Don Piero Corsi: le donne sono causa del femminicidio. E la Chiesa tace

Don PIero Corsi
A Natale siamo tutti più buoni, soprattutto chi trasmette la Parola di Dio ai fedeli. Ma non sempre è così. Non lo è stato nel 2012 per il parroco di un paesino ligure.
San Terenzo a Lerici, il giorno di Natale, la bacheca di una chiesetta in provincia di La Spezia e un sito internet sono i quattro ingredienti della discutibilissima crociata che il parroco don Piero Corsi ha deciso di intraprendere contro le donne, stigmatizzandone il comportamento tanto da attribuire loro la responsabilità del femminicidio. L'ntransigente prelato di frontiera si ritiene così integerrimo e severo da aver assunto nella sua comunità il ruolo di sacerdote esorcista ufficiale della diocesi. L'ispirazione gli è venuta qualche giorno prima di Natale leggendo un articolo apparso sul sito radicale Pontifex.it. "Le donne, con i loro comportamenti e gli abiti succinti spingono alla violenza. La stampa fanatica e deviata attribuisce all'uomo questa spinta violenta, ma la colpa vera è di quelle mogli e madri che non guardano i figli, non cucinano, non lavano i panni. Insomma, non sono più l'angelo del focolare di un tempo. E se una famiglia si sfascia e si arriva al delitto spesso le responsabilità sono condivise". Un vero e proprio anatema che già da solo fa venire la pelle d'oca. Don Corsi pensa bene di fare sue queste parole - dimenticando l'abito che indossa e i valori che in nome del suo ruolo dovrebbe trasmettere alla comunità - e inizia la sua dura filippica contro le donne, diavoli tentatori. Stampa un volantino e lo affigge nella bacheca della chiesa nel giorno di Natale. I concetti espressi sono deliranti. Il documento recita: "Femminicidio: le donne facciano sana autocritica. Quante volte provocano?". E ancora "Possibile che in un sol colpo gli uomini siano tutti impazziti? Non lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso cadono nell'arroganza, si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni. E si vedono bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food". Poi: ""Quante volte vediamo ragazze e signore mature circolare per strada con vestiti provocanti e succinti? Quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre e nei cinema? Potrebbero farne a meno. Costoro provocano gli istinti peggiori e poi si arriva alla violenza o abuso sessuale (roba da mascalzoni). Facciano un sano esame di coscienza: forse questo ce lo siamo cercate anche noi?". Di certo è quantomeno curioso il regalo che don Corsi ha deciso di fare ai suoi parrocchiani, che non hanno affatto gradito nè il gesto nè il clamore mediatico che ha suscitato. Anche perchè don Corsi nei mesi scorsi aveva già fatto parlare di sè, quando nella stessa bacheca aveva esposto vignette contro l'Islam, suscitando reazioni musulmane in tutto il mondo, e ancora prima quando aveva brandito un candeliere contro un senzatetto che chiedeva l'elemosina in sacrestia.
Ma è questo, mi chiedo, il ruolo di un ministro di Dio? E cosa ha fatto la Chiesa in queste due settimane trascorse dall'affissione del volantino? Ha preso provvedimenti disciplinari? E, se non lo ha fatto (com'è stato), che significato ha questo silenzio?
In realtà, il volantino è stato rimosso in poche ore per ordine' del vescovo della Spezia Monsignor Ernesto Palletti che - dopo aver dichiarato "Nel volantino si leggono motivazioni inaccettabili che vanno contro il comune sentire della Chiesa" - lo ha convocato per un chiarimento, consigliandogli - solo - un momento di riflessione. Subito dopo sono stati diffusi falsi comunicati che annunciavano il suo abbandono dell'abito talare, immediatamente smentiti dallo stesso Don Corsi. "Mi prenderò un periodo di riposo ma non lascio la tonaca": sono state queste le sue dichiarazioni in un video registrato a cura della televisione diocesana.
Di certo, che sia una crociata, una battaglia o una guerra il comportamento di don Corsi nella società civile ha suscitato lo sconcerto.
Al suo fanatismo cristiano hanno subito replicato con sdegno le donne dell'amministrazione comunale che hanno definito 'farneticante' e 'provocatorio' lo slogan del parroco. Durissima la reazione di Telefono Rosa: "Chiediamo alle massime autorità civili e religiose che si attivino perché venga immediatamente rimosso il manifesto affisso dal parroco, e che riteniamo una gravissima offesa della dignità delle donne. Non è solo un problema di forma o di dignità lesa. Riteniamo che questo messaggio sia una vera e propria istigazione a un comportamento violento nei confronti delle donne, perché si offre una inaudita motivazione ad atti criminali contro di esse".
A don Corsi qualcuno dovrebbe far notare che nel 2012 sono state uccise più di 120 donne, una ogni sessanta ore. Vittime di uomini che spesso sono mariti, padri, ex o compagni di una vita. Forse sarebbe opportuno che - prima di denigrare il ruolo della donna e il fenomeno del femminicidio in allarmante ascesa - fosse proprio lui a farsi un profondo esame di coscienza.