Intitoliamo a Zac la sala stampa dell'Arechi

Dopo solo quattro anni di gestione Lotito-Mezzaroma il calcio salernitano è ritornato in serie B. Ci riaffacciamo sui palcoscenici che contano. Adesso c’è la possibilità di proseguire una fruttuosa programmazione alla quale il 26 luglio del 2011 credevano in pochi. Va bene così e poco importa se anche chi non ci credeva sale in gloria pontificando tra tv, carta stampata e feste di ogni tipo. Meglio così perché vuol dire che per la Salernitana si prospettano palcoscenici diversi ben più importanti di quelli che abbiamo visto fino ad oggi. Felicità immensa e nient’altro se non il raggiungimento, per dirla alla Lotito, di altri due risultati: il conseguimento del maggior numero di punti, record che al momento appartiene al Bologna, e di un nuovo trofeo come la super coppa di lega Pro. Non mi importa, lo ribadisco, se si tratta di un trofeo di latta, io preferisco metterlo in bacheca. Ma questa cavalcata vincente ci deve permettere di ragionare e programmare anche il futuro della tifoseria, della città. Questa cavalcata vincente ci deve concedere il tempo di riflettere, di dosare le energie nervose e stemperare gli animi di chi guarda al nove maggio come un momento per rinverdire qualcosa in più della semplice rivalità sportiva. Guardiamo avanti interessandoci solo del risultato del rettangolo verde. Facciamolo con il sorriso sulle labbra, la passione, la competenza, l’intensità e la leggerezza che ci metteva un amico che ci ha lasciati da qualche settimana. Sto parlando di Zaccaria Tartarone per il quale sarebbe inutile sforzarsi per cercare qualche aggettivo che lo possa descrivere. Allora credo che ciò che noi tutti potremmo fare è di ricordarlo al di là del sentimento personale che ci lega a lui. Bene hanno fatto gli amici di “Overtime, la vita oltre il calcio” a dedicargli  il concorso dei racconti brevi “Il calcio con i tuoi occhi”. Non poteva esserci un pensiero più dolce, questo perché quando i ragazzi più giovani scopriranno chi era Zac, il suo modo di fare giornalismo, il suo modo di raccontare equilibrato, ma mai velleitario, semplice, ma mai banale, le storie che osservava con i suoi occhi, ne sono sicuro, si appassioneranno ad una disciplina che oramai ha perso parecchio peso e significato. Ma adesso noi tutti potremmo, o forse dovremmo compiere un ulteriore gesto di riconoscenza nei confronti del nostro amico Zac. Provo a lanciare l’idea da questa modesta e semplice tribuna a tutti gli amici e colleghi della stampa, alla Salernitana, al Comune di Salerno, all’intera cittadinanza e all’intelligentia di Salerno e dell’intera provincia. A Zac dobbiamo offrire un riconoscimento, glielo dobbiamo per tanti motivi che non sto qui ad elencare. Dunque propongo di intitolare la sala stampa dello stadio Arechi proprio a lui che al Vestuti, prima, e al Principe degli stadi, poi, gioiva e soffriva per la “sua” Salernitana, per la “sua” Salerno. Vi chiedo, per chi crede giusta questa proposta, di rilanciare le mie semplici parole e di portarle, anche rafforzandole, sulla scrivania di chi potrà decidere, semplicemente, per dedicare il giusto tributo all’indimenticato amico e maestro Zaccaria Tartarone.