94° min. 11sec.: Tempo scaduto

La partita che ha visto la Salernitana pareggiare in quel di Frosinone mi offre la possibilità di dibattere su un punto molto importante che riguarda la riforma del pianeta calcio. Riformare, ma si capisce ampiamente che il nostro Paese poco gradisce il vero cambiamento. Meglio far finta di cambiare tutto per non cambiare niente. Dunque alla luce di quanto abbiamo visto negli ultimi secondi, quelli che il cronometro indicava oltre i quattro minuti di recupero assegnati dall’arbitro iniziamo ad elencare alcuni punti che i signori della Lega dovrebbero pensare di modificare. Non ammoniamo i calciatori che dopo il gol, per festeggiare, si tolgono la maglietta. In questo modo si soffocano gli istanti più belli di una partita di calcio. Rivediamo la regola che prevede l’espulsione del portiere e l’assegnazione del penalty in caso di fallo da ultimo uomo commesso in area di rigore. La moviola in campo, va be ma questa il signor Platini proprio non la vuole. Ed infine sarebbe necessario uniformare il calcio al basket, uno sport dove il cronometro viene fermato ogni qual volta l’arbitro fischia. Nel calcio sarebbe esagerato fare altrettanto, ed allora si dovrebbe pensare a fermare il cronometro in occasione delle sostituzioni, di infortuni degli atleti e quando l’arbitro espelle o ammonisce un giocatore. Questo permetterebbe di cassare la discrezionalità della giacchetta nera, giudice insindacabile, che può decidere quando fischiare il termine della partita. Ma concedere la discrezionalità al numero uno della terna arbitrale vuol dire parecchio, tradotto in moneta pesante significa affidare le sorti di un incontro, di un campionato nelle mani di un uomo che può sbagliare. Su questo, però, preferisco non dilungarmi perché rischierei di andare fuori traccia e richiamare in gioco filoni giudiziari definiti calcio scommesse, prima, e calciopoli, poi.
Chiarito questo, passo al secondo punto del mio intervento. Vista come si era messa la partita, quando al 44 minuto del secondo tempo, il brasiliano Gustavo, pensando di essere il Paolo Rossi del Mundial ’82 al cospetto della squadra carioca, spacca in due la difesa avversaria e porta la squadra in vantaggio, portare via da Frosinone solamente un punto lascia l’amaro in bocca. Con un mio precedente intervento ho scritto che anche un punto poteva bastare, che questa partita andava giocata così come spesso si fa in terza serie cercando di addomesticare l’incontro e la Salernitana, soprattutto nel primo tempo, ha fatto così. Anzi, avrebbe potuto raddoppiare in più di un’occasione mentre il Frosinone ha effettuato il primo tiro nello specchio della porta granata solamente all’ottavo minuto del secondo tempo. Se la Salernitana avesse raddoppiato prima che i ciociari fossero pervenuti al primo pareggio la partita si sarebbe incanalata verso un binario completamente diverso, e adesso staremmo qui a parlare di tutt’altro. Oggi non guardo alla classifica, ma dico solamente che la Salernitana in questo finale di campionato, l’ingresso nei play off non è in discussione, sarà arbitro dei destini delle avversarie, non credo dopo la partita del Matusa che il Frosinone possa arrivare in serie cadetta con tanta facilità, ed ovviamente dei propri.
La terza parte di questo scritto, credo debba dedicarlo all’articolo che già stavo pensando di scrivere quando il cronometro indicava il 94° minuto. La mia mente velocemente è ritornata indietro nel tempo. Campionato 1989/90, alla partita di Casarano, quella che la Salernitana vinse per 1 a 0 con rete del difensore Della Pietra che manda in rete un cross dell’indimenticabile Agostino Di Bartolomei, e con precisione ad un libro scritto a quattro mani da Felice Turturiello e Rosanna Sabatino intitolato “L’anno dei Leoni”. Proprio quando i due scrivono di questa difficile, ma determinante, trasferta vinta dai granata si legge quanto segue: “Il mister Giancarlo Ansaloni come il principe Condè aveva preparato accuratamente la battaglia di Casarano, e trascorsi i primi venti minuti si era sentito più tranquillo sulla panchina del Capozza che sul divano di casa sua”. Venti minuti, gli stessi che sono bastati alla Salernitana per passare in vantaggio, il medesimo tempo che avrà permesso di capire anche a mister Gregucci che il mostro Frosinone non era così brutto come lo avevano dipinto. Anzi, il mostro disponeva di polveri bagnate che nulla potevano contro l’armata granata. Peccato per l’epilogo finale, istanti che si sarebbero potuti gestire sicuramente meglio anche da un punto di vista tattico e adesso ci ritroveremo qui a gioire come la notte di capodanno.