Il Pdl nell'età di Monti

La fine del governo Berlusconi è stata la peggiore sconfitta del centro destra italiano dalla sua costituzione nel 1994. Il blocco moderato nato con la grande alleanza che vinse le prime elezioni della seconda repubblica (marzo 1994), si basava su tre fondamentali opzioni strategiche: la fondazione di un nuovo partito, il primo in Europa fondato da una azienda privata, capace di rinnovare forme e modelli della partecipazione e della comunicazione politica; l’alleanza tra due forze fino a quel momento anti sistema (Msi e Lega Nord) con l’elettorato e i quadri eredi del vecchio centro sinistra; la proposta di un disegno di modernizzazione della società e dell’economia italiana incarnata dalla personalità carismatica e populista di Silvio Berlusconi.
Il risultato di diciassette anni di battaglia politica non può essere né glorificato né demonizzato. Il centro destra ha vinto tre elezioni politiche (e ne ha perse due), ha avuto successo nel voto europeo (e a volte regionale), è stato a lungo sconfitto in gran parte delle competizioni locali. Insomma, un risultato notevole, se non ci fosse stato il crollo di consensi e il fallimento del governo formato nel 2008. Più complessa è l’analisi dei risultati delle sue direttrici strategiche. L’alleanza con la destra leghista ed ex missina ha avuto un esito molto parziale. Ha sicuramente unificato un elettorato molto più omogeneo di quanto normalmente si dice, ha messo in campo un grande partito (il Pdl) ma, allo stesso tempo, ha mostrato incompatibilità di leadership (scontri Fini-Casini con Berlusconi) e, soprattutto, l’incapacità della Lega di garantire una efficace cultura di governo nazionale ha condizionato negativamente le attività dell’esecutivo.In secondo luogo le nuove formazioni (Forza Italia e poi il Popolo delle Libertà) sono riuscite, fino ad oggi, nel capolavoro politico di tenere insieme gran parte dell’elettorato e dei quadri del vecchio centro sinistra (Dc, Psi, Psdi, Pli) nonostante le premesse antipolitiche del suo movimento. Utilizzando l’insofferenza totale di questi ambienti verso gli eredi del Pci, Berlusconi ha conservato una lunga (a volte inimmaginabile) fedeltà. Però la scarsa cultura politica presente nelle radici delle due formazioni ha reso impossibile creare un partito efficiente e partecipato. Anzi, il più delle volte, è stato caratterizzato da rissosità interna e da incapacità gestionale.
Il progetto politico modernizzante e la leadership di Berlusconi sono però l’autentica chiave della crisi del centro destra. Ad ogni occasione il capo della destra ha dimostrato di saper mobilitare e coinvolgere la maggioranza (o quasi) della società italiana per mancare poi di fronte alla prova cruciale del governo. Il disastro dell’estate del 2011 è la fotografia di questa drammatica contraddizione di cui non sono ancora chiari gli sviluppi. Allo stesso tempo è evidente che il risultato storico del 1994: la creazione di una destra di governo (la prima dopo la fine della Destra storica nel 1876) in un sistema di alternanza, non è per nulla negato. Pertanto, se una parte fondamentale della società italiana si riconosce ancora in questo schieramento, è evidente che la grande responsabilità della sua classe dirigente è chiarire obiettivi, programmi e leadership in vista della stabilizzazione (o della crisi finale) del sistema politico nato con la nuova repubblica.