I lombrichi che mangiano il futuro

Proprio l’altro giorno, mentre dedicavo del tempo a delle faccende personali, ho notato uscire da un negozio che vende articoli musicali un’intera famiglia composta da padre, madre, figlia e figlio. A guidare il piccolo trenino era proprio la figlia femmina, sorridente e soddisfatta perché stringeva tra le braccia una chitarra. A seguire la mamma, con la pacatezza che contraddistingue una donna che dedica la propria esistenza ai figli e alla casa. Poi il figlio maschio e in chiusura del corteo il padre. Preoccupato, forse per la spesa sostenuta ma allo stesso tempo soddisfatto perché, probabilmente, in quel momento aveva programmato e sostenuto il futuro di sua figlia. Dal lato opposto della strada, invece, un’altra famiglia usciva da un negozio avendo acquistato oggettistica varia tipo borse o quant’altro. Il breve e colorato corteo era composto da una madre che dialogava con la propria figlia adolescente, un padre impegnato al telefono e un fratello annoiato, attento a far trascorrere quei momenti giocando con il telefono cellulare. Il futuro va programmato per tempo, con attenzione e senza lasciare nulla all’improvvisazione. Anche se poi si chiede aiuto, oppure compiacenza ai Santi prestandosi con folclore a portarli in spalla durante le processioni, è necessario pretendere che tutti facciano la propria parte senza millantare obiettivi che al momento non sono stati ancora mantenuti. Poi, se la barca in qualche modo riesce a raggiungere il traguardo, ma il timoniere non è capace credo sia giusto che quest’ultimo si faccia da parte. Inaccettabile mantenere in scuderia chi non può garantire continuità in cambio di chi, invece bravo lo è. Non basta poter acquistare quando e come si vuole, costruire bene avvalendosi di maestranze capaci permette di programmare e costruire un futuro roseo che nessun lombrico, così come è successo al manto erboso dello stadio Arechi potrà divorare e far svanire per sempre.