Il poliziotto di Padula cento anni dopo

petrosino

La sera del 12 marzo 1909 piazza Marina, nel quartiere della Kalsa a Palermo, è buia e deserta. La luce dei lampioni a gas illumina fiocamente il profilo dei palazzi. Un uomo di bassa statura con derby hat e soprabito stile prince Albert si sposta dall’Hotel de France al Caffè Oreto. Siede da solo in un angolo. Ordina al cameriere pasta al pomodoro, pesce arrosto con patate, formaggio col pepe e mezzo litro di vino. Concluso il pasto lascia tre lire sul tavolo, senza attendere il resto, ed esce. Sono le venti e quarantacinque. L’uomo percorre la piazza lungo il perimetro. Dopo duecentosette metri si sentono quattro colpi di pistola: tre simultanei ed uno isolato. La figura corpulenta crolla al suolo mentre due uomini si allontanano nell’ombra. Joe Petrosino è morto. Ora dopo centocinque anni scopriamo, da un’intercettazione telefonica, che l’esecutore materiale dell’omicidio è stato il mafioso Paolo Palazzotto. Una notizia che ribadisce le teorie sulla mafia siciliana: una struttura di lungo periodo (alcune famiglie appartengono a Cosa Nostra da oltre un secolo), con una dimensione internazionale (oggi diremmo globalizzata), che non ha timore di alzare il tiro su obiettivi di grosso calibro (poliziotti, magistrati, politici, imprenditori) e che non teme la repressione grazie ad una consolidata impunità derivante da una collusione trasversale (Palazzotto era stato imputato e poi prosciolto per l’omicidio).

Tuttavia, più che soffermarmi sul contesto criminale, mi preme sottolineare un altro aspetto: ricordare Petrosino significa dare valore ad "un’altra Campania". Un uomo del Sud che, partito dall’entroterra salernitano per sfuggire alla miseria, non ha esitato, appena giunto a New York, a ribellarsi ai soprusi della mafia schierandosi dalla parte della legge. Per comprendere quanto sia centrale il mito del "poliziotto italiano" nell’Olimpo degli eroi americani, basta un dato: il corpo di polizia di New York durante il Colombus Day sfila seguendo una sua gigantografia. Joe è stato il primo italiano a diventare sia ispettore capo che detective. La svolta avviene nel 1905: per contrastare l’intensificarsi della delinquenza italiana, il consiglio comunale di New York dà il via libera al suo progetto di costituire l’«Italian Branch», una squadra di agenti composta da soli italiani che trasforma l’attitudine investigativa di Petrosino in metodo di lavoro. Siamo al sorgere della polizia metropolitana moderna, capace di contrastare le organizzazioni criminali all’interno di un ambiente urbano adottando la tattica della mimetizzazione. La squadra funziona come una centrale di spionaggio con decine di informatori sistemati nei punti cruciali di Little Italy. Grazie al sistema delle infiltrazioni riuscirà a redigere il primo schedario dei malviventi italiani in circolazione a New York con nutriti dossier in cui sono catalogate le svariate attività criminali. Grazie all’azione d’intelligence, si svela la struttura della Mano nera: un’organizzazione che associa criminali migrati illegalmente dal paese di origine. Il sistema giuridico statunitense è impreparato a contrastare un organismo che usa la violenza come una risorsa autonoma per controllare il territorio, imporre a commercianti e imprenditori un prelievo fiscale alternativo e gestire decine di affari loschi attraverso l’importazione di prodotti agricoli. L’unico modo per stroncare la nascente formazione è espellere il capo dei capi, Vito Cascio Ferro, e tutti quelli che hanno occultato precedenti penali, sfruttando la legge sull’immigrazione clandestina. Petrosino rimpatria molti siciliani "non regolari"; perciò tocca a lui andare nell’isola a chiudere la partita. Abituato al gioco degli informatori, distribuisce dollari per ottenere notizie e rifiuta la collaborazione della polizia italiana per timore di collusioni. Ma a Palermo non c’è la sua squadra a difenderlo. È solo. E la mafia, come al solito, ne approfitta. La morte di Petrosino simboleggia il riscatto di tanti migranti meridionali onesti che, di fronte alla accusa razzista di essere delinquenti omertosi, possono difendersi ricordando il coraggio del poliziotto di Padula. Un’ulteriore conferma di un tema spesso sottovalutato: vengono dal Sud i principali protagonisti della lotta alle mafie che hanno servito e reso onore alla patria in America come in Italia.