Il caso Crescent: correre non sempre porta bene

Tomaso Montanari, storico dell'arte e professore universitario di storia dell'arte moderna

Tomaso Montanari, storico dell'arte e professore universitario di storia dell'arte moderna

Non sempre correre porta bene. Se non si è attenti, può capitare di finire nella “legge del contrappasso”. Come sta accadendo a Salerno con il progetto Crescent, tra stop and go. L’Ordinanza di dissequestro della mezzaluna di Bofill da parte della seconda Sezione penale del Tribunale – che sta processando l’ex sindaco di Salerno, assessori della sua Giunta, imprenditori e funzionari comunali e della Soprintendenza – ha segnato la provvisoria ripresa del “go”, abusivamente interpretata a caldo come una “conferma della legittimità delle procedure”. Ma non è così. Anzi, con chiarezza cristallina è stato chiarito passim dall’Ordinanza di dissequestro che solo il processo potrà pronunciare un primo giudizio (non definitivo) sull’intera vicenda. A cosa si deve allora questo “imprevisto” disco verde alla ripresa dei lavori, seppure "con prescrizioni"? Questa in sintesi la spiegazione data dai giudici. Il Tribunale del Riesame – adito mesi fa dal soggetto economico della Crescent Srl – ha fondato il mantenimento del vincolo cautelare ancorandolo alle sole esigenze di natura patrimoniale. Vale a dire alla permanenza dell'accusa di abuso di ufficio (art. 323 cp) a carico di funzionari comunali che, rilasciando permessi a costruire (anche nel 2015), senza pretendere dai soggetti attuatori del Pua di Santa Teresa (non solo la Crescent Srl, ma anche la Sist - ex Jolly Hotel – allo stato inattiva benché provvista anch'essa di premesso a costruire, impugnato al Tar) il pagamento degli oneri di urbanizzazione previsti sia dal Puc che dal Pua, avevano procurato a quelli un “vantaggio patrimoniale ingiusto”. Una decisione che non aveva soddisfatto né l'owner della Crescent né il PM (che si era visto revocare il sequestro relativo ai capi di imputazione M e N, illegittimità dei permessi a costruire e lottizzazione abusiva), tanto da ricorrere entrambi in Cassazione. Intanto, il cantiere è lì da 2 anni, bloccato. Come avrebbero reagito le banche finanziatrici (Mps, Bn, Bnl) che in pool hanno deliberato ed erogato mutui milionari alla società dei Rainone? In questo contesto, matura la decisione di smuovere le acque, mandando in campo le diplomazie. Cosa converrà fare: ammettere l’errore e offrirsi di pagare o resistere? Si sceglie una strategia double face: ricorso per Cassazione da una parte e avvio dell’iter procedurale per il calcolo del dovuto per gli oneri sull'area d'intervento. Il Comune fa i calcoli e Rainone torna alla carica con una nuova istanza di dissequestro, alla base della quale mette i conteggi comunali: 6.746.037,10 di oneri, di cui 5.991.830,16 a carico della Crescent e il resto a carico della Sist. Il Comune verrà incontro e si farà pagare a rate. La prima, da 1.198.337,27 cash, e il resto in 4 rate con copertura di polizza fideiussoria “a semplice richiesta (la più onerosa, ndr) rilasciata da primario istituto bancario o assicurativo”. Niente Compagnie dell'Est, dunque. Il dissequestro avverrà “all’esito della positiva verifica dell’adempimento delle prescrizioni imposte, da dimostrare attraverso idonea documentazione da sottoporre all’analisi del Tribunale”. Tornano " i tiemp bell i ‘na vota”: start il 10 gennaio 2007 (Delibera n. 4) con Bando europeo. Il 6 luglio (Delibera 950) la Giunta affida alla Lotti & e a Bofill Taller de Arquitectura di progettare il "front-line" di Salerno”. Il 15 ottobre arriva a via Roma la prima stesura del progetto esecutivo per Piazza della Libertà col Crescent. Nove mesi - di cui 6 dal Bando all’aggiudica - e 3 (“interminabili”) per progettare un complesso residenziale da 125 mila mc. di cemento (Zanardi). "Tempi di Salerno", si dirà. Mai visti dalla creazione del mondo. Ma finirà davvero qui, o la “legge del contrappasso” farà di nuovo capolino? Difficile pronosticare. Di certo sarà ancora battaglia. Si parla di iniziative che riscalderanno l’atmosfera nell'incombenza del Generale Inverno. Pagata la prima rata e offerta idonea copertura fideiussoria sulla restante cifra, l’impresa potrà richiedere nuovi permessi a costruire. Ma con riferimento a quale strumento urbanistico saranno dati, con un processo in corso che deve pronunciarsi sulla legittimità-liceità delle procedure adottate? Per ora c’è l’Ordinanza del Riesame che ha dichiarato illegittimi e illeciti i permessi a costruire del 2011, 2012 e 2015. Come si fa a darne di nuovi senza prima annullare – ottemperando – i vecchi? E può avanzare solo una parte (settori 2-3-4-5) dell'unico progetto-Crescent, mentre il settore 1 (di competenza della Sist) resta tuttora al palo? Infine, com'è potuto accadere di costruire sopra un’area tutelata, senza preventiva autorizzazione paesaggistica? E riuscirà un Tribunale della Repubblica a dire che quell’autorizzazione non fu data perché non si sarebbe mai potuta dare?