Con Mariano Rigillo si chiude la stagione di prosa del Teatro Verdi

rigilloTutti tramano contro Joe Keller, lo spavaldo uomo d’affari americano che si è macchiato di qualche peccatuccio: ha venduto aerei difettosi, una ventina di piloti ci hanno rimesso la pelle ma lui ha scaricato tutto sul socio che è in galera al posto suo. E’ il capitalismo, bellezza, ci diceva già nel ’47 Arthur Miller, non ancora marito di Marilyn ma esordiente autore di successo. Subito dopo infatti arriva quell’altro capolavoro di “Morte di un commesso viaggiatore” mentre Irving Reis porta “All My sons” sullo schermo con Edward G. Robinson e un giovane Burt Lancaster. Ma mentre Keller scarica e dimentica, la colpa si presenta inesorabile a chiedere il conto sotto varie vesti: quella del figlio Chris che vuole sposare la giovane già promessa del fratello disperso in guerra, figlia a sua volta del socio ingiustamente incolpato; la moglie che come una eroina di Ibsen si è chiusa nella negazione del suo dolore e aspetta con rabbia il ritorno del figlio. Da fuori arrivano ad uno ad uno i messaggeri del dramma, come in una tragedia greca; e come in  Cechov i personaggi si abbandonano a conversazioni frivole, a letture svagate di giornale in una sorta di moderno giardino dei ciliegi disegnato da Antonio Fiorentino. Lo spettacolo di chiusura di stagione, interpretato da Mariano Rigillo, prodotto dal Teatro Stabile di Catania con la regia di Giuseppe Di Pasquale, ritorna a collaudate proposte di buona tradizione, con la scelta di un classico del ‘900, già oggetto di famose messe in scena italiane, tra le ultime quella di Umberto Orsini e Giulia Lazzarini con la regia di Cesare Lievi. In pieno dopoguerra il teatro di Miller mette l’accento su una America che si lecca ancora le ferite della sua vittoria, e fa i conti con un capitalismo che prospera anche sulla morte e tutto travolge nel suo catastrofico cammino. Un’opera profetica che aveva visto lontano che lo stesso autore definì “destinata all’avvenire”. Keller assiste così alla rovina di se stesso e della sua famiglia fino ad arretrare e alla fine a soccombere.  Una ottima interpretazione di Rigillo insieme ad Anna Teresa Rossini,  Filippo Brazzaventre, Annalisa Canfora, Barbara Gallo, Enzo Gambino, Giorgio Musumeci, Ruben Rigillo, Silvia Siravo, molti applausi. Con Rigillo si è chiusa, nella giornata mondiale del teatro, la stagione di prosa del Teatro Verdi. Una stagione nella quale hanno prevalso, tra proposte più leggere e musicali, titoli di ottimo teatro d’autore come il magnifico "Le voci di dentro" di Eduardo e Toni Servillo;  lo straordinario Pippo del Bono; Marco Paolini e altri appuntamenti che hanno reso il cartellone  stimolante. Alcuni di questi titoli erano  in collaborazione con la Fondazione Salerno Contemporanea che hanno certo rinnovato l’offerta ma hanno anche  posto ulteriori interrogativi sullo spazio del Ghirelli che nonostante cospicue risorse, non riesce ad ospitare spettacoli di un certo spessore e da cui giungono voci inquietanti di crisi, di personale non pagato. D’altra parte non risultano visibili i bilanci della Fondazione che pure il recente criterio Bray ha reso obbligatori.  Né  l’importante collaborazione con l’Università sembra aver dato i suoi frutti visto che proprio gli spettacoli della Fondazione erano quelli più disertati dal pubblico come anche gli incontri tenuti all'Ateneo. Evidentemente non c'è stata una buona politica di promozione  verso gli studenti, come laboratori, prove aperte,  una gestione più consona al carattere "europeo" dello spazio della Salid, una ex fabbrica  che non merita di diventare una piccola succursale della sala Assoli di Napoli.  Non un evento significativo è stato organizzato, ad esempio, in occasione della giornata mondiale del teatro, cui hanno invece opportunamente provveduto il Teatro delle Arti e il Teatro Nuovo.