Il calcio, un'agenzia educativa

Quando a Napoli la notizia che la punta argentina Gonzalo Higuain era passata all’odiata Juventus diventò ufficiale, la città si coprì di una coltre di nubi grigie bagnandosi con un’insistente e inusuale pioggia più simile a quelle autunnali che ai veloci e improvvisi temporali estivi. Ma oltre ad aver indebolito l’avversario più forte, credo che quest’azione di mercato bianconera sia stata pensata ed attuata anche per solcare una linea di demarcazione tra la squadra-azienda e le altre con il chiaro intento di proiettarsi, così, verso un turbillon fatto di calcio show-business che lascia gli altri ai margini e, semplicemente, il piacere di partecipare senza aver vinto nullo. E a noi altri cosa rimane? A noi che ancora ci emozioniamo se la maglia è stata realizzata con colori più o meno simili a quelli tradizionali, e la vittoria di un’anonima partita di coppa Italia potrebbe offrire la possibilità, anche se solo per una serata, di calcare un prestigioso campo di serie A? Cosa rimane a tutti quanti noi che preferiamo uno sport fatto di uomini, atleti e non comparse o uomini immagine? Penso, vivamente, che noi altri dovremmo dar seguito, facendone tesoro, alla proposta lanciata recentemente da Marco Pecoraro Scanio, uno dei nostri eroi della magica cavalcata del ’90, lui che è stato il primo capitano granata dopo Agostino Di Bartolomei e il primo capitano dell’Arechi. Marco ha dichiarato che bisognerebbe “ritornare a pensare al calcio come agenzia educativa”. Io sono d’accordo con lui. Noi altri possiamo e dobbiamo fare molto, anche dinanzi a un calcio che non si ferma mai facendo rotolare la palla anche a ferragosto, alla vigilia di Natale e a Pasquetta ascoltando senza contraddire le parole del presidente Andrea Abodi che, sbagliando, sostiene come lo show debba andare in scena soprattutto quando la gente è a casa. La domenica andrebbe sicuramente meglio. Anche l’azienda calcio, a mio avviso, sta contribuendo a disarticolare il nostro stile di vita, a demolire quotidianamente tutti i nostri riferimenti, distraendoci e allontanandoci da quelli che sono i reali valori dello sport. Salerno potrebbe, con il suo popolo, farsi carico della richiesta di Marco. Sì, proprio questa città che in questi giorni ha incassato la prima delusione stagionale dopo l’esclusione beffa dalla Coppa Italia, nell’imbarazzante e incomprensibile esilio di Gubbio, che ha precluso a tutti noi la possibilità di assistere ad una prestigiosa sfida con il Torino. Proprio questa città che in questi giorni assiste ad un calcio mercato senza logica e frutto, ancora una volta, di annunci e niente più. Mister Sannino è venuto allo scoperto dichiarando, finalmente, che servono calciatori per rinforzare il suo undici. Una squadra che parte da una buona ossatura, ma che va rinforzata con qualità e quantità. Un consiglio: lasciamo stare i sogni di mezza estate, coloro che cercano di strappare l’ultimo oneroso contratto della carriera per venire così a svernare in riva a un mare tutt’altro che balneabile, puntando a calciatori che potrebbero e dovrebbero, vedi questo promettente Mantovani, veramente servire alla causa granata anche per un immediato prossimo futuro.