Carfagna: "Occorre che il nuovo Governo riattivi l'impegno per la tutela delle donne"

Mara Carfagna - credit TM NewsInfophoto (4)Ministro per le Pari Opportunità del Governo Berlusconi, oggi Mara Carfagna è portavoce del Pdl alla Camera. La parlamentare è tornata nella sua Salerno per il tempo di un weekend dopo giorni romani impegnativi e tribolati che hanno visto la rielezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica. L’unico Presidente ad essere stato riconfermato nella storia repubblicana.
Onorevole Carfagna, dalla vicenda dell'elezione del capo dello Stato il Pdl sembra uscito rafforzato. Non altrettanto si può dire del Pd…
“E’ vero. Il Pd in questi giorni ha dato prova di grandi divisioni. Lacerazioni interne che hanno portato, qualcuno dice, allo sfaldamento forse definitivo del Partito Democratico. Un partito che si divide sull’elezione del Presidente della Repubblica ha di certo seri problemi. Il Pdl ha dimostrato invece grande coesione fin dal giorno dopo le elezioni politiche quando il risultato che è emerso ha consegnato al Parlamento e al Paese quelle che qualcuno ha definito ‘tre minoranze politiche’: centrodestra, centrosinistra e il movimento di Grillo. Noi siamo stati sempre compatti nel chiedere un Governo di grande coalizione, non certo perché facciamo i salti di gioia a governare con il Pd, ma perché a differenza del Pd anteponiamo gli interessi del Paese a quelli che sono gli interessi di parte. Riteniamo che in questo momento il Paese necessiti di un Governo forte, stabile, autorevole, in grado di fare quelle cose immediate che servono alle imprese, ai cittadini e alle famiglie per affrontare la più grave recessione che l’Italia si trova ad affrontare dal dopoguerra. Siamo stati compatti anche quando si è trattato di ragionare sui nomi da accettare in merito all’elezione del Presidente della Repubblica. ‘Accettare’ perché la proposta spettava al Pd, in quanto è il partito che detiene la maggioranza numerica all’interno di una delle due Camere. La nostra compattezza ha premiato il Pdl visto che gli ultimi sondaggi ci danno 5 punti percentuali in vantaggio rispetto al Pd”.
Se si tornasse alle elezioni, quali scenari potrebbero prospettarsi, secondo lei?
“Vinceremmo sicuramente sia alla Camera che al Senato. Certo, se il Pdl facesse quello che ha fatto il Pd in questi 60 giorni, spingerebbe per andare alle elezioni, perché queste ci consegnerebbero la maggioranza assoluta in entrambe le Camere, ma noi riteniamo che non sia questo ciò di cui il Paese ha bisogno. Ora c’è bisogno di un Governo solido, di ampia maggioranza parlamentare per varare quei provvedimenti che possano affrontare le urgenze e le priorità del Paese. Credo che i cittadini questo l’abbiano capito. Hanno capito che il Pdl non insegue interessi di parte, così come hanno visto che il Pd in questi 60 giorni ha dato la peggiore prova di se stesso. Se non abbiamo un Governo è proprio per la testardaggine del Pd e per la sua perseveranza ad inseguire gli interessi di partito. Ma non è stato capace neanche di fare questo perché poi il partito è imploso sotto il peso delle sue contraddizioni e divisioni interne”.
Con Napolitano, si prospetta un Governo di larghe intese. Nel suo discorso d’insediamento il Presidente ha sottolineato che ‘le intese sono necessarie’.
“Vedremo il Pd cosa farà. Sembra che, come nel caso delle dichiarazioni di Rosy Bindi, queste persone continuino ad essere arroccate dentro il Palazzo e non capiscano cosa accade fuori. Mi auguro che il Pd faccia un esame di coscienza e capisca la drammaticità della situazione e le gravi responsabilità che si è assunto in questi 60 giorni. Non è più il momento di inseguire i propri interessi ed ascoltare la pancia dei militanti ma di pensare al Paese e alle riforme di cui ha bisogno. Spero che il Pd dia prova di responsabilità e di saggezza e che grazie all’autorevolezza e alla mediazione di Giorgio Napolitano, si possa arrivare a formare immediatamente un Governo rappresentato dalle principali forze politiche che siedono in Parlamento”.
In provincia di Salerno la scissione del centrodestra, con la nascita di ‘Fratelli d’Italia’, ha provocato il passaggio del Pdl all’opposizione, insieme all’Udc.
“Le divisioni sono sempre foriere di penalizzazioni e di svantaggi per chi le produce e chi le subisce. Mi auguro che si possa ritrovare la composizione e l’unità, soprattutto quando le scissioni avvengono non sulla base di una diversità di vedute e di opinioni, ma di altre questioni poco rilevanti. Non ha senso procedere separati e in ordine sparso. Anche in Provincia di Salerno noi del Pdl abbiamo avuto un atteggiamento responsabile e ci sentiamo con la coscienza a posto. Abbiamo preso atto di una rottura unilaterale e non potevamo che comportarci così. Ci è costato molto, abbiamo preso del tempo, tentando anche una mediazione a livello nazionale, ma non è stato possibile arrivare alla ricomposizione della coalizione. Non ci restava altro che comportarci di conseguenza. I problemi, però, mi preme dirlo, riguardano solo Salerno. Per il resto della regione così come a livello nazionale non si mette in discussione che siamo alleati”.
Quale ritiene essere, attualmente, il ruolo della donna in politica e nel Pdl?
“Penso che il Pdl abbia dimostrato grande modernità nel momento stesso in cui ha affidato ruoli di grande responsabilità alle donne all’interno del partito e del Governo Berlusconi del 2008, che ha visto la presenza di donne giovani come la sottoscritta, Mariastella Gelmini, Giorgia Meloni, ma anche uomini giovani come Angelino Alfano e Raffaele Fitto. Questo lo si deve alla lungimiranza e alla visione di modernità che contraddistingue Silvio Berlusconi. Credo che il nostro partito sia quello che più ha investito sui giovani e sulle donne”.
Negli anni in cui è stata Ministro per le Pari Opportunità, quale bilancio ha potuto tracciare della condizione femminile in Italia e della lotta contro le discriminazioni e la violenza sulle donne?
“Sicuramente c’è ancora molto lavoro da fare. Ma occorre anche valutare i grandi passi avanti che sono stati fatti in questa direzione. Spesso alle Nazioni Unite mi sono trovata di fronte a colleghe europee o americane che mi chiedevano di spiegare loro non solo la normativa italiana contro la violenza e lo stalking, ma anche il sistema di protezione, i centri antiviolenza ed altre questioni legate alla tutela della donna. Bisognerebbe fare di più. Sono andata via dal Ministero firmando come ultimo atto il Primo Piano Nazionale Antiviolenza, che prevedeva la predisposizione di un’azione sinergica tra tutti gli attori istituzionali e non istituzionali che sul territorio nazionale sono impegnati nel contrasto alla violenza sulle donne. Attraverso un finanziamento di oltre 18 milioni di euro, quel Piano nazionale prevedeva il sostegno ai centri antiviolenza, quelli già esistenti – e quindi l’implementazione dei servizi – ma anche la possibilità di costruirne nuovi in zone in cui è superiore il gap, come il Mezzogiorno. Quei soldi servivano anche la formazione di operatori sanitari che si trovano a dover affrontare casi di violenza sulle donne, ma anche la formazione del personale di base per uniformare tutto il trattamento sul territorio nazionale".
Il Piano è stato messo in atto dopo che lei ha lasciato il Ministero?
"Mi dispiace dire che il Governo Monti ha poco investito su questo tema. Più volte abbiamo chiesto al Ministro Fornero di darci notizie circa l’attuazione di questo Piano, ma non abbiamo ricevuto risposte. Ed è un vero peccato perché è stato emanato in seguito ad un lavoro durato un anno, che ha coinvolto tutte le associazioni operanti nel settore ed è stata una piccola vittoria per chi da tempo è impegnato nell’opera di contrasto alla violenza sulle donne. Mi auguro che nel prossimo Governo si possa trovare un interlocutore attento e sensibile a queste problematiche per proseguire su questa strada e fare in modo che l’Italia possa essere sempre più attrezzata di una rete necessaria a contrastare un fenomeno così barbaro e odioso, quello del femminicidio, che continua a mietere vittime ogni giorno, anche giovanissime”.