L'economia drogata delle luminarie

luci il sole

Quali sono i costi e i guadagni dell’evento Luci d’artista dalla loro prima edizione (2006) ad oggi? Nel sentito dire, davvero paesano, di sostenitori e detrattori girano dati incredibili (flussi di persone, presenze turistiche, traffico veicolare e così via) che una cittadina come Salerno non potrebbe reggere. Pur essendo giunti all’ottava replicazione, non si è mai organizzato un sistema di infrastrutture logistiche (la metropolitana è un progetto antecedente e realmente insufficiente, ai parcheggi non accenno per carità di patria) e di servizi adeguati al caso. Si attende puntualmente l’autunno per correre ai ripari (il che fa presuppore che non ci sia alla base dell’azione amministrativa uno studio in grado di consentire una previsione statistica). I fautori assicurano, a compensazione dei disagi, che il beneficio economico per il commercio merita qualche sacrificio dei residenti. Il sindaco, non a caso, ha recentemente dichiarato che le luminarie creano posti di lavoro. Gli oppositori lamentano, al contrario, che, a fronte delle spese sostenute dalla collettività, non corrispondono uguali o superiori entrate per i diversi settori economici, provocando, con il passare degli anni, un costante e “crescent” indebitamento dell’ente. Il cavallo di battaglia dei denigratori è sicuramente la vexata quaestio del turista della domenica, appartenente alla razza dei cafoni (la qual cosa dovrebbe rabbrividire il primo cittadino), che a stento spende i soldi per un caffè, una bottiglietta d’acqua o una pizzetta. Dal punto di vista economico la qualificazione morale della spesa è del tutto fuori luogo. La legge della domanda e dell’offerta vale sempre al di là della qualità e dell’opportunità delle merci che vengono scambiate. Piuttosto la domanda a cui rispondere sarebbe: da una spesa pubblica di tre milioni di euro (spalmata su tutti i contribuenti salernitani e non solo sui commercianti) quanto ritorna nelle casse comunali e quali benefici ne traggono le attività economiche del capoluogo? Se si sborsano tre milioni di euro e gli introiti sono inferiori alla cifra erogata allora il gioco non vale la candela, ma se i guadagni superano il finanziamento stanziato non conta più come è stato possibile ottenerli poiché l’operazione è economicamente riuscita. Se poi i “barbari”, dopo tre mesi di devastazione illuminata, hanno speso oltre tre milioni di euro in caffè, pizzette, panini, bibite vuol dire che si tratta di un vero successo poiché l’economia locale ha ricevuto un sostegno reale anche se mal distribuito.

In tal caso la questione da porre sarebbe: quale effetto ha sull’organizzazione dei servizi commerciali la scelta di richiamare flussi turistici stagionali con uno spettacolo artificiale che non ha nessun legame con la storia della città? La prima evidente mutazione è l’apertura di numerosi franchising “usa e getta” che provano a fare il colpaccio approfittando dell’impennata natalizia. Il settore maggiormente interessato è quello del fast food (paninerie, patatinerie, pizzetterie, rosticcerie, ecc.) i cui costi di avvio e gestione sono bassi e consentono di resistere, finché possibile, anche quando la folla chiassosa sarà placata. Il secondo aspetto è meno lampante. Le istallazioni sono completamente finanziate dal comune (e lo si afferma con orgoglio). Ciò significa che si tratta di un intervento pubblico con il quale si vuole sostenere l’economia privata, attraverso politiche di indebitamento del bilancio comunale. Mettiamo il caso che il prossimo natale non si possano istallare le luminarie, cosa accadrebbe? I turisti della domenica dirotterebbero le loro auto e i bus verso altre destinazioni perché lo spettacolo artificiale, non avendo nessun legame con il patrimonio architettonico, paesaggistico e artistico di Salerno, non può radicare un’economia turistica di lungo periodo senza esaltare le specificità storico culturali della città. Dunque, l’eventuale fine delle luminarie comporterebbe una perdita netta di introiti economici con un danno superiore a quello di partenza poiché, nel frattempo, si è stratificato un debito comunale che prima non c’era. Da ciò se ne deduce che l’evento luminoso ha un effetto dopante sull’economia cittadina. Una dose di cocaina che provoca nell’immediato euforia e aumento di energia ma che nel lungo periodo determina dipendenza, irritabilità, disturbi dell’umore, agitazione, attacchi di panico, psicosi paranoide e allucinazioni. Ricordate la Cassa per il Mezzogiorno? È durata quarantadue anni realizzando l’illusione della crescita economica meridionale, ma le distorsioni del mercato, derivanti dalla prolungata assunzione di denaro pubblico in assenza di un’economia privata efficiente e produttiva, sono tutt’ora presenti.