Autunno, è tempo di primarie

candidati primarie 2013

Anche quest’anno in autunno, insieme alla foglie, cadono le primarie. Il caos regna sovrano tra i democrat, confermando un’antica tradizione salernitana già diessina e margheritina. Le correnti confliggono tra di loro rumorosamente, ma vi sfido a trovare un solo dirigente del Pd disposto ad ammetterlo: sono tutti schierati pubblicamente contro il correntismo, fatto salvo il principio che l’unica corrente che merita di esistere è la propria. Anche Renzi, l’innovatore per eccellenza, ha la sua corrente, sebbene si sforzi di agire guardando oltre i confini del partito. Eppure i renziani, nel contesto guerreggiante dei circoli e della federazione, si comportano come ogni altra “sensibilità” (mi pare che così si dica quando si vuole nobilitare la parola “corrente”). Non si può biasimare un simile atteggiamento visto che vecchi e nuovi militanti sono contenuti in un corpo ibrido la cui unica metafora calzante è quella di Frankenstein. Se dal punto di vista politologico il Pd soffre della sindrome del compromesso storico (questa, con ogni probabilità, è la motivazione che lo rende indigeribile a chi ha militato nel Psi craxiano), dal punto di vista organizzativo è la malsana unione del correntismo democristiano e del centralismo comunista. Una fusione che ha dato origine al “correntismo centralista”, virus letale della frantumazione feudale in salsa democratica.

L’aggettivo feudale non è eccessivo se pensate ai rapporti di potere che i “baroni” locali del Pd stabiliscono con i superiori e i sottoposti. Ai primi garantiscono voti, e qualche finanziamento extra, con truppe di amministratori che occupano le istituzioni con piglio militare; ai secondi distribuiscono un reddito sicuro, secondo la gerarchia dei vassalli, dei valvassori, dei valvassini e dei servi, senza l’assillo di dover dimostrare qualche merito oltre la fedeltà. Siamo di fronte all’involuzione della società politica (politicante), diretta conseguenza del declino civile dell’Italia leghista e berlusconiana. In un simile imbarbarimento (a cui è strettamente associato la volgarità del linguaggio) è del tutto naturale che accada l’episodio che sto per raccontare. Un consigliere comunale del capoluogo, in prossimità delle primarie, ha avvicinato alcuni ex militanti dei Democratici di sinistra che avevano appeso la tessera al chiodo perché contrari alla costituzione del Partito democratico e alla sua deriva correntizia. In maniera garbata ha chiesto loro di tesserarsi al Pd in nome della vecchia amicizia. Non gli importava la loro opinione sul partito, il suo unico obiettivo era portare un po’ di voti freschi al segretario provinciale uscente. Anzi ad un paio di loro è stato concesso, a suggello del patto fiduciario, di essere inseriti, appena iscritti, nel direttivo del circolo in cui hanno votato. Come potete notare il cedimento morale della politica non è mai a senso unico. Infatti, per quanto perbene ed oneste, le persone che hanno accettato lo scambio, pur non avendo fatto nulla di male (in fondo hanno soltanto aiutato un amico), sono entrate a far parte del sistema feudale riconfermando il potere del solito “barone” e dei suoi immarcescibili vassalli.