Il porto commerciale a rischio e il silenzio del sindaco

Salerno Porto

Si Saliern’ tenesse ‘u puort’, Napule foss’ muort’. Una volta, si diceva questo della nostra città. Ma ora che da anni ne possiede uno che è un vero gioiello per come funziona, tanto da ingelosire coi suoi dati in crescita anche scali nazionali più blasonati, a ridimensionarne il ruolo ci prova il Dlgs sulla “riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione della disciplina concernente le Autorità portuali” approvato il 21 scorso dal CdM. Siccome per semplificare bisogna ridurre e accorpare, le AdSP (Autorità di sistema portual Si Saliern’ tenesse ‘u puort’, Napule foss’ muort’. Una volta, si diceva questo della nostra città. Ma ora che da anni ne possiede uno che è un vero gioiello per come funziona, tanto da ingelosire coi suoi dati in crescita anche scali nazionali più blasonati, a ridimensionarne il ruolo ci prova il Dlgs sulla “riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione della disciplina concernente le Autorità portuali” approvato il 21 scorso dal CdM. Siccome per semplificare bisogna ridurre e accorpare, le AdSP (Autorità di sistema portuale) passano a 15 dalle 24 che erano. E guarda caso, senza un vero perché, tra le grandi regioni italiane che affacciano sui mari, solo per la Campania si adotta la decisione di assegnarle una sola AdSP, con competenza sui porti di Napoli, Salerno e Castellammare, e sede nel capoluogo di regione. Si sa che i politici sono maestri di tempistica. Per questo avranno scelto di far passare questa decisione, pesante per le sorti economiche e occupazionali dell’intera provincia, nel momento in cui a capo della Regione c’è un salernitano nella scomoda posizione di difendere il territorio di provenienza, e di farlo contemperando le esigenze della città metropolitana di Napoli. Vero è che il progetto di “riorganizzare, razionalizzare e semplificare” il settore-porti affonda nella politica europea di rendere più rapida e diretta la movimentazione di persone e merci nelle direzioni est-ovest e nord-sud. Un risultato che per essere raggiunto impone un “efficientamento” (brutto neologismo che però rende l'idea) sia del sistema portuale che di quello logistico. Ma è proprio con questo tipo di ragionamento che stride la scelta governativa di privare dell’autonomia gestionale la realtà portuale di Salerno che in Campania è senza ombra di dubbio (basterebbe citare il clamoroso caso dell’armatore genovese Ignazio Messina che nel 2013, dopo 90 anni di scali a Napoli, lasciò quel terminale per passare a Salerno cui riconosceva una maggiore efficienza di tempi e di mezzi) la meglio strutturata, organizzata e diretta. Né vale l’obiezione che a questo si potrebbe porre rimedio mettendo l’avvocato Annunziata, già presidente dell’Autorità portuale di Salerno, a capo dell’ AdSP del Mar Tirreno Centrale. Primo perché le AdSP sono di nomina politica. Dunque non sono per sempre. E poi perché la performance del porto di Salerno è frutto di un lavoro collettivo costruito nel corso degli anni da imprenditori, portuali e tecnici, miscelando passione, competenza e mezzi finanziari. Una cosa è gestire una realtà ordinata e competitiva, e altra del tutto diversa è amalgamare e orientare al risultato collettivo ambienti con visioni spesso individualistiche e utilitaristiche. Le realtà portuali di Salerno e Napoli sono diversissime tra loro. Sì, è vero che l’art. 6 bis del Dlgs prevede l’istituzione di Direzioni di scalo portuale, ma con così scarsi poteri deliberativi, per giunta su materie di “rilievo non strategico”, da tenerle fuori da ogni funzione programmatica e di indirizzo della struttura portuale. Finora le maggiori reazioni al provvedimento governativo sono venute dagli imprenditori di settore (convocati in Assotutela) e dai sindacati del trasporto marittimo. Il presidente della Regione. in evidente difficoltà. continua a ripetere che qualcosa potrà ancora essere modificata. Ma gli imprenditori non possono aspettare i tempi della politica. Il loro vantaggio competitivo è da sempre la rapidità delle loro decisioni. De Luca sa bene che dietro la scelta dell'Esecutivo si muovono interessi molto più potenti di quelli che si agitano attorno a lui. E chiaro che questa grana se la sarebbe volentieri evitata. Chi si trova invece del tutto spaesato è il suo ff a Salerno, che da 10 giorni sembra essersi ritirato sul Tabor a pregare. Ma a Salerno la realtà portuale, con i suoi 1.500 occupati, ha un peso che nessun politico, per quanto di successo, possa snobbare. Basterebbe variare di poco l’orientamento funzionale dello scalo per produrre danni enormi all'economia locale. Fino ad oggi, nel porto di Salerno sono state ponderate l’attività commerciale (container, auto, eccellenze agricole) e quella turistica. Ma se esistesse un progetto diverso (ridurre l’attività commerciale negli scali maggiori a favore di quella turistica per supportare l'intasamento di Napoli) che ne sarebbe dei 4-5 porti turistici frattanto costruiti a Salerno? Nonché dei 140 mln di euro per il tunnel di collegamento al porto? Sarebbe interessante sapere cosa pensi di tutta questa storia il sindaco della città. Ora che gli interessi economici e occupazionali di Salerno collidono con quelli politici del presidente della Regione, lui da che parte sta? I salernitani avrebbero diritto di saperlo, visto che finora si è finto muto.