Il messaggio di Papa Benedetto

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Ammetto di essere stato superficiale. Mi sono lasciato fuorviare dalla battaglia contro il relativismo e gli accenti tradizionalisti del papato di Benedetto XVI. Ratzinger è soprattutto un intellettuale. Con le dimissioni ha separato il suo destino dal pontificato, garantendo continuità all’istituzione universale mentre salvaguarda la dignità dell’uomo. Lasciando il soglio non ha mai citato Cristo, cosciente di aver spezzato la catena di identificazione del Vescovo di Roma con la divinità. Qualsiasi siano le motivazioni della scelta compiuta (al di là di ogni becero dietrologismo) ci troviamo di fronte ad un atto di straordinaria potenza, non tanto perché non accadeva da seicento anni quanto per la deflagrante esemplarità: un sovrano assoluto, immagine di Cristo sulla terra, abdica mostrando agli uomini, di ogni religione e schieramento, i limiti dell’essere umano di fronte alla immensità dell’universale o più banalmente alla necessità di umanizzare la figura del pontefice per recuperare credibilità.

Una decisione che reclama nei fatti una riforma della chiesa cattolica stretta da un lato dall’onda montante della secolarizzazione globalizzata, dall’altro dall’avanzata violenta di integralismi di nuove e antiche religioni. Molti politici italiani, cattolici e non, dovrebbero prendere esempio dal gesto di Ratzinger fondato su Libertà e Responsabilità. Ma in questo Paese, nonostante si tirino in ballo in continuazione gli stereotipati valori del cattolicesimo per ammiccare ai moderati, chi ha un incarico (nemmeno paragonabile al pontificato) non si dimette nemmeno con le cannonate. Benedetto XVI ha detto ai potenti del mondo: se non siete più in grado di governare i processi scatenati dalla globalizzazione, a partire dall’incapacità di trovare una soluzione alla crisi, che non è solo economica, andate a casa e date spazio alla formazione di un nuovo corso mondiale. È il messaggio di un grande filosofo che, del resto, ha segnato la strada per un cammino comune verso la risoluzione collegiale dei problemi che assillano il mondo. Mi riferisco alla enciclica Caritas in Veritate. Consiglio ai politici, per quello che può valere un mio suggerimento, di leggere con attenzione questa enciclica perché in essa è possibile scorgere un approdo plausibile per rimettere in moto i popoli della Terra. Tuttavia, avendo presente la prosaicità dei suddetti, preferisco dare – come si dice in Tv – un aiutino: «…il mercato, lasciato al solo principio dell'equivalenza di valore dei beni scambiati, non riesce a produrre quella coesione sociale di cui pure ha bisogno per ben funzionare. Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica. Ed oggi è questa fiducia che è venuta a mancare, e la perdita della fiducia è una perdita grave».