Guidaci ancora Ago

Capitano, e sono ventidue. Quella mattina, quella dannata mattina, un solo colpo in fondo al cuore per farla finita. Tante domande e nessuna risposta. Ma noi domande non ne vogliamo fare, e nemmeno cercheremo risposte. Ci basta adempiere a questo straziante ma fondamentale esercizio della memoria. Eugenio Montale scriveva che “la storia non è poi la devastante ruspa che si dice. Lascia sottopassaggi, cripte, buche e nascondigli. E c’è chi sopravvive”. A noi il compito di raccontare per non dimenticare. Siamo consapevoli che i grandi se ne vanno via così, incontrando prematuramente la morte. Fato? Destino? Disperazione? Noi non giudichiamo, anche se siamo consapevoli che quella mattina “hai fatto una cazzata”. Ma anche noi siamo correi, ed altro non ci va di aggiungere. Ma tu sei ancora qui, al nostro fianco per insegnarci molto più di qualcosa. Chi sostiene che in questo calcio saresti stato come un pesce fuor d’acqua, dimostra di non aver compreso nulla di Ago. In silenzio, dietro le quinte, alla chetichella ti avrebbero raggiunto cronisti da tutto il mondo per raccontare Agostino il Maestro dei più giovani. Prima uomini e poi atleti, questo il tuo Vangelo. Il 30 maggio, chi potrà mai dimenticare. Guai a chi in questa giornata farà finta che non sia mai successo nulla. Il 30 maggio del 1994, e poi sei giorni dopo, destino beffardo, la tua, la nostra Salernitana si ritrovò a giocare nel tuo stadio, l’Olimpico di Roma. Bisognava giocare per raggiungere nuovamente la serie B, proprio quella che tu ci avevi permesso di conquistare dopo ben 24 anni. Adesso come allora ci ritroviamo alla vigilia di uno spareggio. Bisogna non lasciarsi sfuggire di mano la serie B ottenuta con tanta fatica. Adesso come allora: “Semplicemente: Guidaci ancora Ago”.