Il 2016 sarà l'anno del giudizio sul ventennio deluchiano

 

Giudizio-Universale

A maggio dell'anno prossimo si voterà in città per il nuovo sindaco e per il Consiglio comunale. In campo ci saranno da una parte gli eredi del deluchismo e dall’altra partiti e movimenti che si propongono di dare una svolta di merito e di metodo al governo della città. Al centro si troveranno i 115.468 cittadini che decideranno col voto se fidarsi ancora di De Luca (per interposta persona, giacché egli ne è fuori) o se chiudere una stagione politica lunga quanto un Regno. Con tutto il seguito di perplessità tra gli elettori protagonisti del cambiamento. Una costante delle fasi di transizione. Salerno si sa è un caso particolare nel panorama nazionale. Non solo per la ventennale gestione del Comune da parte dello stesso gruppo di potere locale, quanto per la base sociale in cui esso ha saputo nel tempo radicarsi, orientando le scelte amministrative in funzione del sostegno economico per quella. Sicché oggi la capacità dei competitor in campo dovrà misurarsi con l’oggettiva (se non insuperabile) difficoltà di scardinare quella base sociale, prospettando per essa un nuovo ruolo. Non più agganciato al destino del gruppo di potere, ma allo sviluppo della qualità della vita dell’intera comunità locale. Un orizzonte politico in cui il movimentismo - sulla carta- dovrebbe spendersi meglio dei tradizionali partiti e gruppi che dominano la scena locale. Vent’anni fa  si partì dall’idea di fare di Salerno una città turistica. Per questo furono investite risorse enormi. Si parla di 1500 milioni di euro. A questo obiettivo sono state sacrificate, nel tempo, (basta leggere i “certificati di morte” delle maggiori imprese cittadine) le non numerose ma valide realtà industriali locali. E’ stato semi-costruito un ambizioso porto turistico. Un altro è in surplace, e un altro ancora è stato ricavato (non si sa bene come) davanti al Crescent. Sono arrivate a 100 le navi da crociera che fanno scalo in città. Sono stati costruiti 2 nuovi alberghi e attivati oltre 100 B&B (Booking.com ne rileva 104) per una ricettività complessiva in città intorno ai 2000 posti letto. Il ridisegno del front-line – che ad ovest e ad est doveva rappresentare la nuova cifra identificativa della città – è bloccato a ponente per sequestro di entrambi i cantieri (piazza a Crescent) e a levante è fermo alla scelta del vincitore (Ruiz-Sanchez-Maiorino) del Concorso internazionale di idee del 2007. Poco o nulla è stato fatto per il ripascimento degli arenili e per la pulizia del mare. Il lungomare cittadino – una volta tra i più belli d’Italia – langue in stato di abbandono e degrado, e presto potrebbe essere invaso dalle ruspe per costruire parcheggi interrati a Piazza Cavour. Stessa sorte potrebbe toccare a breve alla storica (1880) Piazza Alario. Certo, in questi 20 anni la città è anche molto cambiata. Ma per attribuirne il merito al "buongoverno" di De Luca - come ha fatto ingenuamente la Gruber - ci si dovrebbe appoggiare a qualche giudizio di valore. Del resto, quello che si nota di più è proprio (insieme a parchi, milionarie rotatorie e discutibili soluzioni urbanistiche) la selva di palazzi piazzati qua e là, in assenza di pressione demografica, visto che la città continua a perdere  abitanti. Certo, 20 anni fa, anche la macchina amministrativa appariva vecchia e arrugginita. E sotto il Palazzo di Città - si ricorda - c’era la fila di postulanti. Oggi non è più così, ma il merito non è tutto della gestione. Molto hanno pesato sia la legge n.81 del '93 (elezione diretta dei sindaci), sia la legge Bassanini del 1997 (riorganizzazione della P.A.). E quanto ai postulanti, poco cambia se, anziché sostare sotto il Comune, hanno trovato altre strade al collocamento per via politica. Salerno, dunque, è lontana dall’aver corrisposto alla vocazione turistica insufflatale. La sua economia resta arretrata, perché la parte di Pil persa per la deindustrializzazione non è stata rimpiazzata dalla crescita dei servizi di ristorazione (spesso Partite Iva di non residenti), le sole attività spuntate come funghi nel ventennio deluchiano. E questo è accaduto perché il Comune si è "inventato" un ruolo improprio di regolatore dell’economia locale, sostituendosi al mercato. E trascurando la sua funzione propria -che è quella di erogare buoni servizi collettivi a prezzi sostenibili per i cittadini - ha messo in campo un’attività amministrativa volta ad assicurare reddito alla propria base di consenso e - a fronte di un’elevata tassazione locale - ad abbassare le condizioni di erogazione di servizi pubblici essenziali, come il trasporto urbano, gli interventi sociali, la manutenzione di strade, le reti dei sottoservizi (idrica e fognaria) e la viabilità. Perciò, chi vuole provare a scardinare il radicato dominio deluchiano in città deve individuare la base sociale portatrice degli interessi collettivi calpestati. Cercarla e convincerla. Cominciando da quel 40% che a votare non ci pensa più.