Basilea: il parco giochi del contemporaneo

Lo confesso. Prima di passare al setaccio il sito di Easy
Jet per scovare una meta vicina e relativamente economica che si prestasse ad
una fuga da week end, non sapevo neppure in quale stato si trovasse (la
geografia non è mai stata il mio forte). Scoperto che Basilea è in Svizzera, a
parte la seduzione del cioccolato, non avevo molti altri elementi per decidere,
come poi ho fatto, di cooptare un’amica e di prenotare. Una luce memoriale si è
accesa: Erasmo e Nietzesche c’entrano qualcosa? E così, navigando a zonzo, ho
beccato basel.com, il portale della città. Mi è bastato uno sguardo veloce per
capire che era la meta che cercavo e che avrei consigliato a chi, come la
sottoscritta, ama scoprire luoghi d’arte. L’elenco dei musei è infinito (sono
44 in un agglomerato urbano che, per densità abitativa, è pari a Salerno). Ma
non è tanto una questione di numeri, quanto di sensibilità raffinata ed amore
per il contemporaneo, che hanno trasformato questa ordinatissima e pulitissima
cittadina svizzera, in un tempio sacro dei galleristi che da tutto il mondo vi
si ritrovano ogni giugno per partecipare a Basel Art, la fiera europea più
importante del settore. Non c’è dunque da stupirsi se perdendosi tra le stanze
del Kunstmuseum, si ha come l’impressione di sfogliare in velocità un libro di
storia dell’arte. Sulla retina rimbalzano tutti, da Monet a Modigliani, da
Schiele a Warhol, arrivando fino a Bruce Naumann. Per gli insaziabili, fino al
21 luglio, all’ultimo piano della struttura c’è anche una splendida mostra dedicata
a Picasso. Munitevi delle preziose guide tradotte in inglese, francese e
tedesco. Tra uno schizzo ed una tela, non è difficile immaginare le vostre
facce quando vi troverete di fronte le fotografie ed i filmati che documentano
il leggendario anno di Picasso, ovvero il 1967, in cui la popolazione di
Basilea, grazie ad un referendum, fece sì che il museo potesse assicurarsi i
dipinti Les deux freres e Arlequin assis. Picasso rimase talmente folgorato
dall’amore dimostrato dai residenti (si autotassarono senza fare una grinza,
rispondendo in massa all’appello dell’allora primo cittadino) che donò loro
altri tre dipinti ed un famoso studio. 
Il tempo di un caffè nel raffinato lounge bar in cortile e, una manciata
di passi più avanti, si viene richiamati da una struttura modernissima che
sembra scavalcare il Reno. E’ il Museum fur Gegenwartskunst, un luogo magico
per chi sa lasciarsi folgorare dall’arte concettuale. Le sale a spirale, nel
bianco dilatato di uno spazio giocato tra gli anni Settanta e una navicella
spaziale, accolgono i lavori di Joseph Beuys e Sol Lewitt, solo per citarne
alcuni. Fuori i tetti di impronta alsaziana e una macchia verde a cui siamo
completamente disabituati, fanno perdere l’orientamento spazio temporale. Siete
già sazi? E’ presto. C’è da vedere, nel cuore di Solitudepark, il museo che
l’architetto ticinese Mario Botta (autore anche di una banca avveniristica) ha
realizzato per ospitare le macchine musicali create dall’istrionico Jean
Tinguely. I mattoni rossi intervallati da una dentatura in ferro, spiccano per
la linea pulita che strizza un occhio al gioco del cartoon alla Kate Haring. Al
compagno di Niki de Saint Phalle, Basilea è devota, come testimonia la fontana
del Carnevale situata, nel cuore del centro cittadino, a pochi passi dalla
scultura di Richard Serra, che annuncia ai visitatori l’ingresso nella
trendyssima Kunsthalle, la casa degli artisti contemporanei. I vostri piedi vi
porteranno dappertutto senza bisogno di ricorrere ai mezzi pubblici, tranne che
in un caso: la Fondazione Beyeler si trova infatti in periferia. La “palafitta”
sulle ninfee progettata da Renzo Piano è nata per valorizzare una straordinaria
raccolta di opere d’arte moderna e contemporanea (Van Gogh, Lichtenstein,
Bacon, Monet, Braque, Picasso, Mondrian, Giacometti, Seurat, Klee, Rodin,
Matisse, Calder, Degas, Chagall) a cui si aggiunge l’attuale esposizione di Max
Ernst. Convinti? Per chi è ancora scettico una segnalazione non di poco conto:
a Basilea basta pernottare una sola notte in albergo per avere diritto ad una
card chiamata Mobility Ticket. Tenetevi forte: per i turisti, tutti i mezzi di
trasporto sono rigorosamente gratuiti, compreso il transfer dell’andata
dall’aeroporto al centro città. E parliamo di tram nuovissimi, pulitissimi,
puntualissimi (le corse sono al massimo ogni quattro minuti). Altro che le
bestemmie di quanti, a Salerno, sono obbligati ad attendere alle fermate dei
bus anche un’ora prima di restare schiacciati come sardine, in mezzi
fatiscenti, stracolmi, sporchi e sporadici come il passaggio di una supernova… Le
strade (comprese il venerdì notte, nel caotico quartiere della movida), sono
uno specchio e buttare una cicca di sigaretta sul marciapiede costa quanto meno
un’occhiataccia di disapprovazione. Il verde, pubblico e privato, s’insinua
ovunque, anche tra le costruzioni modernissime, in un equilibrio sapiente ed
arcaico tra vecchio e nuovo, dove nulla viene percepito come un pugno
nell’occhio. Luoghi comuni? E’ tutto vero, compreso il fatto che i decibel sono
contenutissimi, a partire dal tono con cui ci si rivolge la parola per una
informazione o ci si ferma al bar a scambiare quattro chiacchiere. Anche alle
tre del mattino, dopo dieci birre o diversi cocktail (perché a Basilea, come in
tutti i paesi del Nord Europa, dal tramonto all’alba, il week è deputato al
rito di un aperitivo per così dire prolungato). Ci dispiace per chi vuole
disperatamente credere (e propagandare) il contrario. Ma l’Europa, quella vera,
dell’arte e dei servizi, è ancora dall’altra parte delle Alpi.