Caso Crescent: è soltanto un brutto pasticcio

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Con il proprio commento di ieri all’Ordinanza del Tribunale del Riesame sul sequestro del Crescent, il governatore De Luca ha fatto buon viso a cattivo gioco. Del resto, il responsabile politico del progetto è solo lui. Lui ha voluto Bofill. Lui ha voluto (imponendo tempi strettissimi all’archistar catalana) quel progetto. Lui ha dettato le linee guida dei bandi di gara. Lui ha voluto che per un unico Pua si procedesse con due distinti bandi, uno per la mezzaluna, e l’altro per la piazza, benché la realizzazione di quest’ultima fosse posta dal Puc (ma non dal Pua) a carico del soggetto privato attuatore. Questa la motivazione con la quale l’Ordinanza del Riesame ha confermato il sequestro della parte di edificio realizzata:«ancora una volta l’Amministrazione comunale di Salerno», benché rinviata a processo, «non si era sentita in dovere di effettuare il calcolo degli oneri di urbanizzazione secondo le prescrizioni sul punto del Puc e non aveva quindi richiesto alla Crescent Srl il pagamento della somma mancante a titolo di conguaglio prima di emettere i permessi di costruire del 2015». E per questa ragione un po’ di gente è finita sotto processo per abuso di ufficio e altro. Era scontato che di fronte a contestazioni così nette, “the Voice” si facesse sentire. Per dettare la linea da seguire: un accordo tra Comune e impresa sulla somma da versare, perché – inutile nasconderlo – i giudici (quelli del Riesame, ma anche i Pm che lo hanno rinviato a giudizio) hanno ragione da vendere.  Anche stavolta – come avvenne quando crollò la piazza nel settore 2, e assicurò che in 15 giorni sarebbe stata riparata – ha ridimensionato il fatto, dichiarando che «è inimmaginabile che un imprenditore che investe 60 mln di euro ne debba prevedere altri 25 a proprio carico per gli oneri della piazza». Ma stanno davvero così le cose? Assolutamente no. Intanto, l’investimento finale per l’imprenditore in questione non sarà solo di 60 mln. Egli realizzerà infatti il 70% di appartamenti e il 30% di negozi e box previsti per l’intero progetto valutato da Sole 24 (20 luglio 2012) 150 mln di euro. Ridurlo ora a 60 (poco più dei 50 mln che il costruttore ha indicato quale valore dell’edificato) significa ridurlo di circa il 43%. E basta saper fare di conto per capire che esso non torna. Seguendo l’impianto del Riesame, si apprende infatti che il Comune per realizzare la piazza (che il Puc- ma non i due Pua- metteva a carico del privato attuatore) ha speso 16 mln di Fondi "Europa Più" e utilizzato 23 mln di un mutuo con la CDP. Ad essi vanno aggiunti i 14 mln necessari per metterla in sicurezza secondo le indicazioni della consulenza-Augenti. E qui siamo al primo controsenso. Se il Puc poneva a carico del privato attuatore l’onere edificatorio della piazza, a chi compete ora farsi carico del costo aggiuntivo per metterla in sicurezza e completarla? Considerando poi il fatto che il Puc parla di soggetto privato attuatore, è chiaro che se i soggetti sono due, l’intervento – per equità – dovrebbe ripartirsi pro-quota. E siccome il secondo soggetto privato (l’ex proprietà del Jolly e i suoi aventi causa) non ha messo neppure la prima pietra, non si sa neppure se il Crescent si conformerà al secondo Pua o resterà come appare ora, incompleto sul lato verso il lungomare. Né si sa a chi competerà costruire la parte di piazza nel settore 1. Reati a parte, il Comune si è cacciato in un guazzabuglio nel quale si sono sommati errori a negligenze. Come quella di aver accettato a suo tempo dalla Crescent Srl una polizza fideiussoria a garanzia degli oneri di urbanizzazione, rilasciata dalla “City Insurance” con sede legale a Bucarest, sospesa prima in Italia dall'Isvap, e nel febbraio scorso anche dall’Autorità di vigilanza rumena. Perciò, anche se l’accordo sarà trovato (con i due soggetti privati, escludendo ogni compensazione futura), si dovrà tener conto della modifica dell'intervento sulla piazza, tenendo fuori dalla contabilità i costi per sopraelevare il solaio di calpestio. Sulla struttura gravano intanto altre due inchieste (quella della mega Variante da 8 mln – contestata dalla perizia-Augenti – e quella relativa all’interramento sotto la piazza dei rifiuti della demolizione del pastificio Amato). E mentre Italia Nostra e No Crescent tramite l'avvocato Agosto diffidano l'architetto Cantisani, e il Governatore De Luca (in via sostitutiva) a compiere subito gli atti di demolizione ”dell’opera abusiva Crescent”, un sottile filo àncora l’intero progetto al sistema di legalità repubblicana: l’autorizzazione paesaggistica sul Crescent considerata dal CdS illegittima, ma presente. Ma che l’ex Soprintendente Miccio, sentito come testimone, ha negato sia mai arrivata sul suo tavolo. E se il processo in corso proverà che ha detto il vero, tutta questa brutta storia forse uscirà dalla cronaca per finire di corsa in un intrigante best seller.