ARRIVEDERCI SUGUTA, di Sergio Musungu Mazza

Oggi 1Oggi 2Stamattina (probabilmente ieri, per voi che mi leggete) il risveglio è stato diverso dal solito... da un lato la voglia di continuare il mio viaggio, di fare nuove esperienze, nuove conoscenze, e dall’altro il dispiacere di lasciare un posto che mi ha dato in poco tempo tanta energia, pur cosciente che porterò avanti nel tempo un progetto legato a questa città, a queste belle persone, a cui spero vivamente di dare una grossa mano, magari contando sul vostro aiuto e sul vostro supporto.
La Messa della domenica è un appuntamento di quelli importanti, e lo si capisce sin da subito, quando dalla mia finestra scopro i primi bambini avvicinarsi alla chiesa vestiti “a festa”! E’ bello vedere come ogni famiglia, pur in mezzo a grandi difficoltà, cerchi di riservare il meglio per questo momento... l’atmosfera è gioiosa, gruppi di ragazzi e ragazze provano balli e canzoni, e i più piccoli mi accerchiano, desiderosi di esser fotografati nelle pose più buffe, per poi rivedersi nel monitor della macchina fotografica... molti di loro non sanno che da lì a poche ore io andrò via, ma io si, quindi non riesco a regalargli i miei soliti sorrisi...
La Chiesa è gremita fin da prima dell’inizio, la Messa è bella, così diversa da quelle che si celebrano in Italia, anche se ovviamente non comprendo una sola parola, essendo in kiswahili, e le due ore passano davvero veloci! La “predica” di Padre Stephen sembra interessare tutti, e di tanto in tanto scoppiano in fragorose risate, o in cenni di approvazione. Poi ho la mia “fidanzatina”, la piccola Faith che mi riempie di bacetti e di coccole, attirando lo sguardo di tutti gli altri bambini, tanto che altri due si avvicinano per salirmi anche loro sulle ginocchia. Ma Faith è gelosa, e si allontana indispettita, pur continuando a guardarmi per il resto della funzione, come per controllarmi, qualche fila di panche più avanti.
Alla fine vengo invitato dallo stesso P. Stephen a salire sull’altare, e così mi tocca attraversare tutta la chiesa (ero seduto in fondo) tra gli applausi di tutti... già ero imbarazzato prima, figurarsi adesso, la lingua mi si è attorcigliata tutta, e parlare davanti a quella folla, in inglese, è stata un’impresa!
Spesso sottovalutiamo il concetto di “diversità”, a come ci si sente a sentirsi diversi, e vi assicuro, in una Chiesa gremita di oltre 500 persone di colore, essere l’unico MSUNGU (bianco) mi ha fatto sentire diverso, mi ha fatto sentire nelle condizioni di non doverli deludere, di pesare bene ogni parola, per non sembrare banale e non rischiare di dire qualche fesseria...
Hanno sorriso, sono stati tutti carini con me, dagli adulti, con cui sicuramente ho avuto meno a che fare in questa settimana, ai giovanissimi, che mi sono venuti a cercare tutti alla fine della Messa...
Non mi piace stare al centro dell’attenzione, “sotto i riflettori”, e avrei voluto dire mille altre cose rispetto a quelle che ho detto, ma va bene così!
E poi, appena usciti dalla chiesa avevo già i miei Boys impazienti di andare a giocare al campetto! FANTASTICI!
Siamo arrivati fino al 3vs3, ed era un piacere vederli giocare, quanto hanno imparato in poco tempo... non mi ritengo un mago, hanno potenzialità incredibili, c’è solo bisogno di qualcuno che li “liberi”, che non li faccia sentire giudicati di continuo come purtroppo succede a scuola, e che gli dia finalmente anche la possibilità di sbagliare!
Salutarsi non è stato facile, gli ho detto una piccola “mezza” bugia, che sarei tornato presto ad allenarli, e che li avrei voluti vedere ancora migliorati: speriamo non deluderli e non farli aspettare troppo!
Ho anche potuto conoscere John, il ragazzo a cui, insieme a tutti i miei “sostenitori”, pagheremo gli studi, con una sorta di “borsa di studio”: è molto timido, c’è voluto un bel pò per farlo sciogliere, ma mi ha promesso di impegnarsi al massimo, e questo mi è bastato.
Abbiamo parlato un pò della sua famiglia (3° di 8 fratelli), di cosa gli piacerebbe diventare (medico, per aiutare gli altri) e ovviamente di sport. Dopo pranzo la partenza, con le lacrime di Faith, e il commiato da P. Stephen. Il viaggio per Lodungoqwe, in macchina (sono stati spettacolari anche in questo, mi hanno accompagnato!) è stato meno lungo del previsto, appena 2 ore, e al mio arrivo i bambini mi hanno riconosciuto, hanno cominciato a inseguire la macchina e mi hanno fatto la “festa” al rientro in missione: decisamente una bella (e in parte inaspettata) accoglienza!
Ad attendermi, oltre i bambini, Padre Gatito e Serafino, perchè, tanto per cambiare, Padre Leonardo e Olga Lucia sono a Nairobi... mi astengo da ogni commento! 
Ma la sorpresa più piacevole, decisamente inaspettata, rivedere David, un ragazzo a cui 2 anni fa comprai un paio di scarpe (per la spropositata cifra di 5 €) per ringraziarlo dell’aiuto che mi aveva dato con i più piccoli nelle traduzioni... allora aveva 12 anni, ed era il suo primo paio di scarpe, ed era emozionato come se gli avessi regalato un computer; oggi l’ho trovato cresciuto, ha finito la primaria ed è stato il miglior voto della sua scuola, e grazie a questo ora va al liceo ad Eldoret (molto lontano da qui), in una delle 8 migliori scuole del paese. Sogna di diventare un ingegnere, e di venire a studiare in Italia! Sono andato a casa sua, ho parlato con il padre, e sono tutti, giustamente, orgogliosi di lui...
Starà a casa pochi giorni per le vacanze del trimestre, per tornare a settembre a chiudere l’anno scolastico.
Spero tanto, se lo merita, di riuscire a fare una bella sorpresa anche a lui... gli studi, piuttosto costosi per via della qualità della scuola, glieli paga in parte un dipendente di banca di Maralal, ma lui, per il resto ha ben poco, e il piede gli è cresciuto nel frattempo! 
Ho decisamente un aria più serena a quella che avevo prima di partire da qui, e so che domani sarà una giornata importante, dove andremo ad affrontare argomenti che ho a cuore, come la costruzione del campo di basket, qualcosa che farebbe solo bene ai ragazzi del posto, e per cui lotterò fino in fondo, affinchè mi aiutino a realizzarlo, o quanto meno non mi ostacolino.
E poi so di non essere solo, ho le spalle coperte, ci siete voi con me, e so che insieme, come una vera squadra, vinceremo questa partita!
Buonanotte amici... O forse meglio dirvi buongiorno!