Iacona, un viaggio per capire la strage delle donne

Iac2C'è tanto da dire sulla violenza perpetrata nei confronti delle donne in Italia. Tanto.
Lo ha fatto egregiamente il giornalista e scrittore Riccardo Iacona nel suo 'Se questi sono gli uomini. Italia 2012. La strage delle donne' (Chiarelettere).
Un viaggio attraverso tutto il Paese, 'tre mesi di lavoro consumando le scarpe',
per raccogliere testimonianze, dati, vicende e interviste ad uomini protagonisti di queste stesse vicende, attori di violenze nei confronti delle proprie donne, che vanno a fondo dentro se stessi e cercano d'individuare i motivi alla base dei loro gesti.
"Io la violenza la usavo perché non riuscivo a rispondere alle sue argomentazioni - spiega uno di questi uomini - lei scappava, correva, era più veloce di me, andava avanti, avevo paura di perderla. E io usavo l’unica cosa che avevo, l’unico strumento che avevo in mano cioè la violenza”.
Il quadro che emerge dall'inchiesta di Iacona - conduttore di Presadiretta su Rai3 - è quello di un Paese profondamente ostile alle donne, dove le donne vivono ancora sottomesse. "Ho voluto vedere da vicino, sono entrato nei quartieri, ho parlato con le persone, con le Procure, con i Carabinieri che avevano indagato, per cercare di capire cosa c’è dietro questa uccisione di donne".
Iacona parla di una violenza endemica, che attraversa l'intero Paese. Dai dati emerge che quasi 5 milioni di donne almeno una volta nella vita hanno subito violenza e il 93% di queste donne sceglie di non denunciare il partner. "C’è un sommerso enorme. Sono numeri che coinvolgono l’intera nostra società e coinvolgono il nostro modo di intendere il ruolo della donna nel nostro paese".
'Malata' e 'decapitata' la società italiana descritta da Iacona, dove circa il 50% dell’intelligenza delle donne non viene utilizzata. "Il fatto che la donna non conti mai niente, che non la trovi mai in politica, in economia, che deve fare il doppio della fatica, che guadagna meno degli uomini è il risultato di un vero e proprio apartheid. Ecco perchè tante donne vengono uccise. Dietro queste uccisioni ci sono milioni, centinaia di migliaia di case–prigioni dove regolarmente si usa violenza fisica, psicologica, sottomissione nei confronti delle donne".
A dare forza alle sue parole i dati preoccupanti di omicidi in crescita progressiva dal 2006 ad oggi, più al nord che al sud. Si tratta di donne che lavorano e si impegnano per affermare la propria autonomia e indipendenza e che se hanno un marito violento decidono di separarsi. "L’uccisione delle donne è una reazione alla loro voglia e al necessario processo di autonomia. Questa guerra si sta svolgendo nel buio".
La denuncia lanciata da Iacona è forte: la donna che decide di denunciare si sente sola, non tutelata dalle istituzioni. "La difesa della donna non è nell’agenda politica, se ci fosse ci sarebbero tutti i centri antiviolenza che servono. In Spagna l’anno scorso hanno ucciso 62 donne, 7 anni fa ne ammazzavano una al giorno: risultato di politiche attive. Si possono fare politiche attive per diminuire la lista delle donne uccise, per prevenire la violenza nelle case, per difendere il diritto costituzionale a una vita libera. Molti dei casi delle donne uccise quest’anno erano omicidi annunciati, donne che avevano fatto denunce, spesso anche 4/5 anni prima. Bisogna far rispettare la legge sullo stalking, un’ottima legge che per la prima volta dà agli investigatori, ai poliziotti, ai Carabinieri, ai magistrati gli strumenti concreti per colpire l’uomo maltrattante".
Dunque, la legge c'è ma manca la rete, il sistema organizzativo e strutturale che permette l'utilizzo della legge stessa. "Metà Italia non ha centri antiviolenza. Rispetto ai parametri fissati dall’Unione Europea di almeno 5.500 posti letto per dare asilo alle donne che lasciano la propria casa a seguito di una denuncia di maltrattamento, in Italia ne abbiamo 500".
Un quadro impressionante, per usare le parole di Iacona.
Ma io una piccola/grande notizia alle donne della provincia di Salerno e non solo mi sento di darla. A Cava de' Tirreni (Salerno) c'è Frida, l'associazione guidata da Alfonsina De Filippis che si batte contro la violenza di genere e sostiene chi vive una condizione di disagio o di discriminazione. Lo sportello antiviolenza FRIDA è attivo dall’8 marzo 2012 presso il consultorio familiare grazie alla dottoressa Grazia Gentile e all’avvocato Marisa Annunziata. Gli operatori sono in sede il giovedì pomeriggio (16.00-20.00) e il sabato mattina (9.00-12.30). Frida non riceve aiuti economici da enti locali ma vive e agisce solo ed esclusivamente grazie al sostegno degli associati e della comunità.