In campagna elettorale meglio un progetto "light"

Rendering tratto dal sito web "ruisànchez arquitectes"

Rendering tratto dal sito web "ruisànchez arquitectes"

In questa coda di estate settembrina, la politica locale non se ne sta certo con le mani in mano. Verrebbe quasi da dire con Virgilio che "fervet opus". C’è fermento per studiare la strategia di attacco al potentato più viscoso del Bel Paese in età repubblicana. La spiegazione di tanta fretta è dovuta al fatto che, se è stato impossibile battere De Luca da sindaco, l’impresa non si alleggerirà certo ora che da Governatore ha ancora più cartucce da sparare. Per ora il fermento, di cui le cronache danno ogni giorno conto, è focalizzato sullo studio delle formazioni da mettere in campo. Trovata la quadra sui nomi dei challenger, si passerà alla fase di scrittura dei programmi. Un’attività dove De Luca ha dominato per la capacità di maneggiarli ai fini del consenso, riuscendo ad annullare nell’immaginario collettivo la distanza che passa tra le parole e i fatti. E questo spinge ad essere cauti, a non “allargarsi” troppo, tenendo sempre ben piantati i piedi per terra, imponendo agli sfidanti di misurarsi con un progetto “light”, piuttosto che "heavy". In modo da recuperare in vivibilità e satisfation dei cittadini quello che perde in dimensione della trama urbana e “grandeur” della visione pubblica. La prima cosa da fare dovrà essere perciò quella di rivedere la dimensione urbana, visto che la città non solo non ha raggiunto i 180 mila abitanti, ma ne ha persi 10 mila dall'adozione del PUC. Se in Italia abbiamo costruito troppo (secondo il Premio Pritzker, Rafael Moneo), a Salerno siamo andati anche oltre, trasferendo ricchezza reale dalla classe media all’imprenditoria di settore, che ha costruito a sbafo, molto al di là della domanda di case. L’idea di “piantumare” palazzoni sulla costa orientale, a scapito di strutture turistiche leggere (resort), è un’idea sbagliata, che non promuoverà lo sviluppo della città in quella direzione. Là esiste da anni un sorprendente progetto (Ruiz-Sanchez). Ma intanto il litorale da Pastena al Picentino versa in condizioni deplorevoli. E non si è riusciti, in oltre 20 anni, a fare una “semplice” operazione di restyling e congiungimento dei due lungomari (Est-Ovest), facendone un unico Grand Boulevard alberato “au quai de la mer”. Lo stesso dicasi della mancanza di interventi risolutivi per migliorare spiagge e mare lungo l'ntero litorale. Così pure del  degrado visivo in cui si trova la pavimentazione di porfido del Corso principale della città (fatta nei primi anni ’90, mentre a Barcellona le piastrelle di Gaudì sul marciapiede di Paseo de Gracia resistono dal 1910), perché da anni non si trovano i soldi per finanziarne il completamento con pietra vesuviana nel tratto via Santi Martiri-Piazza Portanova. Discorso a parte meritano la manutenzione di strade dissestate, di tombini e caditoie che si intasano ad ogni temporale, allagando vie e piazze. C’è poi il problema delle fontane. Costruite per anni in abbondanza, vanno via via scomparendo. Furono fatte male o è troppo onerosa la manutenzione? Restano infine due capitoli decisivi sui quali costruire proposte alternative rispetto al dejà vu. Si tratta del trasporto urbano e del sistema di tassazione, in particolare di quello che copre il costo della raccolta dei rifiuti. Chi abbia viaggiato un poco in Italia sopra la linea gotica sa che quello di Salerno non ha titolo per considerarsi un sistema di trasporto urbano degno di un Paese civile: per qualità dei bus, precisione negli orari e nelle fermate, intermodalità di connessione. Siamo ormai alle denunce degli utenti alla magistratura per inosservanze nello svolgimento del servizio. E la metro si è rivelata ininfluente ad attenuare tale severo giudizio. Il comparto è da riorganizzare dalla A alla Z. Last but not least, il sistema di copertura dei costi di gestione dei rifiuti a Salerno è a dir poco scandaloso. Nel Consuntivo 2014, il Comune dichiara per la TARI previsioni di entrate per 40,5 mln di euro, incassi per 25,9 mln e residui attivi per 14,6 mln. Vuol dire che più di 1/3 della tassa non viene pagato. Ma anche che il Comune predilige un oneroso sistema di raccolta che lo costringe da un lato a spalmare sull’utenza pagante una salatissima tassazione che ci assegna un primato nel Paese. Dall’altro a mantenere l'insostenibile indebitamento di 19,1 mln con la Partecipata, portandolo a nuovo nel bilancio 2015. E fa tutto questo, grazie alla raccolta differenziata che dovrebbe portare ricavi nelle casse comunali (da vendita del compost prodotto in house e dai ricavi - non noti - da conferimento di vetro, carta e plastica e alluminio) e risparmi sulla tassazione per i cittadini. E’ chiaro che l’intero sistema è da rivedere, risultando troppo costoso sia per il Comune che per i cittadini, i quali sommano al danno la beffa di vivere in una città cara e piuttosto sporchina, dove se protesti magari ti dicono pure che sei un consumatore abusivo di ossigeno.