Gabionetta pennellate d'arte

Un esordio non è mai un momento da sottovalutare. Una prima, come in teatro, non è poca cosa. Tensione, amalgama, meccanismi da oliare, curiosità da parte dei critici, anche se ciò che conta è il consenso del pubblico. No, una prima non è mai una prova uguale alle altre. Poi per la Salernitana si è trattato di un esordio particolare. Sì, perché quattro anni fa, giorno 4 settembre, sul prato dell’Arechi era andata in scena l’incontro del campionato nazionale dilettanti tra Salerno Calcio e Palestrina. Il calcio ripartiva, gestione Lotito-Mezzaroma. Per questo l’incontro andato in scena ieri 6 settembre, campionato di serie B tra Salernitana e Avellino, rappresentava, per i granata, qualcosa in più che un nuovo esordio in serie cadetta e qualcosa in più di un derby ritrovato. Partita nella partita, emozioni su emozioni. Spettacolo sugli spalti da far accapponare la pelle con oltre ventiduemila spettatori. Sfottò, giusto e sano, e nient’altro. Bene così, alla faccia dei tanti opinionisti che si stanno mangiando le mani perché erano già pronti a pontificare con le loro penne-fucili sulla Campania. Sì ieri all’Arechi il computer della Lega aveva previsto il derby campano, con due squadre che presentano un undici rinnovato per sei undicesimi, sponda irpina, e cinque undicesimi, sponda granata. E allora se è derby, giocato con tecnica, muscoli, tattica, tutti si attendono le grandi giocate dei frombolieri, le fiondate dei bomber per poter così iscrivere nuovi nomi nella storia di questo incontro e nelle rispettive storie dei clubs. Ed allora ecco salire in cattedra il Gabbio, al secolo Denilson Martinho Gabionetta che potrebbe rappresentare il vero grande acquisto di questa stagione. Il brasiliano oltre a sfoderare la migliore prestazione da quando indossa la maglia granata, porta a zonzo la retroguardia biancoverde e ritornando a marcare in difesa come l’ultimo dei terzini. Ma Gabbio fa di più. Si ricorda di un suo illustre predecessore in maglia granata. Del centrocampista trevigiano Benè, al secolo Cesare Benedetti che dopo la Roma viene a Salerno e partecipa alla cavalcata vincente che vedrà la Salernitana arrivare, per la prima volta, in serie A. Benedetti, che giocherà in granata anche in massima serie, al termine della sua carriera diventerà un pittore di fama mondiale. Un grande ritrattista, ma anche uno capace di reinterpretare le grandi opere a modo suo. E’ il caso del notissimo quadro del pittore francese Théhodore Geicault il “Derby di Epsom”. Benè raffigurò i cavalli in corsa ma senza i fantini e le selle che considerava come catene alla loro naturale libertà. Il Gabbio ieri all’Arechi ha fatto altrettanto reinterpretando “Il Derby”, sorprendendo chi ipotizzava alla viglia un finale già scritto. Il Gabbio ha raffigurato il derby a sua nuova immagine e somiglianza: quella di un lupo grintoso e di un puledro di razza. Il Gabbio ha così pennellato immagini di storia, tecnica e passione. E quando poi è andato sotto la Sud per ricevere l’applauso della Curva, ha portato le mani alle orecchie per chiedere alla sua gente: “Ditemi che si sente………”