Bayle. Ridotti a mercenari della virtù

La luce può squarciare le tenebre, ma contro l’oscurità c’è da combattere sempre e costantemente. Per uno spillo di chiarore che buca il buio di pregiudizi e superstizioni, ci sono interminabili parentesi scure che ci lasciano sotto pesanti mantelli di irrazionalità e credenze.Era più o meno la fine del 1600, l’illuminismo e la sua forza dirompente non avevano ancora trionfato del tutto e c’era già chi vedeva fin troppo chiaro. Pierre Bayle, filosofo scrittore enciclopedista francese, si prese il carico di affermare un concetto semplice quanto pesante da difendere: chiunque può vivere in modo onesto e virtuoso semplicemente seguendo la ragione e il buon senso, a prescindere dall'ammettere o meno l'esistenza di un Dio e delle sue leggi. Detto in altra forma: la vita morale è indipendente dai princìpi religiosi che si professano. Lo scrisse in due testi fondamentali per chi è davvero convinto – e non solo a parole – che si debba pensare sempre con la propria testa: i “Pensieri sulla cometa”, 1682, e “Dizionario storico e critico”, 1697.

Nel primo lavoro espone il concetto di “ateismo virtuoso”, spiegando con chiarezza che il bene e il male, come le virtù e i vizi, non sono prerogative di una fede o di una filosofia,  perché sono le passioni a dominare l’uomo, e non la ragione. Nella seconda opera, quella che maggiormente lo ha consacrato (o avrebbe dovuto consacrarlo), il Dizionario, emerge la diffidenza di Bayle nei confronti di tutte le teorie scientifiche, metafisiche o religiose che vogliano offrire una spiegazione razionale del mondo reale. Il filosofo francese, infatti, sostiene, l'impossibilità di elaborare teorie generali: ogni tentativo simile si risolve nell'incoerenza e nella contraddittorietà, la realtà dei fatti è l’unica e vera fonte di conoscenza.

Un punto di vista scettico, una formidabile quanto elementare analisi del comportamento umano. Bayle non è affatto irreligioso, semplicemente difende una fede più autentica e soprattutto più tollerante, aperta alla diversità culturale. La sua battaglia è anche contro alcuni modi di pensare ancora dominanti in un paese oramai ripiegato su se stesso e bloccato dai tre poteri che cercano di arginare l’illuminismo montante: monarchia, aristocrazia e chiesa cattolica.

Dopo oltre quattro secoli siamo sempre fermi allo stesso punto: sono ancora tanti quelli che pensano si debba fare il bene in vista di un premio futuro e non per il bene in se stesso. Scambiandoci per banali mercenari della virtù.