Chi proverà a insidiare lo strapotere di De Luca

 

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Nella Salerno di questo scorcio d’estate, a nove mesi dal voto amministrativo, una domanda attraversa l’aria rovente: dopo oltre 20 anni di dominio assoluto di Vincenzo De Luca sulla città, si intravede all’ orizzonte chi possa strappargli di mano il bastone del comando? L’impresa è senza dire ardua. Intanto perché – stralciando dalla Summa andreottiana – il potere logora chi non lo usa. Ma non è il caso di Salerno, dove – per restare alla sentenza di un giudice – di potere si è fatto persino abuso. E poi perché l’artefice di quel complesso sistema di potere, si è appena trasferito a Napoli, sulla plancia di comando di quella Regione indicata per anni come il grande “nemico” di Salerno che ne bloccava la crescita stringendo i cordoni della borsa. Ora che la scena è mutata, si cercherà di dimostrare che il progetto della “Grande Salerno” potrà uscire dal pantano, se la Regione troverà i fondi per rifinanziarlo e completarlo. Ma la Regione non metterebbe 1 euro in mano a politici che quel progetto hanno avversato, e che, se premiati dal voto, sarebbero tentati di abbandonare o rivedere. Il succo di questo discorso – che sarà esplicitato a suo tempo – è che se si vuole che il progetto di trasformazione urbana della città arrivi a compimento, bisognerà dare continuità alla sua guida amministrativa per metterla in condizione di sfruttare appieno la felice fase di congiunzione tra l’astro nascente di levante (Salerno) con la Supernova di ponente (Napoli). In tale logica, appare del tutto tattica la scelta di non far scendere ora in campo il più giovane dei rampolli del Governatore, attribuendogli qualcuna delle deleghe lasciate libere dagli assessori migrati a Napoli. Non aveva senso esporlo ora, visto che a riflettori spenti potrà dedicarsi al lavoro di messa a punto della rete relazionale messa su in 20 anni dal padre. Del resto, solo il nome di un De Luca – ora che anche Bonavitacola sarà assente da Salerno – può stoppare sul nascere eventuali ritrosie tra i deluchiani. Fuori della loro grande galassia, si agitano, con peso e prospettive molto diversificati, tutti quelli che vorrebbero ma che finora non sono riusciti a chiudere la lunga esperienza del deluchismo a Salerno. In verità, non ci hanno mai provato sul serio. Non disponendo nell’ immediato (perché non lo hanno mai sul serio cercato) di un nome di grande profilo morale e intellettuale su cui convergere – una tantum – tutti con un programma comune, hanno buttato la spugna ancor prima di salire sul ring. Si è scartata l’idea di fare fronte comune – confondendola con una “grande ammucchiata” – e ora non resta che l’ipotesi di aggregare spezzoni di partito e movimenti in liste civiche di programma. Ignorando che sono i voti a far vincere. E che i voti si aggregano dietro interessi organizzati e protetti coi programmi. Il centro-destra sembra colpito da una crisi irreversibile. Ha sprecato un enorme patrimonio di consenso, in baruffe personali che hanno stufato e allontano gli elettori. I suoi personaggi maggiori sono attratti da discussioni sui massimi sistemi. Hanno avuto verso De Luca un atteggiamento ondivago, contribuendo a farne un “mito” (Verdini, Carfagna e talvolta anche Cirielli). Sicché oggi, oltre i loro cerchio magico di aficionados, nessuno di quelli ai quali non piace né il personaggio De Luca né la sua politica dell’apparire si metterebbe dietro le loro bandiere. Resistono in quel milieu personaggi di qualità, ma hanno difficoltà ad imporsi come gruppo dirigente, perché anche lì le stellette le assegnano sempre i "nominati”. In un contesto di questo tipo, le minoranze come Sel hanno difficoltà, da sole, a muoversi e ad organizzarsi. C’è un sorprendente fermento culturale e politico, invece (almeno a giudicare dalle prime uscite pubbliche, come quella di venerdì al Centro sociale con oltre 100 partecipanti) attorno al M5S. Una novità assoluta per i cittadini di Salerno, che sono stati coinvolti nell’ appassionante progetto di “scrivere” essi stessi (attraverso la piattaforma informatica chiamata non a caso “Ippocrate”) il programma politico che vorrebbero vedere attuato nella città. Un fatto non formale, che inaugura un modo nuovo di relazioni tra politica e cittadini che si trattano alla pari, e in cui i politici hanno lo stesso peso del singolo cittadino. La conquista di un “modo nuovo” di concepire e fare politica, e la speranza che anche qui da noi le buone pratiche riescano alla fine a mettere radici. Una responsabilità di cui non solo i pentastellati devono farsi consapevoli, ma anche ciascun  libero cittadino di Salerno.