Ghirelli, una storia salernitana

Usher HallQuattro anni fa a Salerno, in un bellissimo spazio ex industriale sulla Lungoirno, nacque un teatro, dedicato, per ragioni ancora ignote, ad un giornalista napoletano che poco c’entrava con il teatro e con Salerno. Per aprirlo fu fondata una Fondazione fatta da tre soci: il Comune di Salerno che ci mise, oltre allo spazio, il patrimonio ( 55mila euro ); l’Università che avrebbe messo il teatro ateneo e una associazione napoletana, Assoli, che avrebbe dovuto portare il titolo di Teatro Stabile di innovazione e una dote di 250mila euro di fondi statali.  Data la tipologia dello spazio, si parlò forse un po’ a vanvera di Edimburgo, Strasburgo e ad altre città che finivano con burgo. Naturalmente i fondatori sapevano che il paragone era un po’ azzardato,  ma contavano un po’ sull’ignoranza dei concittadini e un po’ sull’indifferenza, dopo tanti anni di paragoni iperbolici con le città europee nessuno ci faceva più caso. Fatto sta che si avviò la Fondazione con alcuni personaggi già noti alle cronache locali, una sorta di tipi fissi come quelli della Commedia dell’arte, Arlecchino e Brighella,  il "Dirigente Rai" e il "Venditore di tessuti" che venivano inseriti in varie iniziative che avevano a che fare con la cultura e lo spettacolo. Entrambi non ci capivano un tubo ma erano altri i compiti a cui dovevano assolvere. Per l’Università era stata delegata una prof di estetica, anche essa un po’ a digiuno della materia ma ben inserita nell’Ateneo e in altri percorsi istituzionali. Infine, Assoli. Composta da due signori, ex coppia anche nella vita, i due avevano aperto negli anni ’80 un glorioso teatro a Napoli, il Nuovo, già teatro delle “ Folies Bergére” dei quartieri dove aveva debuttato Totò. I due avevano investito nel progetto i propri risparmi ed avevano messo su un’impresa aperta al contemporaneo, una sala che ben presto aveva conquistato il pubblico colto della città e per la quale era passata la meglio gioventù del teatro sperimentale, da Martone, a Ruccello, a Latella, con alcuni dei quali si era anche tentato di mettere su delle relazioni stabili ma che non erano mai durate più di qualche stagione. Ben presto infatti il teatro cominciò a perdere colpi; i finanziamenti pur cospicui non bastavano mai e cominciò a spargersi la voce di scarsa puntualità nei pagamenti. Ognuno dei registi coinvolti durava poco e se ne andava non proprio soddisfatto dell’esperienza. La coppia aveva perso negli anni la passione iniziale addentrandosi sempre più nei meandri delle protezioni politiche (come nella stagione Bassolino) e in passaggi di società fittizie fino a dover abbandonare la sala del Nuovo e a cambiare la ragione sociale, da Teatro Nuovo srl, ormai inadempiente verso dipendenti e fornitori, ad associazione Assoli, nuova ditta “pulita” . Ed è in questa fase che la signora della coppia si presenta alle Regionali del 2011 nella lista De Luca. Non vincono né l’uno né l’altra ma nel dicembre 2011, l’associazione viene inserita, lavata con Perlana, nella neonata Fondazione. Peccato che in questo cambio di scena si sia perso per strada la qualifica di Teatro Stabile di Innovazione che aveva la società Teatro nuovo srl ma non l’associazione Assoli, titolare ormai di un contratto d’affitto della vecchia gestione, caso di scuola di abili  commercialisti  napoletani. Ma non basta alla burocrazia ministeriale che con una lettera del 23 aprile 2012 alla Fondazione Salerno Contemporanea non accetta la continuità con la precedente struttura anche se i soldi li dà lo stesso, decurtati e sotto la voce di progetto speciale. Arrivano così i primi 190.000 euro; poi arrivano altri soldi dalla Regione e la Fondazione avvia la stagione a gonfie vele, nientedimeno che con Peter Greenaway, a cui mettono come Virgilio il venditore di tessuti, attore amatoriale,  in vesti medievali. Roba che se fosse successo a Napoli, se ne sarebbe caduto o’ tiatro. Ma Salerno è un'altra cosa. Critiche dai giornali ma non uno straccio di operatore teatrale che ci metta la faccia, nonostante che a Salerno gli operatori teatrali paghino per le sale comunali. Comunque l’anno dopo arriva l’agognato riconoscimento, senza che sia passato nemmeno un anno ( ce ne vogliono tre almeno) e nonostante che la sala abbia l'agibilità per soli 100 posti, e nonostante che l’Università non abbia dato in gestione alcuna sala. E arrivano altri fondi, statali, regionali, comunali per più di un milione di euro. E qui ci dobbiamo fermare per rilevare la sequenza incredibile di irregolarità: il Comune e l’Università creano una fondazione con denaro pubblico con una associazione privata, con diritto di nomina, che si porta dietro un fallimento della precedente società di cui detiene solo la “locazione”; l’Università entra come partner senza portare alcunché, visto che non mette né fondi né il teatro dell’Ateneo; il Ministero concede un riconoscimento (Teatro Stabile) senza che vi siano i requisiti previsti: 3 anni di attività, sala da 200 posti. E come se non bastasse questa catena di illeciti,  la Fondazione alla terza stagione si blocca, scompare, chiude i battenti del teatro, cancella il sito web e letteralmente, svanisce.  La stampa attacca, sul web compare un sito di creditori della Fsc con uno stillicidio raccapricciante di debiti, fornitori, artisti, cartelle Equitalia, in tre anni non è stato pagato quasi nessuno.  Ma ecco che trascorsi pochi mesi, l’ennesimo colpo di scena, ritroviamo la nostra Fondazione socia al 45% di due compagnie napoletane con le quali si fonde nella Casa del  Contemporaneo che riesce ad ottenere un nuovo riconoscimento, quello di Centro di produzione e altri 460mila euro. Ma questa nuova "ditta" deve fare attività anche a Salerno dove ha sede, lì in via Lungoirno n.1, nel teatrino della  vecchia fabbrica che però è tristemente chiuso e inagibile. Niente paura, il Comune corre ai ripari e mette a disposizione l’intonso Teatro Diana, fresco fresco di restauro, e per contribuire all’avviamento dà altri 45.000 euro. Qualcuno protesta? A parte Sel, che indirizza un esposto agli enti, nessun altro. E il milioncino e più avuto nei tre anni  nelle stagioni Ghirelli? Scomparso. E il presidente, il commerciante di tessuti, l’assessore, i revisori dei conti, la  direttrice, che fine hanno fatto? Sono tutti lì, intonsi,  e come il gorilla della famosa barzelletta, non scrivono, non parlano, non fanno una telefonata. I creditori, tra cause, pignoramenti, conciliazioni, qualcosa hanno ottenuto. Nella nuova compagine ci sono teatranti, rappresentanti di gruppi storici e altre persone legate da relazioni  politiche, coi media e con altro. Così in altri organismi sostenuti dalla Regione Campania, come a Ravello. Tutto si tiene. Nel frattempo, il film di Casagrande, finanziato dal Comune di Salerno con 170.000 euro,  fallisce anch’esso miseramente; ma almeno  è stato profetico: Babbo Natale viene dal sud eccome, e con la sua gerla distribuisce regali a destra e a manca. Noi a Salerno facciamo così. Ma sono soldi nostri, dice una vocina sempre più flebile dal fondo della gerla. Esatto, siamo noi Babbo Natale.

Nella foto una immagine d'epoca della Usher Hall di Edimburgo