Il Natale più brutto del mondo

il corsoFavola di Natale. Un brutto giorno, il sindaco di una cittadina meridionale che si affacciava ridente sull’ omonimo golfo, decise che  quell'anno avrebbe raggiunto un altro record: si sarebbe organizzato nella città il Natale più brutto del mondo. Chiamò la sua Giunta e disse: basta con i canti melodiosi diffusi per le stradine addobbate a festa; basta con la litania struggente delle zampogne; quest’anno facciamo un mostruoso, immenso rave party   nella city, con musica a tutto volume, alcool a fiumi,  movida a gogò e bunga bunga  davanti ai bar. Il tutto in mezzo ad oceani di folla, macchine parcheggiate 'a cecata,  800 pullman turistici che arriveranno da ogni dove e zuppe di fagioli e cozze, cuoppi,  bancarelle ripiene di derrate alimentari e oggettini cinesi, bottiglie e rifiuti che ben presto trasformeranno la città in una immensa discarica puzzolente.  Ma mentre faremo tutto sto' casino che mi serve per raggranellare un po' di voti  per le regionali che questa volta vinco, disse il sindaco alla giunta, state tranquilli che inviteremo i cittadini alla moderazione. Così, nel 2014  si riuscì a fare delle feste un gigantesco incubo e  del Natale l'evento più straordinariamente brutto. Tutto era cominciato qualche mese prima, a settembre, quando i primi segnali della incombente barbarie si erano manifestati con l’assalto al santo patrono della città e le porte del Comune erano state spalancate di soppiatto a orde  di  nerboruti individui chiamate “paranze”.  Da allora  la china fu scesa fino a toccare il fondo. "Divertiamoci, gridava il sindaco suadente ma con giudizio e senso di responsabilità” ; e ancora: " Nessun consumo eccessivo di alcolici, nessuna bottiglia gettata per aria, nessun petardo” raccomandava mentre nei sotterranei centinaia di fuochisti ai suoi ordini preparavano botte  “demolition”, “occhi di bin laden” e “tsunami” nelle diverse versioni di esplosioni subitanee o ritardate con effetto razzo a zig zag pronte per l'imminente Capodanno. Camion di derrate alimentari erano state chiamate dalle città del nord per rispondere alla immane richiesta;  si banchettava infatti ovunque per le strade, sulle panchine, negli atri dei palazzi,  dentro i negozi,  sui marciapiedi, seduti sulle fontane disegnate dagli artisti mentre a decine le persone venivano soccorse perché troppo ubriache da reggersi in piedi.  Atti di vandalismo erano all'ordine del giorno finanche nel "boulevard"  sul lungomare appena inaugurato.  Nella villa comunale bambini eccitati e lasciati a briglia sciolta facevano cavalluccio su mostruose figure antropomorfe che scoppiettavano in preda a convulsi corti circuiti. In una sorta di tunnel delle streghe ghignavano fate di tutti i tipi, strutture tridimensionali illuminate dall'interno come le capozzelle delle Fontanelle di Napoli e poi creature spiraliformi, serpenti di luce che si torcevano lanciando  lingue di fuoco e fiamme sui fili della luce che quell’anno era costata ai cittadini ben dieci milioni di euro di Tarsu e Imu. Da antichi palazzi del centro storico si affacciavano strani personaggi  vestiti come in un talk show di Barbara D’Urso che colpivano con bacchette magiche i cortei affamati che  correvano a comprarsi cuoppi, panini con dentro funghi allucinogeni che facevano sembrare luminarie paesane, vere luci di artista. Con uno speciale meccanismo a tempo che da solo era costato almeno dieci stipendi di dirigenti di prima fascia, era stata realizzata una scenetta luminosa che si avviava ogni volta che parlava il sindaco che, da una fase di buio, prevedeva prima l’accensione della fata, poi della bacchetta magica, poi del cielo stellato e infine l’accensione del giardino: un vero e proprio “incantesimo”  che mandava la folla in visibilio e allora i le migliaia di visitatori non si potevano tenere più, si arrampicavano dalle grondaie sui palazzi, entravano direttamente nelle case, strappavano dalle tavole il pranzo di Natale e poi scappavano a gambe levate sui pullman con gli spaghetti a vongole nelle tasche come Totò in Miseria e nobiltà. Su Trip advisor un turista aveva scritto che il Natale a Salerno faceva schifo ma subito l'Antitrust, su segnalazione del sindaco,  aveva elevato una multa al sito di viaggi per eccessiva autenticità. Il giorno dopo, vero e proprio “day after” della vigilia di Natale, ancora si udiva dall’ altoparlante il messaggio serafico  dell’ineffabile sindaco, che si irradiava a volo d’uccello sui tappeti di cartacce e di bottiglie, sui salami galleggianti nelle fontane, sulle bancarelle crollate sotto il peso di quintali di cannoli alla siciliana, sui pesciolini dei cuoppi  appesi come decori natalizi agli alberi della villa comunale. Due poliziotti, sguinzagliati per mettere ordine,  avevano già arrestato quattro mimi sospesi perché troppo silenziosi, una decina di studenti del liceo De Santis che avevano osato, sobri, mettere un timido cartello di protesta sull’albero e una bambina americana che si era perduta nei prosciutti alla quale i bravi gendarmi avevano detto: guarda e impara, quando sarai grande  avrai anche tu una città europea come questa, mica come Los Angeles e San Francisco. Fu allora che il gigantesco e lercio albero di Natale di Portanova ebbe un fremito e sorridendo sotto i rami grigio sporchi sussurrò: mai più un Natale come questo.