Il discorso del Re (della Campania)

mezzogiorno-okMolto probabilmente Vincenzo De Luca non vuole uccidere nessuno, nemmeno la tanto odiata Rosi Bindi. Certo se potesse, la getterebbe dal dirupo della discesa Coroglio ma così per dire, mica sul serio. E’ molto più probabile invece che, attizzato  dal leggiadro turpiloquio dell’amato Sgarbi, che per lui è un po’ come Peppino con Totò,  si sia lasciato andare a lazzi e frizzi, senza badare al contesto in cui si trovava, abituato a studi televisivi più “amici”.  Trovandosi invece solo da Matrix,  non ha considerato che nessun giornalista sveglio si sarebbe lasciato sfuggire un così gustoso siparietto. Per uno che non parla più al telefono per paura delle intercettazioni è preoccupante, quasi un principio di alzeimer, che alla vigilia del Referendum rischia di costargli caro quasi come il siluro degli “impresentabili”.  Ma il vero capolavoro di un De Luca che perde colpi, è quello fatto in una sala dell’hotel Ramada a Napoli dove gli hanno fatto un bidone  “a porte chiuse”  degno de "La stangata" con trecento sindaci " istruiti" per portare voti al Sì.  Qui l’accorto feudatario segna il secondo fallo perché il discorso a porte chiuse, il “discorso del re” della Campania, oggi gira per tutti i social network e mette a nudo ciò che già sapevamo, la faccia - e la feccia - della politica clientelare meridionale.  “Una clientela organizzata, scientifica, razionale come Cristo comanda”, questa alfieri_delucal’esortazione al sindaco Alfieri ad Agropoli modello di eccellenza del genere o l’accenno sinistro ai tanti laboratori privati della sanità per cui “abbiamo fatto molto”. Si sa infatti che De Luca deve portare vagoni di voti al suo padrino politico Renzi, unico salvacondotto per continuare a gestire miliardi nel profondo sud della Campania. In un paese serio una cosa del  genere, scambiare i voti con le risorse regionali in un referendum sulla Costituzione del paese (“io me ne fotto della costituzione, penso solo ai soldi”), insieme alla becera aggressione alla Bindi, porterebbe alle dimissioni immediate dalla presidenza della Regione Campania. Ma non siamo in un paese serio visto che appena sabato scorso, solo qualche giorno prima della sua brillante lezione sul clientelismo e sul voto di scambio, mezzo mondo è arrivato a Napoli all’incontro sul Mezzogiorno: il fior fiore di meridionalisti come Galasso, Viesti, Rossi; costituzionalisti di prestigio come Cassese; ministri in carica ed ex ministri, deputati europei, presidenti e amministratori delegati di mezzo Stato, da Finmeccanica alle Ferrovie, da Invitalia a Confindustria alla Coldiretti; oltre che illustri opinionisti come Paolo Mieli, tutti sono accorsi a sentire la proposta, questa sì davvero “infame” dei duecentomila posti nel pubblico impiego e a dare corpo al grande spottone per il sì a nostre spese. Una campagna elettorale con risorse pubbliche che si muove sul doppio fronte del binario nazionale con l’avallo dello Stato e del parastato e su quello locale, quella delle mani nella m…a del clientelismo locale. Siccome è difficile pensare che in soli cinque giorni De Luca si sia trasformato da un brillante statista nell' incredibile Hulk che minaccia di uccidere il nemico, forse non ha tutti i torti quando parla di sepolcri imbiancati. Tutti sanno da anni che De Luca è un mostro verde che vomita oscenità ogni volta che gli si para un microfono in faccia, affetto da una coprolalia compulsiva che non riesce a controllare e  su cui ha costruito un personaggio che piace ai tanti suoi supporter, dannaevidentemente amanti dello splatter. Ma come l’eroe della Marvel non è altro che l’espressione degli impulsi nascosti del buon scienziato Banner, anche nel caso del “buon” governatore della Campania, la sua è solo la faccia più truce del potere. Il linguaggio alla Hulk - di cui prepotentemente abbiamo avuto un assaggio in queste ultime elezioni americane – corrisponde al pensiero più autentico della gran parte della politica attuale:  quella che “asfalta” il nemico, lo “rottama”, lo manda a quel paese,   gli spezza le gambe, lo accoltella alle spalle a colpi di “stai sereno”, quello che "bisognerebbe ucciderlo". E la citazione del  Vangelo su chi oggi lo attacca anche dal suo partito significa che nessuno può scagliare la prima pietra e che tutti covano nel loro cuore di tenebra lo stesso linguaggio-pensiero, le medesime pratiche scellerate. Quello però su cui De Luca e molti altri si sbagliano è che salvare le forme, usare un inguaggio rispettoso e appropriato,  non è una inutile ipocrisia, un velo pietoso che va finalmente sollevato ma è l' ultimo irrinunciabile presidio della decenza, la nostra fortezza Bastiani  sempre più assediata dalla cattiva politica.  D'accordo, oggi la gente non ne può più dei buonisti con gli scheletri nell’armadio e si butta per disperazione sui capelli arancione, ma ancora fortunatamente non ci è consentito di poter entrare in un salotto in mutande: ci farà sentire più liberi ma anche definitivamente  “impresentabili”. E De Luca è da un bel po’ che gira in mutande.

Nelle foto, incontro sul Mezzogiorno a Napoli; il sindaco Alfieri di Agropoli con il governatore De Luca;  il senatore d'Anna, re dei laboratori privati della sanità