Eventi: se sei milioni vi sembran troppi

foto Massimo PicaSei milioni e rotti di euro sono troppi o troppo pochi per gli eventi? Dipende. Da come li spendi e da che beneficio portano alla città. Ha destato scalpore in questi giorni quello che tutti già sapevano ma fanno finta di non sapere: che il Comune di Salerno spende una barca di soldi per gli eventi. Ma il problema non è quanto ma il come e, in questo caso, si spende piuttosto male. Se è dimostrato infatti che una programmazione culturale seria- e cioè fatta nell’ interesse del territorio e della collettività - può generare un notevole valore aggiunto con ricadute positive sulla popolazione; ricadute che non riguardano solo questo o quel settore, come commercio o turismo ma  un complessivo benessere dei cittadini quanto a sviluppo sociale ed economico, welfare culturale; a Salerno siamo lontani migliaia di anni "luce" ( che siano di artista o meno). Infatti, al di là dei roboanti proclami, nonostante tale spesa, tutti gli indicatori sono a segno meno e siamo agli ultimi posti per la qualità della vita. Una progettualità culturale che mira allo sviluppo collettivo favorisce logiche attive di cittadinanza, soprattutto giovanile, incoraggiando processi di integrazione, di identità territoriale, favorendo l’accesso quanto più ampio alla cultura. Certamente non tutti gli eventi sono in grado di generare queste occasioni e non mancano altri esempi negativi nella nostra regione, tra tutti il caso del Forum delle Culture napoletano (sedici milioni buttati al vento). Ma è anche vero che i 6 milioni di una piccola città, dove i tributi sono tra più alti, i servizi essenziali carenti,  diventano una cifra enorme se non  dimostrano l'efficacia della spesa. Da quando il Comune di Salerno ha deciso di spendere i nostri soldi per quelle che sono di fatto poco più che campagne di marketing (archistar, logo, stagione lirica, Luci di artista, capodanni in piazza etc) al di là dei proclami trionfalistici, non vi sono dati certi sull’utilità della spesa. Nemmeno per un evento facilmente misurabile come la stagione lirica , giungono dati quanto a numero di spettatori e lavoratori coinvolti, accesso delle nuove generazioni, politica dei prezzi, formazione etc.  Tale omissione dice una sola cosa, che forse la spesa non serve alla città. Gran parte dei teatri municipali di tradizione italiani vedono il Comune come uno degli sponsor insieme ad altri partner privati che concorrono alla gestione mentre a Salerno diventa uno sbandierato e presunto fiore all’occhiello del sindaco. Se questa è la situazione della lirica, le parole si sprecano su Luci di artista e come lo stesso evento, c'è venuto a noia finanche parlarne. Verranno pure "milioni e milioni" di visitatori (tutti da dimostrare) ma i milioni di euro che vanno a beneficiare l’Iren multiservizi di Torino, o la ditta di Pomigliano d’arco, se usati per dare lavoro agli artisti e agli artigiani locali, per diventare un patrimonio d’arte della città, un "museo a cielo aperto" come a Torino; se generassero una collettiva officina di produzione locale, produrrebbero quel welfare di cui sopra, unico senso oggi, in tempi  di crisi, per una simile spesa. E invece si autorizzano manifestazioni dove gli artisti pagano per entrare. I beneficiari infine. Nella sezione trasparenza del Comune compare il solito gruppo sparuto di associazionismo fedele,   beneficiato da anni e anni di contributi comunali; ne mancano altri come non risulta tra gli enti controllati o partecipati, la Fondazione Salerno Contemporanea; scomparso anche il sito web e l’organigramma della Fondazione, mentre sulla pagina Facebook  non c'è più l'associazione Assoli, solo il Comune e l'Università; quanto a bilanci e dati, figuriamoci. Ma se la luna di miele con i napoletani è già finita, allora chi dirige oggi il Teatro Ghirelli?

Nella foto, una scena della "Turandot" al Teatro Verdi, costata 625mila euro