica non riguarda solo i cattolici ma tutti noi. Sia ben chiaro, la mia proposta non è una provocazione ma un sincero e laico anelito alla discussione collettiva, nel rispetto della fede di ognuno. Del resto questa è pur sempre la città di Matteo che unisce nella sua figura il credo religioso e il civismo salernitano, se esiste.