Crescent: la fretta spinge a sbagliare

L'armonico inserimento

“ Niente ci fa perdere più tempo della fretta”. L'aforisma di Gervaso – uno dei più corrosivi scrittori italiani viventi (non a caso le biografie dicono che fu Montanelli a presentarlo al Corriere) sembra scritto “su misura” per la vicenda-Crescent. In fretta infatti si arrivò al varo del progetto (tralascio il timing avendone scritto in altra occasione). In fretta fu fatto il percorso per arrivare al silenzio-assenso della Soprintendenza (che attendeva il parere del Ministero). In fretta furono date le autorizzazioni paesaggistiche che, carenti di motivazione, furono annullate da Palazzo Spada. In fretta il Comune “si piegò” (vogliamo sperare non si sia liberamente “offerto”) alla richiesta del contraente di riconoscergli il risarcimento, se l'Ente fosse risultato soccombente anche in uno solo dei giudizi pendenti. In fretta si progettarono i lavori sulla Piazza, sicché ci si accorse strada facendo che sotto il sedime fluivano falde acquifere in pressione (attestate da sondaggi nell’area vecchi di anni). In fretta nel luglio 2012 si affermò che 20 giorni sarebbero bastati per riparare il solaio crollato nel Settore 2. E da allora di giorni ne sono passati oltre 1.000. In fretta, infine, il 1° dicembre scorso, la Giunta comunale rinviata a giudizio (presenti sindaco e assessori - mancava Calabrese ma c’era anche Savastano, estraneo al processo) ha deliberato il nuovo PUA del sub-comparto 1 di Santa Teresa. Il nuovo Piano attuativo che accoglie le prescrizioni del Soprintendente Miccio (parere prot. 27355 del 24 ottobre scorso). Ed è proprio questa data a far capire che al Comune quando vogliono sanno essere più veloci del Pelìde Achille. Nella delibera 377 del 1° dicembre, infatti, è detto che essa viene assunta sulla base delle “variazioni apportate al sub-comparto 1 secondo la documentazione tecnica prot. n.175856 del 6 novembre 2014. Tra il 24 ottobre (parere di Miccio) e il 6 novembre corrono 10 giorni lavorativi. In questo breve tempo si è provveduto a: notificare al Comune il parere di Miccio (con la PEC si fa presto), rilasciare da parte del competente Ufficio del Comune l’autorizzazione paesaggistica n. 88/2014 (di cui si ignorano però contenuto e data) e infine, allestire la documentazione tecnica (carte progettuali è da immaginare) di cui al prot. 175856 del 6 novembre. E’ vero che a cassare le Torri T2 e T4 e l’edificio Trapezio si fa presto. E si fa presto anche a modificare l’altezza dell’edificio riducendo di 50 cm. il cornicione. Ma un po’ di giorni in più forse sarebbero serviti per riprogettare a verde attrezzato a parco (con eventuali attrezzature per il tempo libero) le aree liberate degli edifici “abbattuti”, per destinare a standard di interesse comune le superfici del sottopiazza-frontemare (dopo la decisione di non assegnarle più ad attività commerciali, spostandovi parte della Movida dalla città antica, sicché anche questa “priorità” è miseramente evaporata), per ricomporre la linea di costa ripascendo l’arenile e mettendo in evidenza la nuova foce del Fusandola. Bisognerebbe approfondire. Resta la novità che forse per la prima volta nel nostro Paese una Giunta deliberi senza farsi problemi sopra una materia riguardo alla quale è sotto processo. Modificando nei fatti – così sembrerebbe, anche se dietro impulso del Mibact – i termini di almeno qualcuno degli addebiti mossi. Più che a reiterare reati, l’attività messa in campo – ottemperando alle prescrizioni del Soprintendente, a sua volta chiamato in causa dal Consiglio di Stato – sembra qualificarsi sotto il profilo sostanziale come volta ad ottenere la derubricazione di qualcuna delle ipotesi di reato. Ma la vera grande spada di Damocle che grava sulla Delibera 377 è la sentenza di appello nel giudizio sull’incompatibilità. Che ne sarà degli atti sindacali adottati, se quella sentenza dovesse produrre effetti giuridici ex tunc?