Fedelissimi chiamati alle urne

primarie 1 marzo

Saviano ha consigliato ai campani di non andare a votare alle primarie, preoccupato dal ruolo che avrebbero potuto giocare i cosentiniani e i clan di camorra in determinati territori. In realtà, costoro non sono meno pericolosi di alcuni dirigenti e militanti del Pd piegatisi alle logiche di una battaglia fratricida personalistica e priva di contenuti programmatici. Su una cosa Saviano ha ragione: non si vede all’orizzonte nessun rinnovamento sostanziale. I due principali contendenti sono i tipici prodotti della bastarda e abbrutita politica campana. Sono passati attraverso accordi e scontri (lasciando cinicamente morti e feriti sul campo), hanno provocato sconquassi amministrativi sotto gli occhi di tutti, hanno tessuto trame trasversali giocando con la pelle di cittadini stupidamente consenzienti, sempre alla ricerca del favore concesso dal potente più prossimo. È una continua altalena di sconfitte e rivincite in un ambiente asfittico da circolo dei cacciatori dove i soci sono sempre gli stessi eternamente seduti al tavolo del tresette. Quando uno dei giocatori è costretto ad alzarsi è sostituito da una controfigura che continua a buttare le carte seguendo la strategia del predecessore. Non credo che Renzi sia più di tanto interessato alla vicenda.

Se l’ex sindaco vincerà contro Caldoro sarà un altro trofeo da esporre nella bacheca del Governo. Del resto lo stesso Caldoro, con il suo appeal anglosassone, potrebbe andargli bene, soprattutto se la stagione della grande coalizione resisterà fino al 2018. Non so se scatterà anche stavolta la tiritera dei brogli. Sicuramente l’affluenza è stata inferiore alle aspettative: si attendevano 200mila votanti, invece ci si è fermati a scarsi 160mila. Il dato più interessante, ancora una volta (come fu con le primarie renziane), è quello della provincia di Salerno che ha risposto in maniera decisa alla chiamata alle armi del candidato locale. Pur partendo con due milioni di abitanti in meno rispetto alla provincia di Napoli ha, fatte le debite proporzioni, inciso in maniera determinate sul voto finale. L’altro aspetto interessante è il picco di Benevento, con un dinamismo superiore alla provincia di Avellino (che ha circa 200mila abitanti in più), molto probabilmente legato all’attivismo del sottosegretario Umberto Del Basso De Caro. Ma la vera domanda è: il centrodestra ha inciso nella sfida? La senatrice Fittiana Eva Longo ha lanciato sui social network una provocazione scrivendo che dirigenti di Forza Italia e di Fratelli d’Italia “con il versamento di un obolo di due euro si sono recati a votare per le primarie regionali del PD!!". E non l’unica spia di un possibile sostegno trasversale al candidato territoriale: l’onorevole Simone Valiante ha addirittura scritto una lettera a Renzi lamentando che a Vallo della Lucania l’Udc stava andando a votare in maniera organizzata per il candidato della provincia di Salerno. Il fatto troverebbe conferma nella reazione del presidente dello partito centrista, Iverso, che ha chiesto le dimissioni del segretario provinciale, Cobellis, smaccatamente compromesso con il centrosinistra. Esponenti del centrodestra, con fare amichevole chissà perché, sono stati avvistati davanti ai seggi a Pontecagnano, città il cui sindaco è noto per la capacità di muoversi seguendo percorsi sotterranei. Il capoluogo, però, è, come sempre, il fiore all’occhiello: il sedici percento degli elettori si è recato al voto. Una grande prova d’amore e di devozione per l’ex sindaco. Tutto ha funzionato a perfezione: i fedelissimi nei seggi, i consiglieri comunali e i dirigenti di partito in giro a raccogliere voti, gli uffici comunali aperti. Si, avete letto proprio bene. Gli uffici elettorali sono rimasti aperti al pubblico fino all’una di ieri. Senza nemmeno sospettarlo tutti noi cittadini salernitani abbiamo contribuito al successo pagando lo straordinario a solerti funzionari che emettevano duplicati delle tessere elettorali senza tanti complimenti, l’importante era andare a votare e voi sapete già per chi.