Il coraggio di Martina

Martina

È coraggiosa Martina? Cosa ci sta insegnando con la sua forza d’animo? Non sentite il senso di colpa che bussa alla porta della coscienza? State ancora cercando di fare finta di niente? No, non andrò davanti alle fonderie Pisano a scattare un selfie, come se fosse l’ultima moda cittadina, perché ho troppo rispetto e troppa vergogna. Rispetto per le donne e gli uomini che si stanno battendo da anni solitariamente contro quel mostro intrappolato tra Salerno, Pellezzano e Baronissi. Per me rappresentano un esempio concreto di nuova Resistenza; Resistenza che si avvera sotto un cielo avvelenato. La vergogna, invece, sgorga irrefrenabile di fronte all’incapacità della classe dirigente locale di estirpare un tumore maligno che sta diffondendo le sue cellule cancerogene su cittadini inermi, compresi anziani e bambini. A quanti in queste ore stanno correndo da Martina, tanto per farsi vedere, rivolgo un pensiero: tornate a casa e lasciate partecipare chi veramente sente questa battaglia come la conquista di una nuova libertà. Non abbiamo bisogno di curiosi ma di partigiani, di combattenti, di lottatori, di cittadini coscienti. La campagna di sostegno al Presidio permanente presso le fonderie Pisano è un felice cortocircuito tra virtuale e reale, tra comunicazione mediale e presenza fisica sul territorio. I volti stanchi, ma sempre speranzosi (un esempio per tutti noi pantofolai e commentatori da bar), sono strettamente connessi agli slogan coniati per chiamare a raccolta “gli uomini di buona volontà”: ‪#‎noisappiamolaverità, ‬‪#‎tuttigiratidallaltraparte, #‎primadiognicosalavita‬, #‎tuttiinsieme‬. Ho notato che i tanti hashtag uno è particolarmente esplicativo: #scriviadeluca.

Ho deciso di seguire il consiglio. Gli scrivo prendendo in prestito questo spazio. Chi ha letto qualche volta i miei editoriali sa che non nomino mai l’ex sindaco, ma, di fronte alla necessità di essere d’aiuto, sospendo, solo per questa volta, la regola del silenzio. Mi rivolgo a Vincenzo De Luca (anche se è probabile che non leggerà mai questo articolo) perché di fronte alla gravità della situazione non ci sono differenze o distanze che tengano, l’unico interesse è, e deve essere, la salute dei cittadini e la tutela dell’ambiente. Vincenzo ti scrivo perché sono arrabbiato con questa città che tu rappresenti da oltre vent’anni. Sono indignato per l’assenza di controlli e per il mancato rispetto del mandato di responsabile della salute pubblica urbana. Scrivo e parlo perché la mia famiglia è vissuta a Fratte, dove si trasferì sin dalla metà dell’ottocento; scrivo e parlo perché mia nonna lavorava alle Mcm e mio nonno faceva il barbiere entrando nelle case della gente proprio in quella che un tempo era una frazione industriale; scrivo e parlo perché mio padre è cresciuto tra via Capone, la piazzetta e la chiesa, raccogliendo cicche sui marciapiedi e giocando sull’argine del fiume; scrivo e parlo perché dall’ottobre 2010 al dicembre 2012 ho vissuto a via Partecipazione in una bella casa di fronte al golfo, intossicata dalla polvere di ferro; scrivo e parlo perché sono onorato di avere tra i miei amici Massimo Calce (animatore del Comitato Salute e Vita) che ha perso il padre con un tumore e che a soli trentasei anni ha subito un intervento per asportare una neoplasia al cervello: questo accadeva mentre vivevo nel suo stesso parco a via Partecipazione. Tutti sappiamo che sei tu a dettare le regole in questa città, perciò è giunto il momento di spiegarci quale motivo ti ha spinto a voltare le spalle ai cittadini di Fratte e delle frazioni vicine. Non hai più a cuore le sorti dei tuoi concittadini che tanta gloria ti hanno reso? Ora hai un potere superiore, ora è il momento di agire. Del resto sarebbe addirittura conveniente in vista della campagna elettorale. Cosa aspetti, allora? Stai attendendo che il centro commerciale delle ex Mcm entri in funzione? La foto di Martina su Facebook è capovolta (come la vita di chi vive nei dintorni della fonderia), tocca a te raddrizzarla e se non ci riesci prendi il coraggio a due mani e incontra chi soffre per assumere la tua parte di responsabilità.