Al campo di gioco l'ultima parola

Se dovessimo paragonare gli ultimi giorni di calcio mercato della Salernitana li potremmo senz’altro identificare con la vita politica del nostro Paese. Parecchie chiacchiere e nessun risultato. Che casualità, nei giorni scorsi con l’approssimarsi delle fasi conclusive delle elezioni del nuovo Presidente della Repubblica, ascoltavo Rino Gaetano e il suo “Nun te reggae più” un brano inciso nel 1978. Quanti personaggi menzionati in questo brano sono ancora presenti sulla scena contemporanea? Embè abbastanza, come immutate e irrisolte restano le questioni sollevate da Gaetano. E va bè, è la storia di questo Paese che giunge sempre ai momenti cruciali della sua storia senza riuscire a fare mail salto di qualità, dimenandosi però tra le indimenticate capacità gattopardesche e camaleontiche. Per uscire di casa adesso non occorre più l’auto ma il gommone, in fondo è pure giusto visto che siamo un popolo di naviganti e poeti incapaci, però, di fare la guerra e quando ordiniamo a un militare di sparare un minuto dopo lo consegniamo al “nemico” dimenticandolo per sempre, o quasi nelle altrui galere. Poco costrutto, tante parole e una discutibilissima concretezza, lì al Parlamento. La partita ristagna a centrocampo, direbbero quelli di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Ahimè nessuna buona nuova. La buona Novella, per dirla con il Verbo della religione oramai diventata sempre più strumento di divisione con sanguinari a cui piace giocare alla guerra. Ma quale gioco è questo, se non sporco e meschino. E nessun gioco annotano anche i cronisti quando scende in campo l’undici di mister Menichini che però, a mio avviso, ha la responsabilità di non sollecitare adeguatamente la squadra. La voglia di giocare, il carattere non dev’essere una caratteristica che si mostra solo per venti minuti. Nessuna buona notizia, dunque, ha annunciato il direttore Fabiani alla chiusura del calcio mercato. Bando alle polemiche. Aspettiamo il giudizio insindacabile del campo. L’unico vero giudice.