Continuismo la patologia di Renzi?

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In questa città le primarie sono diventate un rituale piccolo borghese. Nel giorno dell’Immacolata, si incontravano sul corso capannelli animati dalla fatidica domanda: “sei andato a votare?”. Qualcuno era più diretto: “Hai votato Renzi?”. La prevista vittoria del sindaco di Firenze ha reso la consultazione più noiosa del Monopoli. L’unico a regale un sussulto è stato il duplex che, con la percentuale bulgara della “Convenzione”, ha rianimato il dibattito congressuale. I media locali hanno scritto che il risultato delle primarie di Salerno città (73%) è secondo solo a quello toscano (78%). È corretto confrontare il dato di un capoluogo con quello di una regione? Se guardiamo, invece, ai dati provinciali notiamo che il 70% del salernitano è lusinghiero ma si piazza al di sotto di altre province, per esempio le piemontesi Cuneo (77%) e Asti (73,20%). Renzi ha sfondato in tutte le regioni ma – come ha scritto il direttore di Fanpage – se da un lato sembra aver smosso l’elettorato attivo deluso dalla “non vittoria” di febbraio, dall’altro si intravede il pericolo di una delega in bianco all’uomo forte (e suadente) capace di risollevare la nazione.

La prima prova del neo eletto (la nomina della squadra), in verità, ha le stimmate di un’insopportabile patologia italiana: il continuismo, usato come fattore di stabilizzazione per mitigare la portata “rivoluzionaria” del cambiamento. Prendiamo i due campani nominati nella segreteria: Francesco Nicodemo, renziano della prima ora, ha legami strutturali con Bassolino e la fondazione Sudd (chissà cosa ne pensa il nostro che si è proposto come tutore delle plebi meridionali); Pina Picierno, invece, è politica navigata. Eletta deputata giovanissima nel 2008 entra nel governo ombra dell’era Veltroni. Rieletta nel 2013 diviene componente della segreteria di Epifani con delega alla legalità, confermata ora da Renzi. È il tributo pagato al sostegno di Francescini? Il premio ad un’amica demitiana dei tempi della Margherita? La Picierno appartiene alla razza politica che sfrutta la retorica antimafiosa per conquistare la ribalta nazionale. Non è una professionista in senso sciasciano, piuttosto la potremmo definire una “miracolata” dell’antimafia. Va in giro a professare le sue competenze in materia (per convincere soprattutto se stessa), sciorinando immaginarie battaglie contro i casalesi, proposte di legge e interpellanze parlamentari. La ragazza ci prova, è ammirabile per la tenacia e prima o poi riuscirà a convincere qualcuno che ha il garbo di ascoltarla. Non è che il segretario, mentre cambia verso, si distrae e compie un giro di 360 gradi rischiando di tornare indietro? Staremo a vedere, intanto qualche appetito notabiliare è stato soddisfatto. Con questa segreteria Renzi ha confermato l’idea di essere poco interessato al partito, la cui conquista è considerata necessaria solo per spiccare il successivo salto. Giusto il tempo di sistemare alcune questioni (selezione di segretari regionali fidati, varo di una legge elettorale conveniente, formazione delle liste con candidati devoti) e poi via verso il governo: chi ha avuto, ha avuto; chi ha dato, ha dato. Spero davvero di sbagliare su Renzi e la Picierno; sono sicuro, anzi, che la deputata sarà in grado di predisporre un articolato programma di misure antimafia da far approvare alla maggioranza parlamentare dopo un serrato confronto con gli elettori del Pd che hanno a cuore l’argomento, nonostante non siano mai entrati in un’aula parlamentare.