Il fantasma della libertà

salerno-2016

Non conosco bene Dante Santoro, mi pare un ragazzo in gamba, ma non credo che sarebbe potuto essere il candidato sindaco ideale del M5S. Tuttavia, il suo allontanamento mi è sembrato una specie di congiura ad orologeria. Non m’interessa difendere il giovane avvocato (chi potrà biasimarlo se volesse cambiare casacca?), mi domando, piuttosto, perché non l’abbiano fermato subito. Perché lo hanno fatto candidare alle primarie se era, secondo le regole ferree del movimento, incandidabile? Nella prima Repubblica qualcuno avrebbe accusato i pentastellati di stalinismo (il movimento, del resto, è condizionato – inconsapevolmente? – da una dispotica pulsione leninista). Eppure si tratta di una forza politica post ideologica. E allora come si potrebbe definire questa purga del XXI secolo? Assomiglia all’espulsione dalla casa del Grande Fratello: Santoro sei stato nominato! Hai partecipato al gioco, il pubblico ti ha , ma hai infranto le regole del reality, imposte dalla produzione e, quindi, sei squalificato. Fuori dalla metafora: la “misura interdittiva” (il termine è voluto visto il clima inquisitorio) è scattata quando i parlamentari hanno perso il controllo della situazione. L’ex deluchiano, prima esibito come campione della redenzione grillina, è diventato un pericoloso avversario interno: invece di far vincere il candidato che tutti immaginavano, ha osato disputare la partita fino in fondo, sfruttando a suo vantaggio le lacune organizzative del movimento.

Lacune tipiche dello spontaneismo politico che ignora i meccanismi di controllo e distribuzione delle preferenze al suo interno. Del resto, il simbolo del M5S, proprio come è stato per il Pci e Forza Italia, viene prima degli uomini perché da lì arriva il consenso. Così, sfuggitagli la situazione di mano, sono ricorsi al fuoco del “sacro blog” per l’epurazione. Perseguire la logica dell’epurazione, però, è un atto impolitico. Dopo oltre vent’anni di dominio assoluto non esiste nessuno in questa città in grado di dimostrare di non avere avuto nulla a che fare con la casta dei gerarchi. Quanti militanti, esponenti e portavoce del movimento hanno votato e sostenuto in passato l’attuale maggioranza? Quanti hanno avuto la stessa tessera di partito del sindaco/presidente? Quanti hanno ricoperto ruoli e ricevuto incarichi grazie al Pds-Ds-Pd? Quanti (ne conosco molti personalmente) si sono finti oppositori e sotto sotto si sono accordati per entrare a far parte della casta come gerarchi occulti? Basta andare a vedere i candidati al consiglio comunale e provinciale dal 1993 al 2011. Nessuno è immune a meno che non abbia vissuto l’ultimo ventennio sulla Luna grattandosi le orecchie. Perché dovrebbe esserlo un ragazzo come Santoro che è nato nel 1990, o giù di lì, e che aveva solo tre anni quando “l’imperatore” è andato al potere? Estremizzando la logica dell’epurazione dovrebbero andare a casa tutti quelli che nel movimento hanno un passato politico, perché tutti i partiti a Salerno, a destra e a manca, hanno avuto rapporti con il dominatore trovando accordi, aggiustamenti e posizionamenti comodi che salvassero le apparenze, in caso di pruderie morali. Ciò che mi lascia basito è che, questa volta, la libertà è stata calpestata proprio da chi si propone di assumere il ruolo di liberatore. Vent’anni e più di cappa propagandistica hanno stravolto il tessuto etico della città al punto da far assumere agli oppositori lo stesso atteggiamento illiberale dell’avversario. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una città in stato comatoso, privata della sua coscienza civile. Ai portavoce del movimento mi permetto di dare un consiglio in qualità di cittadino non schierato: l’unica vera epurazione si ottiene aprendo il Palazzo di città a tutti e mettendo fine all’odioso governo della casta. Bisognerà dimostrare con i fatti che a ognuno è concessa un’opportunità per i suoi meriti, le sue competenze e le sue qualità; bisognerà ricostruire un senso di comunità distrutto dal sistema del “se non sei con me, sei contro di me”; bisognerà smetterla con la separazione tra “chi può”, perché è figlio dei gerarchi, e “chi non può”, perché non ha nessuno. Ma se queste sono le premesse, temo che ci toccherà ancora a lungo portare in spalla il feretro della Libertà.