Discriminazione territoriale? Giusto abolirla

Una delle prime azioni del neo presidente della FIGC Carlo Tavecchio, oltre alla nomina del nuovo commissario tecnico della nazionale di calcio Antonio Conte, è stata l’abolizione della norma sulla discriminazione territoriale. Si trattava, come ben ricordiamo tutti quanti noi, di un’azione che puniva, anche con la chiusura di alcuni settori dello stadio, le tifoserie che con cori o esposizioni di striscioni offendevano le tifoserie avversarie , discriminandole, a causa della propria provenienza geografica. Ad incappare in questa tagliola, nel campionato di serie A appena concluso, sono state le tifoserie di Juventus, Roma ed Inter. In merito a quest’argomento si era espresso anche lo zio del compianto tifoso napoletano Ciro Esposito, proprio a Scampia lo scorso luglio, intervenuto ad un dibattito intitolato "Lo sport contro il sistema delle mafie", il signor Vincenzo aveva proposto di "adoperarsi per insegnare agli studenti i valotri del calcio e dello sport". Un’idea sulla quale si era espresso, molti anni fa, anche il grande campione Agostino Di Bartolomei che più volte aveva proposto, lo possiamo leggere anche nel su libro postumo “Il manuale del calcio”, di inserire nei programmi scolastici l’insegnamento della storia dello sport. Si tratta di proposte interessanti, articolate, profonde che vanno al di là dell’emergenza e guardano con attenzione al futuro. L’abolizione di questa norma, però, ha destato tanto scalpore e rabbia soprattutto tra la tifoseria partenopea che in giro per l’Italia raccoglie, ingiustamente, insulti di ogni genere. Ma di offese territoriali sui campi di gioco del Bel Paese, quando superiamo il Garigliano, ne raccogliamo tante anche noi granata. Bergamo, Verona, Firenze, Terni e Perugia solo per citare qualche piazza, non fanno mai mancare i loro affettuosi cori ricordandoci ogni volta che ci incontrano la nostra provenienza. Però in quest’Italia dei Campanili, messi insieme per sostenere gli interessi di una parte di esso, le terre del nord, e non riunito per bisogni patriottici, reputo giusto che la Figc abbia eliminato questa norma. I cittadini non si creano nel recinto di un’arena sportiva ma tra i banchi di scuola. A proposito, avete sentito qualche politico nostrano proporre qualcosa per formare le intelligenze del futuro? Allora perché limitare allo stadio l’impedimento di offese territoriali se poi fuori dagli spalti se ne potrebbero dire di tutti i colori? E poi, ci vorreste togliere anche la soddisfazione di ritornare, con la nostra Salernitana, in stadi come il Bentegodi di Verona e di trovarli vuoti?