De Luca, "il fatto non sussiste" non cancella i fatti esistenti

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Si dice che le sentenze si eseguono, non si commentano. Tanto più quelle di cui non siano ancora note le motivazioni. Nel nostro ordinamento giuridico, l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” si configura quando il reato, addebitato nell’imputazione formulata dal pubblico ministero, non ha trovato riscontro in ciò che è risultato dal dibattimento, (cioè non è stato provato); il fatto storico che è stato ricostruito dalla pubblica accusa non rientra nella fattispecie di reato dal punto di vista degli elementi oggettivi”. (Wikipedia). Il reato di abuso di ufficio non è facile da provare, proprio perché è difficile da provare un suo elemento costitutivo che è il cosiddetto “dolo intenzionale”. Riguardo al quale, qualche chiarezza in più è venuta da una sentenza del 17/1/2014 della Terza Sezione penale della Cassazione, relatore il Consigliere Vito Di Nicola, fino a qualche anno fa Gip a Salerno. In attesa delle motivazioni, per ora c’è una sentenza di assoluzione della quale si deve prendere atto, perché nei Palazzi di giustizia si condanna, ma si assolve anche. Per i giudici di Appello, l’ex sindaco di Salerno, nel 2008 Commissario governativo per l’emergenza rifiuti con il compito di realizzare in città il secondo termovalorizzatore della Campania, nominando il “suo” capo-staff Di Lorenzo project manager e coordinatore del gruppo di tecnici impegnati su quel progetto non commise alcun abuso di ufficio, perché quella nomina, e il conseguente trattamento economico previsto, di fatto non lo avvantaggiavano dal punto di vista economico rispetto ad altri funzionari comunali. Questo ha detto l'esito del processo. Ma la vicenda – è noto – ha risentito per molti mesi di implicazioni politiche pesanti sull’attività di più di un'istituzione. Fa bene il Governatore ad augurarsi che “si esaurisca la tendenza dilagante a calpestare con disinvoltura la dignità delle persone”. Ma – come ama spesso ripetere – la giustizia deve fare il suo corso. Anche con lui. Gli auguriamo perciò di ricevere altre assoluzioni, se potrà dimostrare la propria estraneità agli addebiti contestatigli nei processi in corso e in qualche altro in arrivo. Intanto sarebbe auspicabile desse atto che a lui – e a qualche altro gratificato – è riuscito di bloccare l’esecutività della sospensione dalla carica prevista dalla Severino, attivando una giurisprudenza creativa che si è “spinta” (con abuso di potere censurato dalla Cassazione) a sospendere un DPCM anziché rinviare la questione all’Alta Corte rilevando conflitto di giurisdizione. Ora che è stato “lavato” l’affronto per l’ingiusta condanna penale in primo grado – che ha rischiato di bloccargli sul più bello la carriera politica –  si dimostri uomo delle istituzioni, lasciando che il Ministro dell’Interno nomini finalmente un Commissario al Comune di Salerno, illegittimamente occupato da un suo ff dopo la nota riconferma in appello della decadenza da sindaco. Questa campale battaglia legale – in cui spesso ha avvertito il fiato sul collo di “una aggressione politica e mediatica per nulla” – la deve tutta al proprio “brutto” carattere. Cui al massimo avrà dato una manina l’altra faccia della medaglia che è la sua irrefrenabile devozione per il potere. Certo arrivare a sostenere – come ha fatto l'avv Carbone coi giornalisti che “abbiamo una sentenza di una corte autorevole e soprattutto capace di indipendenza” lascia non poco perplessi. Indipendenza da chi, da che cosa? Dai media, per caso? Un avvocato del suo calibro dosa sempre le parole. Cosa avrà voluto comunicarci, dunque, che dove il collegio della seconda Sezione penale del Tribunale di Salerno non aveva mostrato il massimo di indipendenza dalla pubblica accusa, aveva sopperito quello di appello presieduto dal dottor Michelangelo Russo (fratello di Remo per molti anni direttore del Parco scientifico e tecnologico di Salerno, che aveva tra i soci il Comune), invitato su FQ ad astenersi – per motivi di opportunità - dal processo-De Luca, dopo un’interrogazione dei deputati di Sel, Scotto e Fava, risultando a suo carico un’inchiesta (poi archiviata) per intromissione indebita nel fascicolo Sea Park in cui era indagato De Luca? Fatto sta che questo processo è durato l'éspace d'un matin, come da previsioni. Cosa sarebbe accaduto a seguito di una conferma della condanna, a Roma, prima ancora che a Napoli? Sarà pure vero perciò che “il fatto non sussiste”. Altri tuttavia sussistono. E tra questi, uno eclatante sintetizzato in questo titolo del Corsera di ieri: l'assoluzione "abroga" la Severino. C'è una legge che l'Alta Corte si ostina a mantenere in vita perché conforme ai princìpi, mentre chi avverte l’importanza di chiamarsi De Luca si è permesso di “impacchettarla, infiocchettarla e metterla in frigo”. Perché mai? Perché "vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare".