Da Agostino a Schettino

Da Agostino a Schettino potrebbe essere uno slogan coniato per raccontare un Paese, l’Italia, dove i Capitani non si assumono le proprie responsabilità. Quelle per le quali sono pagati e dovrebbero poi metterci quel qualcosa in più. In fondo un Capitano è colui che dà il buon esempio ai propri compagni, colui che nella buona o cattiva sorte rappresenta un punto di riferimento, colui che non indietreggia mai. Da Agostino a Schettino sono trascorsi poco meno di vent’anni, ma di mezzo c’è la fotografia di un Paese dove bisogna chiedere conto sempre agli altri anche per quello che si è commesso con dolo o negligenza. Da Agostino a Schettino, di mezzo c’è l’Italia dov’è normale pagare una tangente per ottenere un appalto. Si tratta di una foto di chi le matasse ingarbugliate preferisce farle sbrogliare ad altri. Da Agostino a Schettino, questa è l’Italia di chi non preferisce le passerelle con le luci della ribalta, meritate sul campo con sudore e sacrificio, e chi invece su quelle passerelle ci salta su per godere di luci artificiali. Da Agostino a Schettino è la foto dell’Italia di chi preferisce solamente dichiarare di non avere colpe, affidando ad altri il compito di far emergere chissà quali verità. Da Agostino a Schettino è l’Italia dei Capitani, ma di quali Capitani? Un vero Capitano è colui che non esercita il proprio potere per ottenere privilegi, ma quel potere lo mette al servizio dei compagni. Da Agostino a Schettino è l’Italia di chi ha sempre una giustificazione. In fondo un vero Capitano è capace di patire in silenzio, lasciando la scena e pagando anche per colpe altrui. Da Agostino a Schettino, la fotografia di un Italia. Io preferisco quella di Agostino.