I fischi a Zito e a Mario Russo

La trasferta di Bari ci lascia tante cose ma, soprattutto, parecchio amaro in bocca. Nessun punto conquistato e un interrogativo: Questa squadra può praticare il 4-3-3 voluto da Bollini? Chissà, il rettangolo verde sarà il giudice ultimo. La settimana che si è appena conclusa si è suddivisa in due tronconi. La seconda ha riguardato la farsa messa in atto dal Giudice Sportivo, nel nome del regolamento, che ha squalificato per ben due turni il “barese” Basha a causa della sua “condotta antisportiva”. In pratica quel fallo di mano con il quale Basha ha impedito alla palla di varcare la linea di porta, (l’arbitro avrebbe dovuto assegnare il rigore ed espellere il calciatore), lo hanno visto tutti anche a velocità normale senza far ricorso a mezzi tecnici tranne il signor Serra di Torino con il suo assistente. Ma lasciamo perdere chiedendo, però, alla dirigenza granata di alzare la voce, nelle sedi opportune pretendere il rispetto che questa piazza merita. Ma la settimana post Bari è stata infarcita da polemiche che riguardano anche le due tifoserie, gemellate da ben 33 anni, in seguito ai sonori e continui fischi riservati dal pubblico biancorosso al granata Zito. Motivo? Quando don Antonio indossava la casacca biancoverde dell’Avellino, dopo una rete siglata da un suo compagno di squadra proprio ai danni della compagine barese, entrò in campo con una cresta finta mimando le movenze di un gallo e provocando, così, le ire del pubblico locale che non ha dimenticato l’episodio decidendo di fischiare Zito senza soluzione di continuità nel match di sabato scorso. Le infinite polemiche partorite da una marea di tifosi selfiesti indignati, che poco conoscono delle vere vicende ultras, hanno indotto, giustamente, la Curva Sud Siberiano a emettere un comunicato stampa che ha rimesso le cose a posto. In pratica, sostiene la Sud, “ciò che accade sul rettangolo verde non può inficiare quello che avviene sugli spalti. A tutti questselfistie , e non sono pochi, vorrei ricordare un episodio che vide come protagonista un tale Mario Russo. Il mister nato a Lecce ha allenato la Salernitana nella stagione 1986/87.Una stagione a fasi alterne, una Salernitana costruita con la linea verde: Manzo, Petrullo e Vassallo cresciuti nel settore giovanile granata e Ferrara, Maranzano, Manesi e Favo prelevati dalla primavera del Napoli. Secondi al giro di boa, un punto di distanza dalla capolista Casertana salvi nel girone di ritorno con un solo punto di scarto sulla quartultima conquistato l’ultima giornata. A fine stagione Mario Russo lascia la panchina granata, ma negli anni successivi ogni qual volta dovrà affrontare i granata riscalda le vigilie con dichiarazioni molto forti e provocatorie nei confronti della piazza granata. La tifoseria non gradisce e il rapporto si incrina notevolmente, Mario Russo diventa un bersaglio di fischi e offese. Nella stagione 1991/92 guiderà la Fidelis Andria, promossa in B a fine campionato insieme alla Ternana, la cui tifoseria è gemellata con quella granata. All’andata in terra pugliese la Salernitana subisce una sconfitta per 1- 0. Al ritorno sarà 1-1, al gol di Pasa su rigore risponderà Ripa. Nel frattempo Mario Russo viene sistematicamente fischiato per tutti e 90 i minuti, e gli animi si riscaldano notevolmente soprattutto dopo il gol del pareggio andriese. Russo uscirà correndo sul terreno dell’Arechi tra fischi assordanti e sotto un fitto lancio di bottiglie. Semplicemente per ricordare a chi non sa.