Buon lavoro comandante

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C’è una nuova comandante della Polizia municipale a Salerno. Una dirigente di esperienza che ha guidato il corpo dei vigili in un comune dell’hinterland napoletano, lì dove strade comunali, provinciali e nazionali perdono ogni razionalità urbanistica intrecciandosi in un nugolo di assi intersecanti, aggrovigliati e annodati, più di un rompicapo cinese. Proviene, dunque, dal marasma dell’area metropolitana in cui il traffico non è traffico ma “ammuina” motorizzata. Un esempio? Mi trovavo nell’auto di un amico che vive da quelle parti, una persona perbene, rispettosa delle regole e dei diritti altrui. Giunti nel luogo prestabilito, senza neanche l’intenzione di cercare parcheggio nelle vicinanze, si appresta ad una manovra di “tutto rispetto”: supera la colonna di auto formatasi ad un incrocio, taglia trasversalmente la carreggiata, ingrana la retromarcia, salendo sul marciapiede, e si piazza alla testa di una fila di vetture già sostate alla stessa maniera. Spegne il motore e dice soddisfatto: “Andiamo!?”. Accortosi dello sguardo perplesso mi rassicura: “Tranquillo, qui è normale”. Sbotto: “E i vigili?”; lui: “Lasciano fare, altrimenti le macchine rallentano per cercare posto e ingolfano il traffico”. Ora considerando che tra novembre e gennaio Salerno si trasforma in una succursale dell’hinterland campano (come dimostrano le foto di auto parcheggiate in maniera “creativa”, pubblicate da alcuni nostri concittadini su Facebook), si suppone che la comandante sia la donna giusta al posto giusto. Dopo anni di lavoro intenso e difficile, potrebbe anche legittimamente pensare di poter tirare un sospiro di sollievo in questa “isola felice” a cui guarda l’Europa intera quale esempio di virtù civiche. La dirigente deve sapere, però, che anche qui ci sono norme non scritte da rispettare. Nel quartiere Irno-Calcedonia c’è l’usanza di lasciare le auto in seconda e terza fila per consentire alle famiglie indaffarate di realizzare comodamente i propri acquisti. Non importa se la carreggiata si riduce ad un’unica corsia, anzi se provate a chiamare i vigili vi guarderanno come il solito cretino che non ha capito come vanno le cose (oltre a ricevere le contumelie dei commercianti sempre preoccupati di perdere un cliente).

A Torrione c’è la tradizione di parcheggiare, negli slarghi delle palazzine popolari, sui marciapiedi per avere la vettura sempre a portata di mano. Nella zona del Vestuti, invece, via Cacciatore, via Carucci, via Zara sono diventate tunnel a cielo aperto in cui a stento riesce a passare un’utilitaria con gli specchietti laterali chiusi. E non sia mai vi venga in mente di invocare il carroattrezzi per una rimozione forzata su un passo carrabile, eternamente occupato dall’automobilista “intelligente”, o sognate di farvi consegnare a domicilio i mobili appena acquistati rimarrete delusi e illusi apprendendo che anche un semplice Ducato non può introdursi in un simile budello, né effettuare una curva senza incastrarsi. Dopo una certa ora, poi, nelle aree mercatali e nei parcheggi senza controllo a strisce blu (quelli dove dopo le venti non si paga) appaiono, come nei film di paura, parcheggiatori “zombi” (sempre gli stessi e negli stessi luoghi) che, sbucando dalle loro tombe diurne, si avvicinano ai malcapitati con un’aggressività inaspettata. L’altro giorno un ufficiale dei carabinieri, dopo essersi qualificato, vedendo un gran numero di auto parcheggiate in divieto di sosta nei pressi della Villa comunale ha chiesto ad un vigile perché non si stessero elevando multe, la risposta è stata chiara ed esplicita: “Ci è stato detto che in questo periodo e soprattutto nei fine settimana non bisogna fare contravvenzioni altrimenti scoraggiamo i turisti a venire in città”. Sono sicuro, la dirigente non ha bisogno dei miei suggerimenti. Tuttavia, mi si consenta un’ultima riflessione: più che controllare il look delle vigilesse si occupi dei loro comportamenti in pubblico. Una decina di giorni fa un’agente (sobria nel trucco e con i capelli in ordine) ha risposto in malo modo ad un anziano signore che chiedeva un’informazione. “Non vede che sto parlando – ha detto – attenda il suo turno”. Giusto, è una questione di rispetto! Peccato che la persona (un’altra donna) con cui stava parlando la vigilessa le stesse raccontando di G., sposato e con un figlio, per il quale ha perso la testa. Il vecchietto è andato via sconsolato. Buon lavoro comandante.