Enesidemo. La sospensione del giudizio

Che non esista una sola verità - unica ed assoluta – è un concetto che ormai tutti (o quasi: purtroppo) padroneggiano. Che sia dunque più igienico intellettualmente sospendere il giudizio sulla maggior parte delle questioni, è una considerazione che inizia faticosamente a farsi largo tra i viventi. Eppure appena un paio di migliaia di anni di fa, c’è già stato chi ha snocciolato addirittura dieci argomenti per dimostrarlo.Tali argomenti li chiamò “tropi” Enesidemo di Cnosso, filosofo greco scettico, nato a Creta nell’80 avanti Cristo e morto ad Alessandria d’Egitto settant’anni più tardi. Lui si propose di dimostrare che nulla può essere compreso in maniera definitiva, né con la sensazione, né con il pensiero; e dunque che nessuno, neanche i filosofi, posseggono la verità. Ecco apparire i dieci argomenti fondamentali che rendono necessario sospendere il giudizio. Li elencò circa un secolo dopo negli “schizzi pirronei”, Sesto Empirico, anche lui scettico greco. Pronti, dunque, per il sintetico viaggio alla scoperta di quanto elaborato da una delle menti più lucide (e dimenticate) dell’antichità.

Differenze tra gli animali. La differenza tra animali produce una grande diversità di rappresentazioni per l’uomo, che potrà dire come gli appare un oggetto, ma non quale esso sia in realtà.

Differenze tra gli uomini. Differiamo da qualsiasi altro uomo nell’anima e nel corpo, o in una sola di queste componenti. E anche dal punto di vista mentale siamo tutti differenti con affermazioni e giudizi discrepanti.

Differenze tra le sensazioni. Possiamo solo dire come ci appare un oggetto di volta in volta, non come sia in realtà. E se non ci riescono i sensi, anche la mente fallisce.

Circostanze. Ogni oggetto, ogni sensazione che ne deriva sono legati alle circostanze nelle quali si trova l’osservatore: veglia, sonno, affamati o sazi, fermi o in movimento, durante la gioventù o in vecchiaia. Anche in questo caso, viste le disuguaglianze è facile dire come appare ciascun oggetto, non quale sia in realtà.

Tempi e luoghi. Lo stesso portico visto da un’estremità pare restringersi, visto stando a metà sembra tutto uguale. Lo stesso remo, immerso in parte in acqua sembra spezzato, visto fuori dell’acqua sembra diritto.  E così via: tutti i fenomeni si vedono in un luogo, in un intervallo, in una posizione e dunque siamo costretti ancora una volta ad arrivare alla sospensione del giudizio.

Mescolanze. Nessun oggetto si percepisce in se stesso, ma almeno con altro. Si può affermare ciò che viene percepito insieme, non l’oggetto in sé.

Quantità e costituzioni degli oggetti. Esempio dei granelli di sabbia: presi a uno a uno, paiono ruvidi, messi in un mucchio danno impressione di morbidezza. Il rapporto di quantità e costituzione confonde la percezione degli oggetti.

Relazione. Qui siamo di fronte a una sorta di riepilogo da parte di Enesimeno. Tutto è relativo rispetto al giudicante: un dato animale, un dato uomo, un dato senso, una data circostanza; e tutto è relativo anche rispetto alle cose percepite insieme.

Continuità o rarità degli incontri. Il sole è certo molto più impressionante di una cometa; ma poiché vediamo continuamente il sole e raramente una cometa, dalla cometa siamo colpiti tanto da crederla un segno divino, mentre dal sole non siamo per niente impressionati. Possiamo dunque dire quale ci appaia ciascuna cosa a seconda della continuità o rarità degli incontri, ma non quale sia ciascuno degli oggetti esteriori.

Fatti morali. Qui si argomenta che non possiamo dire quale sia di sua natura un oggetto, ma quale appaia a seconda dell’educazione, della legge, del costume. Anche per ciò dobbiamo sospendere il giudizio sulla natura della realtà esterna.

 

Poco altro da aggiungere. Se non che la fascinazione nasce dal modo di ragionare di un uomo che di fronte alla vita e al mondo non si perde, anzi, scompone quel mondo e lo fa a pezzetti. Andrebbe insegnato a scuola, Enesidemo da Cnosso. Se la scuola servisse ad insegnare.